Pur con qualche lentezza, l’offerta ricettiva calabrese si sta adeguando ai più recenti sviluppi del mercato. «Stiamo compiendo dei passi decisi verso la qualità», commenta Mariza Righetti, direttore dell’Osservatorio turistico regionale. «A chiederlo sono gli stessi viaggiatori, le cui esigenze sono cambiate profondamente rispetto a una quindicina di anni fa. Ora i soggiorni si sono fatti più brevi rispetto al passato ma, proprio per questo, i turisti cercano servizi di standard nettamente più elevato».
Dal 1995 al 2006, secondo i dati del settimo rapporto sul turismo in Calabria pubblicato dall’Osservatorio, il sistema ricettivo calabrese è cambiato notevolmente: le strutture sono complessivamente aumentate del 71,4%, a fronte di una crescita dei posti letto più contenuta (+18,5%). Il fenomeno è particolarmente interessante perché è frutto di una duplice evoluzione: si è verificata, infatti, una crescita esponenziale delle strutture extralberghiere (+197,2%), a cui fa da contraltare una variazione negativa dei posti letto disponibili nel medesimo comparto (-1,75%). Al contrario, i posti letto dell’offerta alberghiera sono aumentati a un tasso di espansione nettamente superiore a quello del numero di hotel (rispettivamente +55,6% e +23%). «È proprio l’aumento della qualità generale delle strutture ricettive a spiegare questa evoluzione apparentemente contraddittoria», continua Righetti. «Negli ultimi 20 anni sono diminuite le strutture extralberghiere di grandi dimensioni come campeggi e villaggi, mentre è cresciuta l’offerta delle nuove forme di ospitalità diffusa, tra cui agriturismo e bed & breakfast, la cui capacità ricettiva è mediamente molto più ridotta. Contemporaneamente, in linea con quanto è avvenuto nel resto della penisola, sono diminuiti i piccoli alberghi a uno o due stelle, il cui calo è stato più che compensato dall’apertura di nuovi hotel di medio-alto livello, tradizionalmente dotati di un maggior numero di camere».
Ciononostante, i dati sui flussi turistici mostrano come la Calabria non riesca ancora a sfruttare tutte le sue potenzialità. Se tra il 1990 e il 2005, infatti, le presenze nel comparto alberghiero sono aumentate sensibilmente arrivando a superare i 6 milioni di unità in un anno (+138,9% in tre lustri: un ritmo inferiore solo al +189,6% della Basilicata), però il livello di partenza era così basso che la Calabria non può certo ancora considerarsi una delle regioni più visitate d’Italia. Ma quali sono i problemi che affliggono l’industria dell’ospitalità calabrese? «Innanzitutto l’eccessiva predominanza di un turismo di prossimità, che denuncia una cronica difficoltà ad attirare viaggiatori a elevato potenziale di spesa – spiega Righetti -. Un problema acuito dall’accentuata stagionalità dell’offerta ricettiva, che si concentra eccessivamente nel comparto balneare e propone un calendario di aperture poco attento alle necessità dei mercati internazionali. Anche la posizione periferica della regione rispetto al resto d’Europa incide negativamente, ma la diffusione dei vettori low cost sta lentamente cambiando la situazione». A compensare, almeno parzialmente, la cronica insufficienza della rete autostradale, si è assistito negli ultimi tempi a un intenso sviluppo degli aeroporti calabresi. «Un fenomeno comune a tutta Europa, che può rivelarsi un’opportunità di sviluppo particolarmente importante per noi. Negli ultimi dieci anni i nostri scali hanno fatto registrare un incremento dei voli pari al 137%, mentre i passeggeri sono aumentati del 101%».
Soprattutto l’aeroporto di Lamezia Terme sembra presentare le migliori potenzialità di sviluppo per il prossimo futuro. Strutturalmente ben organizzato, è capace di gestire fino a 2 milioni di passeggeri all’anno, è ben collegato con la rete autostradale e serve un ampio bacino d’utenza che si estende anche alla Basilicata e a parte del Cilento. Recentemente è stato costruito un nuovo terminal per i passeggeri e sono in programma ulteriori interventi di potenziamento.
«Lo scorso 13 maggio – aggiunge Righetti -, è partito da Lamezia il primo volo intercontinentale per New York: segno inequivocabile della rinnovata importanza dello scalo calabrese. Sviluppi, questi, che bisogna sfruttare cercando di mettere a sistema le risorse presenti e creandone di nuove laddove ancora mancano». Tra le aree a più ampi margini di sviluppo ci sono sicuramente le zone dell’entroterra, in cui l’offerta ricettiva è decisamente deficitaria. «A Camigliatello e a Lorica nel cosentino, in Aspromonte e a Villaggio Palumbo nel crotonese, ad esempio, esistono importanti impianti per gli sport invernali, ma i posti letto disponibili sono decisamente insufficienti. Lo stesso discorso vale per il turismo wellness. Destagionalizzare l’offerta lungo il litorale e investire in alberghi di medio-alto livello per un turismo di qualità sono obiettivi primari per la crescita dell’industria dei viaggi calabrese. Alcune delle sue ataviche arretratezze possono ora trasformarsi in risorse preziose per il viaggiatore contemporaneo alla ricerca di autenticità, tradizione e paesaggi incontaminati».
Lentamente la Calabria cambia volto
Di Massimiliano Sarti, 25 Maggio 2007
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