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La visita dei musei a Milano

Di Antonio Caneva, 20 Aprile 2012

Ho scoperto casualmente che uno dei più importanti albergatori di Milano abita nella casa a fianco alla mia e così, talvolta, tornando a casa ci si incrocia. Recentemente, commentando l’attuale situazione degli alberghi a Milano, affermava che per sviluppare il turismo in questa città ci vorrebbero realmente due cose: un centro congressi a livello mondiale e un museo importante come quelli, per esempio, di Parigi e Berlino, che muovono numeri enormi di appassionati.
Il lunedì di Pasqua, approfittando di uno squarcio di sereno, ho deciso con mia moglie di fare una visita al museo del Castello, dove naturalmente sono stato parecchie volte ma in cui è sempre affascinante riscoprire la Pietà Rondanini di Michelangelo e visitare la collezione di ceramiche. Una passeggiata attraversando il parco e, nel castello, ci siamo trovati davanti alla porta del museo, sbarrata, dinnanzi alla quale una coppia di spagnoli si interrogava. Dopo una ricerca si è appurato che il lunedì è la giornata di chiusura del museo e che, quindi, a prescindere che fosse un giorno festivo e che quindi attirasse turismo, lo si era mantenuto chiuso.
Pazienza, facciamo pochi passi e andiamo in piazza del Duomo dove due anni orsono è stato aperto il museo del Novecento con degli importanti spazi dedicati a Marino Marini. In fin dei conti ero contento di andarci perché, prima di essere adibito a museo, quel palazzo era la sede dell’Ente provinciale del turismo di cui, per un periodo, sono stato consigliere, e quindi avrei visto con nostalgia quella che era la grande sala del consiglio con la vetrata sul Duomo.
Erano le 11.30 e, anche qui, osservando il tradizionale orario del lunedì, il museo era chiuso sino alle 14.30; qui però non c’erano spagnoli fuori della porta; c’era solo una madre con il figlio, che imprecava.
L’ultimo tentativo di visitare un museo lo ho fatto al museo Bagatti Valsecchi, una delle case museali tra le più importanti e meglio conservate d’Europa e, per farla breve, anche qui rispettando gli orari, il lunedì osservava il giorno di chiusura.
Certamente il riposo settimanale è un diritto che nessuno mette in discussione ma ciò non toglie che, in particolari circostanze, ci si possa organizzare in turni per rendere la città fruibile ai turisti e alla cittadinanza. Non tenere conto di ciò crea un corto circuito tra la città, le strutture (in questo caso i musei) e la cittadinanza e incide nel vissuto di chi visita una città. Evitando voli pindarici che ci avvicinino al Louvre o alla Museumsinsel di Berlino, cerchiamo almeno di rendere fruibile al meglio ciò che già possediamo (contribuendo forse a rendere più sereno il mio vicino di casa).

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