Se dovessi raffigurare con immagini questo difficile momento lo farei con due impressioni.
La prima, anche in termini temporali, quella del presidente della Lombardia Attilio Fontana che supplica (questo è il termine esatto) i suoi corregionali a restare a casa, con un calore e un trasporto quasi toccanti, da buon padre di famiglia, a volte suadente, altre severo, altre ancora emozionato. È stato all’inizio delle restrizioni un intervento che mi ha commosso perché lo ho sentito vero, umano, a differenza delle tante sollecitazioni provenienti da diverse parti scandite in tono di maniera, freddi inviti fatti con l’anima altrove.
La seconda è la colonna di camion militari che a Bergamo trasportavano le bare dei concittadini defunti, un triste corteo di mezzi con i teloni mimetici stagliati contro il cielo cupo; una visione che più angosciante di così non avrebbe potuto essere. Pensare a queste persone che lasciano la terra senza un abbraccio dei loro cari, anonimi destinati al crematorio, che malgrado la cura (e di questo sono persuaso) con cui sono stati trattati dai militari che hanno dovuto assolvere questo infelice incarico, lasciano la terra senza un sorriso, senza una ultima carezza.
Ora sembra che si sia al picco dell’epidemia e che ci si appresti a iniziar la fase discendente e già da subito c’è chi sollecita l’allentamento delle restrizioni, adducendo la motivazione che continuando così non si morirà di COVID-19 ma di fame per la miseria. Temo invece che abolendo gli attuali vincoli si finirebbe, con una ripresa dell’epidemia, per morire del combinato COVID-19 – miseria, una miscela esplosiva alla quale non sarebbe possibile porre freno, con costi enormi per la tenuta del nostro Paese.
Ancora un breve periodo di rinunce non è troppo se riusciamo a vedere la fine di questo tribolato periodo che ricorda molto il dopoguerra; da allora un periodo di crescita con inciampi; anche questo ne è uno e forse il più importante, con i sacrifici, dolori e rimpianti che ci porteremo dietro, tuttavia dobbiamo superarlo e sicuramente ne abbiamo le capacità.
Pasqua si avvicina, cerchiamo di rendere meno triste la nostra condizione di costrizione magari solo cucinando un piatto speciale e seguendo la messa in televisione.
Comunque, tanti auguri a tutti.
If I were to depict this difficult moment through images, I would choose two images for this purpose.
The first one, also chronologically, is the President of the Lombardy Region, Attilio Fontana, imploring (this is the right word) the citizens of his region not to leave their homes, with almost touching warmth and zeal, as a good family man, some times persuasive, other times strict or emotional. It was the start of the restrictions period, and I was moved by this speech because I felt it was true, humane, unlike many requests coming from various sides, pronounced in a formal tone, cold and soulless intimations.
The second image is the column of military trucks transporting the coffins of deceased citizens in Bergamo, a sad procession of vehicles with their camouflage tarpaulins silhouetted against a dark sky; the sight couldn’t have been more agonising. To think about these people who are leaving the earth without a hug from their loved ones, anonymous bodies heading for the crematoriums, who, in spite of all the care (and of this I am convinced) they received from the militaries who had to perform this sad task, are leaving without a smile and a last caress.
Now, it seems that the peak of the epidemic has been reached, and we are getting close to the descending phase, and already some are calling for a loosening of the restrictions, claiming that, if we carry on like this, we are not going to die of COVID-19, but of hunger and poverty. On the contrary, I fear that by abolishing the current limitations, with a new upturn of the epidemic, we would end up dying of a combination of COVID-19 and poverty, an explosive mix which would be impossible to control, with enormous costs for out country’s endurance.
A further short period of sacrifice is not too much, if we can see the end of this troubled time, so reminiscent of the post-war period; the growth that followed was not without hindrances; this, too, is one of them and possibly the most severe, with sacrifices, pain and regrets we will always carry with us, but we must overcome it, and we certainly have the capability of doing so.
Easter is coming. Let’s try to make our reclusion less sad, maybe just by cooking a special dish and following the Mass on TV.
Anyway, best wishes to everybody!
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