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Lavorare in luoghi di armonia

Cosa significa collaborare con una realtà emergente e di ampio respiro come il gruppo Eataly

Cosa significa collaborare con una realtà emergente e di ampio respiro come il gruppo Eataly

Di Massimiliano Sarti, 26 Febbraio 2014

Ventiquattro centri enograstonomici attivi tra Italia, Giappone, Stati Uniti, Turchia ed Emirati Arabi, un fatturato complessivo superiore ai 200 milioni di euro e circa 2.500 persone impiegate. Ma anche piani di sviluppo che prevedono l’apertura, a breve, di altri punti vendita in Italia, a Mosca e a San Paolo del Brasile, nonché una strategia di espansione di medio periodo concentrata soprattutto sui mercati internazionali. Sono i numeri e le prospettive di Eataly, il gruppo fondato nel 2007 da Oscar Farinetti, con l’intento di valorizzare i prodotti enogastronomici di qualità del made in Italy a prezzi sostenibili. «A noi piace definire i nostri negozi come luoghi di armonia dedicati al cibo, dove poter mangiare, comprare e imparare», spiega Nicola Farinetti. «Il nostro obiettivo è infatti quello di offrire a tutti cibi di alta qualità ma a prezzi, appunto, sostenibili; a tal fine, ci rivolgiamo direttamente ai produttori, saltando quanto più possibile gli altri interlocutori di filiera e assicurando al contempo agli agricoltori prezzi equi e remunerativi per l’attività svolta. Nell’ambito della didattica sul cibo svolgiamo inoltre numerose attività di formazione gratuita, rivolte sia ai nostri stessi clienti, sia ai bambini e agli anziani, per raccontare loro ciò che vendiamo e valorizzare, allo stesso tempo, i nostri fornitori-partner, di cui, a fianco di ogni prodotto da noi proposto, è sempre presente nome e storia».

Domanda. Qual è quindi il profilo del vostro candidato ideale, al di là delle competenze specifiche atte ricoprire gli specifici ruoli?
Risposta. Cerchiamo semplicemente persone innamorate del cibo e del proprio lavoro.
D. Tutto qui?
R. Sì, perché il nostro segreto sta nella qualità delle materie prime. Abbiamo quindi bisogno soprattutto di collaboratori che vogliano bene al cibo, che lo trattino con il rispetto dovuto e che, nel servirlo e prepararlo, sappiano esaltarne le caratteristiche, al contempo preservandone l’integrità. Da noi è la materia prima che parla, mentre le persone ne raccontano la storia.
D. Per spiegare con competenza, occorre però una buona preparazione alle spalle: come sono organizzati i vostri programmi formativi?
R. Ci pensiamo direttamente noi. Ai nostri team garantiamo sia cicli dedicati a singole tematiche, sia attività formative on the job. A tal fine ci serviamo della collaborazione e dell’expertise di tutti i nostri partner e collaboratori, nonché della vicinanza con una realtà come l’associazione non profit Slow Food di Carlo Petrini.
D. Quali sono le possibilità di carriera interne?
R. La nostra è una realtà ancora molto giovane, siamo nati nel 2007, e in continua espansione. Si può dire perciò che siamo tutt’ora una start-up continua. Come in tutte le organizzazioni in crescita, offriamo quindi numerose opportunità di carriera, dato che non mancano le figure di responsabilità, sia a livello di uffici centrali, sia per la direzione dei singoli punti vendita o dei reparti dei nostri centri più grossi.
D. E all’esterno, quali vantaggi può offrire un’esperienza in Eataly?
R. I nostri centri enogastronomici, alcuni dei quali di grandi dimensioni come quello di Roma da quasi 17 mila metri quadrati, arrivano a totalizzare fino a 5 milioni di visitatori all’anno. È quindi evidente come un’esperienza in Eataly possa rappresentare, soprattutto per un giovane, un’ottima palestra professionale, in cui imparare a collaborare anche con 300-400 colleghi contemporaneamente. Chi lavora in cucina, in particolare, ha l’opportunità di essere inserito in brigate numericamente imponenti, impegnate a realizzare grandi quantità di piatti espressi, preparati però con estrema cura.
D. Su quali elementi si basa la valutazione delle performance del personale?
R. Come dicevo prima, la nostra è un’azienda giovane, dove lavorano molti giovani. Il rapporto umano ha quindi ancora una valenza notevole. La valutazione delle risorse è quindi demandata soprattutto al giudizio dei capi reparto e dei responsabili di punto vendita. Senza dimenticare però anche di considerare gli elementi oggettivi elaborati dal nostro ufficio risorse umane.
D. Su cosa poggiate, infine, le vostre politiche motivazionali?
R. In termini immateriali, credo che l’aspetto incentivante più sentito dalla maggior parte dei nostri collaboratori sia il fatto di appartenere a un progetto di rilevanza nazionale, fonte di orgoglio professionale e capace di sviluppare un forte senso di identità aziendale.
D. E a livello materiale?
R. I nostri collaboratori, oltre ai normali elementi contenuti nel contratto nazionale, percepiscono un premio costruito sulle logiche di una mensilità supplementare. In sostanza, si tratta di una condivisione degli utili, che l’azienda ha generato nel corso dell’anno. Non solo: le logiche che muovono il concept Eataly informano di sé anche i rapporti tra colleghi. La nostra organizzazione d’impresa ha perciò una struttura estremamente orizzontale e sono molti i momenti condivisi da tutto lo staff di un punto vendita. A cominciare dai pasti, dove si sta tutti insieme mangiando i nostri stessi prodotti. Perché, come ci piace affermare, il cibo unisce, non divide.

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