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La formazione che porta lavoro in Italia

Assunzioni concentrate in hotel, richiesta di profili professionali e soft skills: ecco l’analisi del mercato Federalberghi - Ebnt

Assunzioni concentrate in hotel, richiesta di profili professionali e soft skills: ecco l’analisi del merca

Di Mariangela Traficante, 5 Giugno 2019

“L’industria dell’ospitalità è una forza trainante chiave nell’economia in Europa, con i suoi 11,9 milioni di lavoratori, e sono 1,6 milioni i nuovi posti di lavoro creati in quattro anni. È un settore in crescita dinamica, a cui vale decisamente la pena dare ascolto nei prossimi cinque anni”. Lo ha detto Jens Zimmer Christensen, presidente di Hotrec, e l’occasione è stata l’ultima assemblea generale durante la quale le 43 associazioni nazionali del mondo ricettivo europeo hanno chiesto a Bruxelles maggior attenzione per il settore, lanciando una proposta, l’istituzione di un commissario per il turismo.
Il comparto è strategico per il Vecchio Continente anche sul fronte occupazione dunque. Ma dove sta andando il settore in Italia, quali sono le professionalità più richieste e i trend da monitorare? Ci sono dei segnali da cogliere e lo possiamo fare con i numeri. Si tratta di dati aggiornati a febbraio di quest’anno: a scattare una dettagliata fotografia è infatti l’ultimo report congiunto realizzato da Federalberghi e dall’Ente Bilaterale nazionale del turismo. Datatur esplora le dinamiche dell’industria turistica, con un focus sull’hôtellerie, e ampio spazio è dedicato anche ai numeri della formazione e dell’occupazione.
Nel 2017 sono state circa 191mila le aziende con almeno un dipendente che hanno impiegato, in media, 1 mln e 176mila lavoratori. E si tratta di un aumento a due cifre, +14,6%, rispetto all’anno prima. Al livello occupazionale ha giovato – spiega l’indagine -, il consolidamento del ritmo di crescita dell’economia nazionale. E l’aumento ha coinvolto un po’ tutti i settori, con un’unica eccezione: gli stabilimenti termali, in lieve contrazione, -0,4%. Nei servizi ricettivi l’occupazione è salita dell’8,1%, +13% per i parchi divertimento e +2,3% per le attività di intermediazione.
Quante nuove assunzioni hanno sostenuto questi dati? Nel corso dell’anno le imprese che hanno programmato di realizzare assunzioni di personale dipendente hanno raggiunto la quota del 75,4%, in netta crescita rispetto al 59,6% dell’anno prima (indagine Excelsior di Unioncamere). Sardegna, Trentino Alto Adige e Calabria hanno messo a segno i tassi di assunzione più elevati.
Hanno vinto i contratti stagionali, e le richieste hanno evidenziato la necessità di personale con esperienza specifica ma anche di lavoratori under 30 (le professioni più “aperte ai giovani” sono quelle in agenzia di viaggio e animatore turistico). Il 28,6% delle assunzioni previste nel turismo nel corso del 2017 ha riguardato laureati o persone in possesso di un diploma secondario o post-secondario, e il dato mette tra l’altro in evidenza una importante forbice rispetto a settori estranei al turismo, dove queste categorie rappresentano invece ben il 44,2%.

Vince la qualifica professionale
I laureati nello specifico rappresentano solo l’1%, contro la qualifica professionale che rappresenta invece il 37,7% delle assunzioni programmate. Tre le professioni più richieste: camerieri e professioni assimilate, il 41,4%, cuochi in hotel e ristoranti, 18,2% e baristi, 12,3%. L’analisi va a fondo anche sul fronte delle categorie di lavoratori: sono stati gli apprendisti a mettere a segno l’incremento più consistente, passando da 65,5 a 79mila unità (+20,6%). Seguono gli operai, che rappresentano la maggioranza dei dipendenti nel comparto turismo, spiega Federalberghi, +15,8%. Più contenute invece le progressioni dell’occupazione nelle fasce medio-alte: impiegati, quadri e dirigenti sono cresciuti rispettivamente del 3,2%, dell’1,1% e dell’1,6%.

Assunzioni soprattutto in hotel (ma stagionali)
Con uno zoom sul settore ricettivo, possiamo “leggere” che gli hotel rappresentano la principale tipologia di azienda, con il 78,2% dei lavoratori dipendenti e per il 64,8% delle aziende. Come è andata due anni fa? L’occupazione è cresciuta dell’8,6%, lievemente più indietro la crescita invece nell’extra-alberghiero (+6,5%). E un dato su tutti conferma uno dei tratti salienti della nostra hôtellerie: a luglio e agosto il numero dei dipendenti è schizzato in alto del 40% rispetto alla media annua, per poi crollare del 26% (sempre rispetto alla media) a novembre e febbraio. La stagionalità è ancora molto forte.
Infine l’indagine evidenzia che esperienza specifica sì, ma contano molto anche le competenze “trasversali”, come la capacità di lavorare in gruppo, la flessibilità, la capacità di adattamento e quella di problem solving.

La sfida dell’innovazione senza perdere i fondamentali
Quello del turismo in generale, e dell’ospitalità in particolare, è un mondo in continua evoluzione e trasformazione: nascono nuovi trend e arrivano nuove sfide, non ultime quelle dettate dalla sfera digitale, ma anche dalle nuove esigenze e necessità di ospiti e viaggiatori. E quindi anche la formazione deve stare al passo e rinnovarsi per essere sempre pronta a un mercato del lavoro che cambia. Ma attenzione: come sempre, serve il giusto equilibrio, rinnovare e puntare sulla tecnologia ma senza correre il rischio di perdere di vista i “fondamentali”: il servizio, l’esperienza, l’attenzione ai rapporti umani.
Sono queste le indicazioni che abbiamo raccolto intervistando le aziende, le scuole e gli enti di formazione che troverete nelle prossime pagine di questo numero Speciale Formazione di Job in Tourism. Ci hanno raccontato di un universo che necessita di competenze trasversali e dove le cosiddette soft skills sono ormai imprescindibili tanto quanto le conoscenze tecniche. Ed è emerso anche un dato: se da un lato hotel e imprese del turismo cercano nuovi ruoli e nuovi profili, non sempre questi sono ben noti a chi si sta avvicinando al mondo del lavoro. E allora diventa ancora più importante l’investimento nella formazione.

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