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L’Italia piace agli investitori

Quest’anno il mercato potrebbe arrivare a un valore di 1,5 miliardi di euro: cento gli hotel in apertura, vincono le location “alternative”

Quest’anno il mercato potrebbe arrivare a un valore di 1,5 miliardi di euro: cento gli hotel in apertura, v

Di Giorgio Bini, 12 Marzo 2021

Investimenti per circa un miliardo di euro nel 2020 e stime di arrivare a 1,5 miliardi nel corso di quest’anno: nonostante la pandemia il mercato immobiliare alberghiero non si è fermato e l’interesse degli investitori e dei gruppi alberghieri per gli asset italiani permane costante: è il dato importante emerso nel corso della prima tavola rotonda ibrida del 2021 organizzata da PKF hotelexperts che ha radunato oltre 60 stakeholder nazionali e internazionali di settore per tracciare lo scenario dell’hospitality e degli investimenti in Italia.
Vengono privilegiate in questa fase le destinazioni alternative alle grandi città d’arte e l’attenzione si concentra su luxury, resort, lifestyle e soluzioni ibride, in grado di diversificare le fonti di reddito, su resort e hotel lifestyle.
E, annuncia Giorgio Bianchi, managing director di PKF hotelexperts, “La pipeline vede 100 alberghi in apertura con oltre 17.000 camere, di cui 64 in via di costruzione e 36 pianificati”. A dimostrare particolare resistenza sono le location alternative come Trieste, Bergamo, Bologna, Cortina d’Ampezzo, Perugia, invece sono state penalizzate dallo stop dei flussi stranieri le cosiddette big four, ovvero Milano, Venezia, Firenze e Roma, che da sole concentrano il 78% dei valori patrimoniali alberghieri delle città su un totale del patrimonio immobiliare alberghiero italiano di oltre 117 miliardi stimati nel 2020.
Ma cosa dobbiamo attenderci per il prossimo futuro? “Secondo gli esperti – sostiene Bianchi – dopo la pandemia gli alberghi dovranno ripensare il concetto di hospitality e infatti si stanno già attrezzando promuovendo concept ibridi. Inoltre si evidenzia l’arrivo di brand internazionali in destinazioni alternative, come il caso di Radisson e Falkensteiner a Cortina, Six Senses in Umbria e Moxy a Pompei. L’appetito degli investitori sta cambiando e noi come PKF lo vediamo sul campo. Da poco infatti siamo stati scelti come advisor da un importante fondo internazionale per il quale curiamo un’attività di ricerca e valutiamo opportunità di investimenti in varie destinazioni, non soltanto nelle grandi città ma in location come Trieste, Napoli, Val Gardena, Liguria, Puglia, Sicilia e Sardegna”.
PKF ha anche elaborato una sentiment survey per valutare gli effetti a lungo termine della pandemia sul business alberghiero: il 49% degli intervistati ritiene che gli hotel abbiano bisogno di rivedere prodotto e concept. I rispondenti confermano di fatto la sensazione già condivisa, ovvero che nei prossimi 12-18 mesi il segmento che riuscirà ad avere performance migliori sarà il leisure (58% di risposte) e la pipeline di sviluppo potrebbe subire un ritardo di un anno per il 16% del campione, mentre per il 7% si tratterà di un rallentamento di breve termine per aspetti legati a costruzione e forniture. La ripresa si attende tra il 2023 e il 2024.
Secondo STR nel 2020 gli alberghi italiani hanno perso il 63% di occupazione nelle strutture aperte, contro un -72% che concerne l’inventory totale delle camere. “Le previsioni – sottolinea il direttore Italia Marco Malacrida, – sono ancora di bassa occupazione per i prossimi mesi, tra il 10 e il 30%, secondo i gruppi alberghieri che hanno partecipato al nostro sondaggio. Permane un clima di incertezza che frena le prenotazioni. Una soluzione che ha mostrato resilienza è stata l’abbinamento del food & beverage alla vendita di camere”.

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