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L’Italia fragile e il ponte sullo Stretto

Mentre assistiamo alla drammatica alluvione in Romagna e nelle Marche, si torna a parlare del progetto del ponte sullo Stretto di Messina come di un'opera capace di aumentare flussi turistici e occupazione. Ma ne abbiamo veramente bisogno?

Mentre assistiamo alla drammatica alluvione in Romagna e nelle Marche, si torna a parlare del progetto del po

Di Silvia De Bernardin, 18 Maggio 2023

Mentre è ancora in corso la drammatica alluvione che nelle ultime ore ha colpito l’Emilia Romagna e le Marche – due Regioni strategiche per il sistema turistico italiano – le agenzie di stampa rilanciano le ultime dichiarazioni sul progetto per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. Oltre a quelle del Presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, che ha ipotizzato l’inizio dei cantieri per il prossimo anno, ci sono anche quelle della Ministra del Turismo, Daniela Santanché, che ha parlato di “un’opera strategica, capace di aumentare i flussi turistici e l’occupazione”.

Ne abbiamo veramente bisogno?

Se c’è una cosa che quello che sta accadendo in Romagna in queste ore ha reso evidente anche a chi si fosse stato distratto negli ultimi anni è quanto l’Italia sia un Paese fragile, esposto molto più di quanto abbiamo finora realizzato alle conseguenze del cambiamento climatico. Il consumo di suolo, il dissesto idrogeologico, le carenze infrastrutturali ci rendono oggi particolarmente vulnerabili a eventi climatici estremi ormai sempre più frequenti anche da noi (che si tratti di alluvioni, siccità prolungata o incendi). Una situazione che richiederebbe l‘adozione immediata e strutturata di piani strategici di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici che, abbiamo raccontato anche noi più volte, riguardano da vicino anche il comparto turistico.

E, allora, sorge spontanea una domanda: abbiamo davvero bisogno del (fantomatico, verrebbe da dire) ponte sullo Stretto? O, forse, per riprendere le parole di Santanché, mentre ci addoloriamo per quanto sta accadendo in Romagna e nelle Marche, dovremmo pensare a opere capaci sì di aumentare i flussi turistici e l’occupazione ma in una direzione che vada nella direzione della tutela del territorio e di un uso climaticamente più consapevole delle enormi quantità di risorse che dovrebbero essere investite per il ponte?

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