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La Puglia alla sfida del futuro: intervista a Francesco Caizzi

Destinazione amatissima tanto dagli italiani quanto dai turisti stranieri, la regione vive un momento di passaggio delicato in termini di pianificazione della strategia turistica: i nodi e le opportunità nell’analisi del Presidente di Federalberghi Puglia Francesco Caizzi

Destinazione amatissima tanto dagli italiani quanto dai turisti stranieri, la regione vive un momento di pass

Di Silvia De Bernardin, 27 Marzo 2025

Dalla governance alla carenza di personale fino alla gestione dell’overtourism: per la Puglia, destinazione regina del turismo italiano, quello attuale è un momento di passaggio delicato e ricco di sfide, che investe a pieno le strutture ricettive e sul quale la regione si gioca la possibilità di fare del settore un asset solido di sviluppo per il futuro. In occasione della nostra job fair TFP Summit Bari, il Vicepresidente nazionale e Presidente Puglia di Federalberghi Francesco Caizzi ci racconta in questa intervista come lo stanno affrontando le strutture alberghiere locali, quali sono i nodi imminenti da sciogliere e le iniziative che potrebbero fare la differenza, per le aziende del turismo e i loro collaboratori. 

La Puglia è ormai una delle destinazioni turistiche italiane più forti, in termini sia di arrivi che di posizionamento sul mercato italiano e, soprattutto, internazionale. Come si è adeguata negli anni l’offerta ricettiva regionale e quali sono le sfide principali che oggi ha davanti? 

Noi operatori della ricettività alberghiera in Puglia possiamo raccontare cosa vuol dire avere un grande numero di turisti ed essere da due anni sulla cresta dell’onda nazionale e internazionale, ma non poter vantare un sistema turistico maturo, proficuo e capace di garantire nel medio-lungo termine un pezzo di economia regionale stabile. La Puglia che svetta sui mega schermi di Times Square, che impazza nell’immaginario collettivo cinematografico, che inanella esperienze roboanti sui social network e mantiene un sentiment alto nel web, non è un luogo, purtroppo, dove chi opera nel mercato turistico (dalla ricettività ai servizi collaterali, dalla logistica alla convegnistica, dalla cultura agli eventi) può pensare di intraprendere con professionalità, rispetto delle regole e sicurezza minima per gli investimenti. Non siamo, insomma, l’Emilia Romagna o il Trentino o la Toscana. Sulla nostra pelle sappiamo cosa vuol dire fare investimenti in strutture alberghiere (notoriamente ammortizzabili in 30 anni) e non poter avere una visione del mercato turistico almeno quinquennale. In Puglia non abbiamo ancora una DMO (Destination Management Organization), anche se nelle ultime settimane, grazie all’Assessore pugliese al Turismo, finalmente sembra che potrà attivarsi entro poco tempo. Quelle poche eccezioni di eccellenza turistica (dalla Valle d’Itria a parte del Salento e del Gargano) sono cresciute, finora, grazie allo sforzo di singoli imprenditori privati, talvolta tacciati di follia e visionarietà.

Grandi flussi, ma governance ancora inadeguata, dunque?

A questi segnali di crisi ci ha condotto sicuramente una programmazione complessiva della Puglia inesistente, il mancato coinvolgimento degli operatori turistici e delle loro organizzazioni rappresentative e dei territori, e le scelte non azzeccate rispetto all’identificazione dei prodotti turistici di punta, alla promozione e alla sua poco efficace tempistica. Una risposta positiva è arrivata dall’Assessorato regionale, anche se l’Aret-Agenzia Regionale Turismo Pugliapromozione continua a operare in forma totalmente slegata dai territori e dai player del turismo, accentrando risorse e decisioni che sovente sono e sono state sotto i riflettori dell’autorità giudiziaria. 

Cos’è che non funziona nella promozione turistica?

In Puglia non si può ignorare il mare come prodotto di punta e il mercato italiano come core business dell’apporto turistico al PIL regionale. Certo, bisogna prestare grande attenzione alla crescita sostenuta dei flussi stranieri e ai nuovi fenomeni del turismo esperienziale (bike, cultura, tradizioni popolari e religiose, natura, sport, grandi eventi) senza dimenticare, però, che il mare resta centrale. In Pugliapromozione queste “dimenticanze” sono diventate sistema e le risorse investite hanno creato molta confusione tra il turismo e la cultura, a favore di quest’ultima, con deliberazioni tutte indistintamente rubricate quali azioni di marketing territoriale. Di conseguenza, la confusione comunicativa dell’agenzia turistica regionale, che annualmente investe budget molto importanti, ha penalizzato il prodotto mare. È accaduto che la Regione molte volte abbia propagandato altro piuttosto che il mare in Puglia, dimenticando che il target principale era e rimane il mercato italiano delle ferie estive. Gli operatori, ahimè, stanno continuando a fare in proprio. E, devo dire, riescono a farlo bene.

