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Le regole dell’accoglienza

Un momento decisivo nella relazione con i dipendenti

Un momento decisivo nella relazione con i dipendenti

Di Marco Bosco, 13 Luglio 2012

Selezionare e formare i nuovi assunti è un’operazione faticosa e costosa. Molte imprese, però, tendono a non avere alcuna strategia consolidata per l’accoglienza degli ultimi arrivati in azienda. «Eppure, si tratta di una fase decisiva nella formazione della relazione datore di lavoro – dipendente», racconta Leandra Harris, executive vice president of human resources della società di ricerca di personale Randstad Canada. «Una strategia di accoglienza efficace garantisce infatti all’impresa un buon numero di benefici: un livello più alto di soddisfazione delle risorse umane, migliori performance sul lavoro, un maggiore attaccamento dei collaboratori all’azienda e, soprattutto, un ottimo impatto sulla produttività e sul grado medio di retention del personale». Come quando si dà il benvenuto a un ospite in arrivo alla reception di un hotel, insomma, la prima accoglienza di un neoassunto in azienda è un momento decisivo per integrare le persone nella propria organizzazione e favorire il loro contributo al business.
Ecco allora che la stessa Randstad Canada ha elaborato un breve vademecum in materia, che racchiude le tre regole più importanti da seguire per dare il miglior benvenuto possibile ai nuovi arrivati. La norma numero uno è così quella di farsi trovare sempre preparati. «Il primo giorno di un dipendente», riprende Leandra Harris, «rappresenta l’occasione perfetta per dimostrare l’efficienza dei processi interni della propria organizzazione, l’efficacia dei sistemi di comunicazione e la qualità con cui i singoli incarichi vengono assegnati e perseguiti. È perciò essenziale far sempre in modo che la postazione di lavoro e il computer del nuovo arrivato siano perfettamente a posto prima del suo arrivo».
Una volta superata questa primissima fase, occorre quindi garantire al neoassunto un mentore valido e affidabile da cui possa imparare velocemente compiti e procedure: «Scegliere un collega esperto, con una profonda conoscenza dell’organizzazione e del ruolo che il nuovo collaboratore andrà a ricoprire, significa non solo essere in grado di trasferire più agevolmente il know how dell’azienda, ma anche sviluppare nuove idee e contribuire a lenire qualsiasi fenomeno di ansia il neoassunto possa sperimentare nel suo primo periodo di lavoro».
Per quanto bravo e capace sia il collega esperto, la sua sola presenza tuttavia non è ancora sufficiente a condurre in porto un processo efficace di accoglienza: bisogna pure che i manager si impegnino a incontrare i nuovi arrivati con una certa frequenza: «Almeno alla fine del primo giorno, nonché della prima settimana, del terzo e del sesto mese: un sistema sicuro per capire esattamente cosa stia funzionando e che cosa, invece, ha bisogno di maggiori attenzioni. Ma anche per comprendere se il neoassunto stia vivendo qualche difficoltà all’interno dell’organizzazione, nonché per fornire a quest’ultimo il necessario feedback sui propri progressi in azienda».
Rispettare queste tre semplici regole, secondo Randstad Canada, permetterebbe a chiunque arrivi di vivere positivamente le prime esperienze nel suo nuovo posto di lavoro: «Un processo di accoglienza efficace», conclude Leandra Harris, «è in grado di diffondere fin da subito lo spirito d’impresa tra i collaboratori e di farli sentire immediatamente parte integrante del team. Realizzare e implementare un piano di benvenuto per i neoassunti può quindi contribuire grandemente a trattenere quei talenti che sono stati trovati e selezionati con tanta fatica. Non solo: significa pure preparare il terreno per sviluppare in breve tempo, nei dipendenti, un buon livello di motivazione e attaccamento all’azienda».

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