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Lavoro, è ancora Hilton il “Best Workplace” italiano

La compagnia alberghiera si conferma al primo posto tra le aziende con oltre 500 dipendenti nella classifica annuale redatta da Great Place to Work Italia. Dall'analisi dei dati generali, le stime generali sul costo del turnover e dell'impatto della fiducia dei collaboratori sul fatturato

La compagnia alberghiera si conferma al primo posto tra le aziende con oltre 500 dipendenti nella classifica

Di Job in Tourism, 26 Marzo 2024

È ancora Hilton il “posto migliore nel quale lavorare” italiano. A stabilirlo è il ranking 2024, pubblicato nei giorni scorsi, dei “Best Workplaces Italia” stilato da Great Place to Work Italia. Nella classifica, redatta sulla base del parare di 219mila collaboratori di 379 organizzazioni attive su tutto il territorio nazionale nei diverse settori economici, Hilton figura, infatti, anche quest’anno al primo posto tra le aziende con oltre 500 dipendenti.

La fiducia dei collaboratori spinge il fatturato

I 60 “Best Workplaces” – tra i quali Hilton è l’unica compagnia alberghiera e azienda operativa nel settore del turismo – hanno registrato un Trust Index, ovvero l’indicatore del clima di fiducia di un’organizzazione, pari all’89%, stabile rispetto al 2023 e in crescita dell’8% nel confronto con il 2019. Un divario – evidenziano da Great Place to Work – che si allarga addirittura al +18% nel confronto con le altre aziende analizzate, che hanno fatto registrare un Trust Index medio del 71%.

Tra i parametri osservati, anche quello dell’Overall Satisfaction, la valutazione diretta e istintiva dell’ambiente di lavoro che, nel 2024, tra le aziende in classifica è risultato essere pari al 92% (+6% nel confronto con il 2019). A emergere è come un livello elevato di fiducia dei dipendenti si rifletta direttamente sul fatturato aziendale: i “‘best workplaces italiani’ nel 2023 – sottolinea ancora Great Place to Work – hanno avuto una crescita media dei ricavi, rispetto all’anno precedente, del 28%, un dato che se confrontato con il +0,6% medio fatto registrare nell’incremento del fatturato da parte delle organizzazioni italiane appartenenti ad industria e servizi incluse nell’indice Istat fa capire l’importanza, per lo sviluppo del business aziendale, di avere dei dipendenti soddisfatti”.

I costi del turnover

Un altro spunto che emerge dal ranking dei migliori luoghi di lavoro italiani riguarda l’impatto, nel medio lungo-periodo, del turnover sui costi nascosti di un’organizzazione: sulla base di una simulazione svolta da Great Place to Work Italia, un’azienda di circa 100 collaboratori con un tasso di turnover pari al 10%, che è il valore medio per le organizzazioni attive nel Nord Italia, subirà circa 200mila euro di costi annui attribuibili all’uscita delle persone.

“I costi nascosti del turnover sono tra i costi più difficili da identificare, ma sono proprio quelli che aumentano le inefficienze delle organizzazioni proprio a causa delle risorse spese nella selezione, nella formazione e nell’attesa che il nuovo collaboratore raggiunga le performance del dimissionario – ha spiegato Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work Italia –. Una buona strategia di employer branding, basata sul feedback diretto delle persone, riduce i costi di assunzione e di turnover, fenomeni in deciso aumento, soprattutto nelle nuove generazioni”.

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