A proposito di prodotto, si è soliti associare l’offerta turistica pugliese al leisure, ma c’è anche una proposta business e MICE. Come è il mercato su questi segmenti, in termini di domanda, ma anche di capacità di offerta da parte delle strutture ricettive locali?

Il turismo business o MICE in Puglia è implementato, anche prima della svolta cool della Regione, principalmente nella Città Metropolitana di Bari che, grazie a un aeroporto che sta facendo performance importanti, garantisce la principale logistica del settore. Il segmento business ha avuto buoni sviluppi a Lecce e nella BAT, con importanti numeri per quanto riguarda quello unconventional nelle nostre masserie e nei nostri borghi storici, dalla Murgia barese al Salento, dai Monti Dauni al Gargano. Molto più innervato sul territorio regionale è l’incentive nei nostri villaggi sul mare o nei luoghi più tradizionali della Puglia interna. 

Si discute molto della necessità di un posizionamento dell’offerta turistica italiana sulla fascia dell’alta gamma. La Puglia ha visto negli ultimi anni lo sviluppo di molti progetti alberghieri luxury, anche con l’arrivo di importanti brand internazionali. È questo il target al quale punta l’ospitalità pugliese?

Le strutture ricettive della fascia di alta gamma si sono sviluppate soprattutto nella Valle d’Itria e nell’alto Salento, sulla fascia costiera che ha come riferimento Ostuni. Lo sviluppo più recente ha interessato anche la Murgia Nord barese e parte del Gargano interno. Questo turismo di alta fascia privilegia sistemazioni unconventional come masserie e trulli. Negli ultimi anni sono sorte, soprattutto lungo le coste del Salento, strutture ricettive alberghiere luxury e hanno fatto capolino i grandi brand internazionali. Come già detto, non vi è una vera e propria programmazione e oggi il luxury rappresenta uno dei segmenti del turismo pugliese che troverà ulteriore sviluppo proprio nel consolidamento del prodotto mare. 

L’aumento considerevole degli arrivi porta con sé l’overtourism, dal quale anche molte destinazioni pugliesi non sono immuni… 

Dobbiamo fare una premessa importante: in Puglia non ci sono veri e propri fenomeni di overtourism (come in alcune zone del Paese, dove il rapporto residenti-turisti è squilibrato e causa notevoli difficoltà e alcune volte danni). Ma è altrettanto vero che fenomeni simili all’overtourism esistono a fronte di una mancata pianificazione dei flussi, del dialogo inesistente tra i vari enti pubblici che impattano sul turismo (igiene urbana, strade, ferrovie) e dell’erba cattiva dell’abusivismo ricettivo e gestionale. In un contesto di precarietà normativa e di mancanza di pianificazione, quest’ultimo è cresciuto a dismisura con larghe sacche di economia in nero che hanno drogato il mercato turistico regionale provocando un degrado qualitativo del prodotto e scandali clamorosi, che hanno tenuto banco sul palcoscenico mediatico nazionale e internazionale. Solo nell’ultimo anno finalmente, dopo 15 anni di battaglie di Federalberghi, gli organi della repressione quali Guardia di Finanza e Polizia Locale hanno attivato un’incisiva azione di contrasto.

Come antidoti all’overtourism vengono spesso indicati la destagionalizzazione e la dispersione dei flussi verso le cosiddette località turistiche minori. A che punto è su questo l’offerta ricettiva pugliese?

L’impegno, in itinere, nella costruzione di una programmazione razionale e matura del turismo pugliese prevede che la destagionalizzazione e la governance dei flussi siano al primo posto tra le problematiche da armonizzare, attraverso una profonda modifica in primo luogo delle normative turistiche di riferimento (alcune vecchie di 30 anni) e successivamente della governance di Pugliapromozione.

A livello nazionale, il recruiting del personale alberghiero vive un momento complesso. È così anche per gli hotel pugliesi?

Anche in Puglia subiamo la situazione critica del recruiting del personale alberghiero e di quello dell’intera filiera del turismo (bagnini, guide, addetti al commercio e alla ristorazione, e così via). I mestieri del turismo sono sempre meno attrattivi per i nostri ragazzi. Un settore labour intensive come il nostro è obbligato a sperimentare sempre più nuove soluzioni per ritornare ad appassionare i giovani.

Quali, ad esempio?

Con l’Ente Bilaterale Turismo Puglia, che attualmente presiedo, oltre a rafforzare il lavoro di welfare e di formazione primaria per i nostri dipendenti, abbiamo lanciato di recente il PHL – Puglia Hospitality Lab, un programma di formazione d’eccellenza per formare i manager del turismo di domani. Il nostro PHL è realizzato con l’ausilio dei migliori docenti di HIA, Accademia di Alta Formazione post diploma nel campo dell’ospitalità e del turismo. Il programma, integrando conoscenze e pratiche di gestione dati, intelligenza artificiale e tecnologie digitali, mira a ottimizzare e a valorizzare l’ospitalità autentica e il valore delle risorse umane, fondamentali per un’offerta turistica di qualità e per un impatto positivo sul territorio.

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