Ne parlavamo anche noi sull’ultimo numero del 2023 del magazine di “Job in Tourism”: nell’ambito del welfare aziendale e delle politiche di corporate wellbeing stanno diventando sempre più centrali le misure di sostegno ai lavoratori genitori. Un’attenzione che deriva non solo dalle istanze in fatto di conciliazione famiglia-lavoro espresse in maniera più forte delle persone nel post-Covid, ma anche dal dibattito aperto sul tema della denatalità: in un Paese già oggi meno popoloso e più vecchio, sostenere adeguatamente i genitori lavoratori all’interno delle organizzazioni è funzionale, in prospettiva, a sostenere anche un mercato del lavoro (e delle pensioni) altrimenti destinato a pesanti contraccolpi negli anni a venire.
Il sentiment dei genitori
Ma come si sentono oggi i genitori lavoratori nel proprio posto di lavoro? L’annuale survey redatta dall’ADP Research Institute“People at Work 2023: A Global Workforce View” ha estrapolato alcuni dati per sondare il sentiment odierno tra i lavoratori con figli in Italia (il focus ha interessato 2mila lavoratori in Italia di cui circa mille genitori). Ed ecco cosa è emerso.
Innanzitutto, si sottolinea come il 40% dei genitori lamenti un mancato avanzamento di carriera, percentuale che scende al 30% tra i non genitori. Tra le cause di insoddisfazione, il 43% lamenta di non avere avuto nessuno aumento in busta paga a fronte di un maggiore carico di lavoro, percentuale che sale al 51% per chi ha figli da 5 a 10 anni. Il 50% dei genitori lavoratori si aspetta un aumento in busta paga nel prossimo anno (il 55% dei non genitori), anche perché una percentuale del 29% ha dichiarato di lavorare in straordinario non retribuito almeno 6-10 ore a settimana (solo il 27% dei non genitori). La speranza, in mancanza di un aumento fisso, è quella di avere almeno un premio una tantum per ammortizzare l’inflazione (40%), di ottenere dei buoni spesa/voucher (43%) mentre il 34% spera in un bonus. Solo il 12% starebbe pensando di passare a un part time (il 17% tra chi ha figli da 1 a 5 anni).
Alla domanda “quale ritieni sia per te la cosa più importante nel lavoro?”, il 55% ha risposto il salario (52% dei non genitori), mentre il 44% considera fondamentale la sicurezza e la stabilità (contro una media italiana del 38% e il 32% dei non genitori). Il 32% dei genitori lavoratori ammette di non sentirsi sicuro e stabile nella propria azienda. Inoltre, il 45% si sente sottopagato, ma è un dato in linea con la media italiana.
Supporto psicologico e flessibilità
Il 43% vorrebbe più sostegno psicologico all’interno dell’azienda: il 17% si sente giornalmente stressato, e il 60% dice che questo stress pesa molto sul lavoro.
Per quanto riguarda invece la flessibilità: il 14% attualmente gode di completa flessibilità, il 31% divide tempo in ufficio con tempo a casa ma ancora un 52% lavora solo da ufficio; eppure, per il 38% lo smartworking ha semplificato il lavoro e la gestione famigliare. Nei prossimi 5 anni il 21% dei genitori lavoratori spera nella piena flessibilità, mentre il 19% non disdegnerebbe la settimana lavorativa di 4 giorni.
“È normale che in una società moderna il mondo del lavoro si debba integrare in modo virtuoso con l’ambito privato e famigliare – analizza Marcela Uribe, General Manager ADP South Europe -. Le aziende sono ormai chiamate a svolgere un ruolo attivo nel comprendere e soddisfare le esigenze dei propri dipendenti. In questo contesto, i programmi di sostegno per i dipendenti con figli rappresentano una priorità a cui dedicare appositi strumenti di aiuto sia economici sia psicologici, e un supporto concreto ad esempio con asili aziendali, voucher babysitter o una flessibilità oraria e di spazi ancora maggiore, che punti soprattutto al raggiungimento degli obiettivi”.
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