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La Parigi che parla italiano

A colloquio con Maurizio Redaelli, nuovo general manager dello Starhotels Castille Paris

A colloquio con Maurizio Redaelli, nuovo general manager dello Starhotels Castille Paris

Di Massimiliano Sarti, 7 Febbraio 2013

Regno Unito, Belgio e Francia: è giovane Maurizio Redaelli, ha appena 40 anni, ma vanta già una lunga esperienza internazionale, che lo ha visto muoversi tra vari resort e alberghi di metropoli e destinazioni leisure del Vecchio continente. Ora approda allo Starhotels Castille Paris che, dopo un’operazione di restyling da 7 milioni di euro, ha appena ottenuto la quinta stella dal Bureau Veritas, l’agenzia internazionale incaricata della classificazione alberghiera in Francia. «Aver avuto l’opportunità di lavorare in diversi paesi», racconta lo stesso Redaelli, «mi ha molto arricchito sia professionalmente sia personalmente. Non solo: mi ha anche dato l’opportunità di conoscere i molteplici aspetti tecnici e le diverse filosofie alberghiere delle compagnie con cui ho collaborato. Con il tempo, e con l’esperienza, ho così acquisito e sviluppato una professionalità che mi ha permesso di approdare ora alla guida della struttura parigina griffata Starhotels. Da italiano sono davvero felice di potere lavorare in una compagnia nazionale capace di radicarsi anche oltre frontiera».

Domanda. Cosa si aspetta di imparare da questa nuova esperienza e quale ritiene, invece, possa essere il suo apporto alla conduzione di un 5 stelle parigino?
Risposta. Sono convinto che ogni esperienza, in un albergo diverso, sia in grado di arricchirti sempre di più. Per quanto riguarda il mio apporto, invece, posso dire di sicuro di conoscere bene il mercato e la clientela della capitale francese, dato che, fino a pochi mesi fa, lavoravo al Lotti, ad appena qualche centinaio di metri da qui. Essendo, il Castille, l’unico albergo italiano a Parigi, l’obiettivo è poi quello di diventare una vera e propria bandiera della nostra ospitalità in terra d’Oltralpe. Siamo già peraltro il punto di riferimento per chi cerca, a Parigi, lo stile, la cucina e la propensione del Belpaese al buon vivere. Un general manager italiano credo quindi sia il giusto completamento all’offerta del Castille.
D. Già: cosa significa fare ospitalità italiana a Parigi?
R. Vuol dire sforzarsi di creare un’offerta capace di coniugare lo charme francese con il tradizionale stile della penisola.
D. E chi sono, generalmente, i clienti che ricercano una proposta di questo tipo?
R. La qualità del nostro servizio è tale da soddisfare un ampio ventaglio di domanda. È chiaro, tuttavia, che un’attenzione particolare sia dedicata alla clientela italiana. Soprattutto a chi ama ritrovare sapori e ambienti di casa anche fuori dalla propria terra: da noi il personale parla la nostra lingua ma, a disposizione dei nostri clienti, ci sono anche quotidiani e riviste italiane, così come numerosi sono i canali televisivi del nostro paese ricevibili in camera.
D. A partire da questi presupposti, come si affronta quindi un mercato al tempo stesso ricco e complesso quale quello della capitale francese?
R. Parigi è davvero una città ricca di opportunità. Allo stesso tempo, però, non vi mancano neppure le insidie. Il comparto alberghiero cittadino, in particolare, è un mercato molto dinamico, in grado di attirare continuamente nuovi competitor. Gli elevati livelli di concorrenza che si sperimentano a Parigi sono così un costante stimolo a migliorare e a perseguire l’eccellenza. E l’eccellenza paga sempre.
D. Turismo d’affari e turismo leisure: nella sua esperienza professionale lei ha lavorato sia per hotel dalla vocazione prettamente business, sia per resort dedicati alla domanda di chi viaggia con l’intenzione di godersi un periodo di relax e svago. Oggi, peraltro, soprattutto nelle grandi metropoli, la differenza tra hotel leisure e business si sta un po’ sfumando. Secondo lei ha ancora senso parlarne? E come definirebbe la proposta dell’indirizzo parigino di Starhotels?
R. Credo che il Castille sia in grado di coniugare al meglio i due segmenti. Ciò detto, rimane essenziale distinguerli, in quanto le esigenze e i canali commerciali sono sostanzialmente diversi. Tuttavia, le due realtà, è vero, ormai si incrociano sempre più frequentemente. Il gruppo Starhotels, peraltro, è da tempo presente in città a doppia vocazione, sia business sia leisure. E proprio questo è stato il suo modello di sviluppo: armonizzare turismo d’affari e turismo leisure nella stessa destinazione e struttura.
D. Mi racconta, per concludere, cosa vorrebbe fare da grande? In altre parole, quali sono i suoi prossimi obiettivi di carriera?
R. Sinceramente, con il tempo, ho imparato a concentrarmi sul presente e a guardare al futuro solo a breve termine: le cose seguono il loro corso. Sono sicuro, però, che la dedizione che ho sempre riservato al lavoro porterà i suoi frutti. Spero in ogni caso di continuare a crescere in compagnia di Starhotels.

La biografia

Maurizio Redaelli, 40 anni, ha maturato le proprie esperienze professionali in importanti compagnie alberghiere internazionali, rivestendo, nel corso della propria carriera, ruoli sempre più importanti. Dopo aver svolto, in Svizzera, uno stage a completamento del diploma alla Geneva hotel management school, Redaelli si trasferisce a Londra, all’Hilton Heatrow Airport, dove rimane dal 1996 al 1999 e arriva a ricoprire l’incarico di conference and banqueting manager. Passa quindi all’Hilton Cardiff e in seguito al Celtic Manor Resort. Dal 2001 al 2003 è poi al Jolly Hotel St.Ermin di Londra, come f&b manager. A Parigi arriva nel 2005, nel ruolo di deputy general manager del Jolly Hotel Lotti. Segue una parentesi di quattro anni a Bruxelles, al Jolly Hotel du Grand Sablon e in Nh, per poi tornare nuovamente a Parigi, sempre all’hotel Lotti, prima di approdare allo Starhotels Castille Paris.

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