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Le tipicità siciliane si promuovono a San Marino

Di Anna Goffi, 7 Luglio 2006

Poche ma buone, anzi ottime. Cinque sono le aziende agroalimentari presentate nell’arco di due giorni a San Marino da parte dell’assessorato agricoltura e foreste della regione siciliana, distretto Belice-Carboj, per iniziativa di Domenico Cacioppo e Calogero Chiarello. Le aziende Donnadicoppe (vino), Karrua (dolci), Solsì Antichi Sapori Siciliani (conserve sotto vetro dolci e salate), Oleificio Perrone (olio), Consorzio Valle del Dittaino (pane) fanno dell’eccellenza il loro punto di forza e scandiscono un ideale itinerario goloso fra le province di Trapani, Agrigento, Enna e Ragusa.
Ma perché proporre le tipicità siciliane proprio al pubblico e ai buyer sammarinesi? «San Marino, innanzitutto, si trova in centro Italia», spiega Sergio Ienna, titolare dell’azienda vitivinicola Donnadicoppe, che affonda le sue radici nella Valle del Belice, in provincia di Trapani. «In secondo luogo, è l’intera zona della riviera romagnola, meta turistica di grande attrazione, a essere interessante per un produttore».
«Ci teniamo a promuovere un confronto con le specialità di altre regioni», incalza Giovanni Cicero, 22 anni, figlio di Giorgio Cicero, titolare dell’azienda Karrua, «perché siamo certi che i nostri prodotti non hanno nulla da temere».
I siciliani hanno imparato a sfruttare dalla terra tutto quello che c’è, traendo il meglio dal poco. Così l’azienda Karrua, con sede a Modica in provincia di Ragusa, dove l’albero di carruba trova la sua naturale dimora, ha saputo utilizzare e trasformare questo frutto della terra in biscotti, crema, sciroppo, elisir e cioccolato. Come la carruba, anche i fichi d’india o i mandarini, simboli di sicilianità verace, vengono sapientemente mutati in marmellate squisite dalla cooperativa Solsì, che ha fatto tesoro di antiche ricette. «La gente oggi», spiega Rosa Maria, una signora particolarmente attiva in Solsì, azienda con sede a S. Margherita Belice, in provincia di Agrigento, «ha sempre più interesse a capire ciò che mangia, e chi assaggia i nostri prodotti ci apprezza doppiamente sapendo che, per scelta, bandiamo gli additivi chimici a favore di conservanti naturali, come lo zucchero per le conserve a base di frutta, e sale, aceto e olio per quelle a base di verdura».
«Voglio far provare un’emozione», sottolinea Vincenzo Perrone, di Sciacca (Agrigento), «a quanti si accostano alla mia produzione di olio extravergine di oliva Biceno». Il prodotto è ottenuto da tre varietà di cultivar (la Biancolilla, la Cerasuola e la Nocellara del Belice), le cui iniziali danno origine al nome Biceno. Questo olio è messo in vendita anche aromatizzato al limone, all’arancia, al basilico e all’origano, per far sprigionare dai cibi un tocco di bontà in più. Il Pandittaino, prodotto da un consorzio nella valle del Dittaino in provincia di Enna, è già in distribuzione sul mercato nazionale nelle varianti con olive, pomodoro, cipolla e noci.
A chiusura dell’evento, un’apprezzata cena di gala realizzata grazie alla partecipazione dell’associazione enogastronomica «Isola Ferdinandea», della Federazione italiana cuochi (delegazione di Sciacca Terme, associazione di Agrigento), degli chef Giovanni Montemaggiore e Ignazio Marino, ideatori e curatori del menù.

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