n nuovo gestionale che adegua l’approccio digital di Club Med in tema hr a quello delle altre grandi organizzazioni d’impresa internazionali. E ancora, la nuova app Workplace: una sorta di Facebook interno, che permette anche al G.O. appena assunto di comunicare le proprie idee ai massimi vertici aziendali. E ciò, tramite un processo integrato ed estremamente trasparente, che consente a ogni collaboratore di avere il pieno controllo della propria carriera, grazie alla possibilità di contattare direttamente i responsabili recruiting delle posizioni a cui si è interessati. Senza dimenticare, infine, l’utilizzo delle più avanzate tecniche di «gamification», per trasmettere intuitivamente e fin da subito ai candidati tutto lo spirito e l’ambiente Club Med.
È all’insegna dell’innovazione digitale il nuovo anno dell’operatore transalpino, che anche per il 2019 è atteso al Tfp Summit, in programma al Milan Marriott il prossimo 1° febbraio. Grandi opportunità, quindi, per tutti i professionisti dell’accoglienza, in vista della campagna di recruiting primaverile di Club Med. Non si fermano infatti i piani di espansione del gruppo: «Dopo aver inaugurato questo inverno il francese Les Arcs Panorama», racconta la Southern Europe recruiting manager, Helga Niola, «ci apprestiamo ora ad aprire un nuovo resort a Marbella in aprile, mentre fuori dall’Europa ci attendono presto ulteriori novità alle Seychelles e in Repubblica Dominicana».
Domanda. Visto il vostro crescente focus nei confronti del mondo It, come descriverebbe oggi il rapporto tra universo digital e gestione delle risorse umane?
Risposta. La dimensione digitale permea ormai ogni aspetto della nostra vita: siamo interconnessi con il mondo, abbiamo accesso a una quantità di informazioni incredibile… Grazie alla digitalizzazione, molti processi sono stati quindi rivisti e ottimizzati; in alcuni casi soppiantati del tutto. Tutto questo ci ha permesso, e ci consentirà sempre di più nel futuro, di spostare l’asse delle nostre energie da alcuni compiti più ripetitivi, come per esempio lo screening dei cv, verso attività a più elevato valore aggiunto. Potremo in questo modo dedicare più tempo e impegno all’ascolto, alla comprensione e al coinvolgimento diretto delle risorse.
D. Quali pericoli si nascondono però dietro a tutte queste innovazioni di processo?
R. Fatico a trovare dei veri e propri pericoli. Forse perché sono per natura ottimista, nonché da sempre pro-digital. Direi piuttosto che, al solito, è il modo in cui si utilizzano gli strumenti a fare la vera differenza. Social e gestionali all’avanguardia sono molto utili e preziosi per migliorare i processi e mettere al centro le risorse. Tuttavia, sono e rimangono dei semplici strumenti. Non si può pensare di demandare tutto a loro. Il lavoro dell’hr department diventa quindi ancor più strategico, in quanto si trova a pilotare una trasformazione epocale. Senza il suo prezioso contributo, sarebbe come far guidare una Ferrari a un bambino: non riuscirebbe neppure a metterla in moto. Purtroppo, però, temo che molte aziende preferiranno spendere denaro per implementare la parte digital, a scapito proprio delle risorse umane. Non capendo che una Ferrari ha sempre bisogno di un pilota all’altezza del mezzo.
D. Perché oggi è tanto popolare la cosiddetta “gamificazione” delle procedure?
R. Perché, almeno per quanto ci riguarda, ci consente di dare al candidato e al neoassunto la possibilità di conoscere l’azienda in maniera divertente e immediata.
D. Non si corre il rischio di banalizzare un po’ la questione?
R. Non penso. Anzi: sulla base della nostra esperienza diretta sul campo posso affermare che ormai è una pratica ben avviata e con ottimi riscontri. Va sottolineato, però, che si tratta solo di una parte del processo, a cui occorre necessariamente accompagnare altri strumenti, ordinati all’interno di una procedura ben più complessa e integrata.
D. Tale approccio vale solo per i millennials, oppure riesce a coinvolgere anche i professionisti più esperti?
R. È trasversale. Sicuramente i millennials sono quelli più a loro agio, tuttavia la modalità giocosa con cui si passano una serie di informazioni preziose sull’azienda è utilizzata con piacere da tutti. In fondo, ormai anche i cinquanta/sessantenni si divertono con i video-giochi, chattano e utilizzano Facebook: tutti strumenti non più a esclusivo appannaggio dei “giovani anagrafici”.
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