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Lettera aperta a quelli che…

Di Roberto Gentile, 20 Giugno 2003

Proseguo un’abitudine iniziata ormai tre anni fa e sottopongo ai colleghi addetti ai lavori delle riflessioni, del tutto personali e molto trasversali, sul sempre più bistrattato mondo dei viaggi. Perché non mi piacciono…

… quelli che (agenti di viaggi) era meglio 10 anni fa, quando c’erano poche agenzie, non si facevano sconti e Alitalia riconosceva buone commissioni.
Però 10 anni fa le agenzie di viaggi godevano di un regime di oligopolio (come le farmacie), i clienti erano obbligati a sceglierne una perché era l’unica del quartiere o della cittadina, e se un’impiegata qualunque li trattava con sufficienza dovevano subire e stare zitti.

… quelli che (siti internet dedicati al turismo) dichiarano un numero strabiliante di pagine visitate e ancora più strabiliante di visitatori registrati, il che vuol dire business in crescita.
Però non dicono che il loro fatturato vale quanto quello di una media agenzia di viaggi e che una buona parte è prodotta dalle agenzie di viaggi alle quali i loro visitatori, per chiudere la pratica, si rivolgono. Su loro indicazione.

… quelli che (network di agenzie) dichiarano centinaia di agenzie di viaggi affiliate e si presentano dai tour operator gloriandosi di centinaia di milioni di euro di fatturato, e quindi esigono più di un occhio di riguardo (cioè 2 punti di over, almeno).
Però quando si chiama l’agenzia per verificare che aderisca effettivamente a quel network, la risposta del titolare può essere: “Sì, è vero, hanno insistito tanto per farmi entrare, io conosco il tal dei tali, ma tanto iscriversi non costa niente e io continuo a vendere quello che mi pare, come ho sempre fatto”.

… quelli che (consulenti ed esperti di certificazione di qualità) per anni ci hanno convinto, attraverso documentati articoli e dotte relazioni in magniloquenti convegni, dell’importanza, anzi, della necessità di ottenere la certificazione di qualità Iso 9000, 9001, 9002 ecc. per le nostre aziende. E hanno giurato che il mercato, anche nel settore turistico, avrebbe premiato i certificati e punito i negletti non certificati.
Però oggi di qualità non parla più nessuno e il nuovo verbo è il Crm. Ma nel frattempo la prima agenzia di viaggi e il primo tour operator, entrambi del nord Italia, che, con grande impegno di risorse economiche e umane ottennero l’agognata certificazione, non l’hanno rinnovata alla prima scadenza. Che si trattasse solo di moda (e di soldi)?

… quelli che (network turistici) propongono ai circa 5mila agenti di viaggi stand-alone (ovvero ancora indipendenti) di aggregarsi a loro (la chiamano riconversione, ma di mistico c’è poco). In cambio di poche centinaia di euro all’anno il riconvertito ottiene una miriade di servizi, uno più indispensabile dell’altro, si fregia del marchio del grande gruppo e, grazie a ciò, si salva praticamente dal fallimento.
Però non si accorgono che di riconvertenti ne spunta fuori uno al giorno e che oggi le insegne che, a vario titolo, propongono progetti di affiliazione per agenzie già operative (franchising escluso, quindi) sono trentatré (33). Erano meno di dieci, pochi anni fa.

… quelli che (organizzatori di nuove fiere turistiche) hanno visitato la Bit e il Ttg Incontri un paio di volte, hanno dedotto che tirar su una fiera è un modo semplice ed economico di fare soldi e ci si sono buttati con trascinante entusiasmo. Ed ecco che noi operatori del settore riceviamo chili di brochure patinate, cd-rom multimediali, dvd che non si riesce a far andare, e-mail minatorie (non perda questa occasione, o se ne pentirà!). Il guaio è che di manifestazioni tipo “Borsa del turismo di nicchia della nicchia” oppure “Fiera internazionale del turismo isolano e di prossimità” ce nè una al giorno, che anche se si svolgono in un parcheggio all’aperto il costo a metro quadro è pari a quello della Fiera di Milano. Ma, soprattutto, che nessuno espositore, operatore, visitatore ne sentiva la mancanza, quando non c’erano.

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