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Le ambizioni di Vienna House

Supportato dalla nuova proprietà tailandese, il gruppo austriaco punta a raddoppiare le dimensioni del proprio portafoglio in cinque anni. L'Italia è tra i suoi obiettivi

Supportato dalla nuova proprietà tailandese, il gruppo austriaco punta a raddoppiare le dimensioni del propr

Di Antonio Caneva, 19 Ottobre 2017

Forte dell’importante supporto della nuova proprietà, i tailandesi di U City, la compagnia austriaca Vienna House è arrivata a Expo Real per presentare i propri ambiziosi progetti di espansione futura, riguardanti tutti e tre i marchi della compagnia. L’obiettivo è quello di raddoppiare le dimensioni del proprio portafoglio brandizzato in cinque anni (il gruppo gestisce anche alcuni hotel in qualità di «white label company», ndr): i 4 stelle superior e i 5 stelle della famiglia Vienna House dovrebbero in particolare crescere da 17 a 31 entro la fine del 2022. Nello stesso periodo di tempo, il marchio casual Vienna House Easy (3 e 4 stelle) dovrebbe vedere i propri hotel salire da 14 a 21, mentre la new entry Vienna House Basecamp, dedicata al segmento extended stay, è previsto che passi dall’attuale unica struttura operativa a quota dodici.
Ce lo racconta presso lo stand della compagnia alla fiera del real estate bavarese, Expo Real, la marketing & pr manager, Betina Welter, un passato anche al Kempinski Grand Hotel Des Bains di St. Moritz. Nel mirino del gruppo con sede a Vienna, ci sarebbero le destinazioni primarie e secondarie del Vecchio continente, soprattutto le location centrali dotate di buona visibilità e situate nei pressi delle linee di trasporto pubblico. Ma Vienna House guarda anche ai resort ben posizionati in importanti destinazioni turistiche europee, nonché alle location nei pressi degli scali aeroportuali. La compagnia è aperta a tutte le possibili modalità di sviluppo: conversioni e nuove costruzioni, nonché operazioni di rebranding e restyling. Anche in termini di contratti le opzioni sono molteplici: dagli accordi di management agli affitti classici a fee fissa, fino a quelli ibridi contenenti una parte di costi variabili basati sulle performance.
A supportare tali progetti, ci sono risultati in crescita pressoché costante dal 2009 a oggi, con i ricavi totali saliti da quasi 134 a 191 milioni di euro, e i profitti operativi (gop) da 33 a quasi 72 milioni di euro. Ma soprattutto la nuova proprietà del gruppo, che da pochi mesi è nelle mani della compagnia U City, il cui azionista di maggioranza (al 35,6%, il resto è flottante, ndr) è l’holding tailandese Btsg, dotata di una capitalizzazione di mercato pari a 2,7 miliardi di dollari e specializzata nei business dei trasporti, dei media, del real estate e dei servizi. «Abbiamo trovato esattamente il partner strategico che cercavamo», ebbe modo di dichiarare, al momento della firma dell’accordo di transazione, il ceo di Vienna Hotels, tutt’ora al timone della compagnia austriaca, Rupert Simoner: «Un azionista forte, che conosco da tempo, in grado di condividere la nostra stessa visione del business alberghiero e di supportarci nel conseguimento dei nostri obiettivi economici. In questo modo rimarremo uno degli ultimi gruppi indipendenti d’Europa: un fatto di cui siamo molto orgogliosi. E potremo concentrarci sulle nostre strategie di crescita».
Tra gli obiettivi di sviluppo futuro continuerebbe peraltro a esserci anche l’Italia, come lo stesso Simoner ha dichiarato a noi di Job in Tourism un anno fa, sempre a Expo Real: «Il mercato è un po’ troppo complicato, soprattutto in termini di leggi e permessi. Una volta entrati, sono convinto però che sarà sicuramente tutto più facile». Attratto dal buon livello delle tariffe medie, il gruppo austriaco intende in particolare puntare soprattutto su Venezia, Trieste, Milano e la costa adriatica, mirando al target di chi cerca un’ospitalità di design e non standardizzata, domanda domestica inclusa.

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