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La comunicazione è l'”essenza”

Di Giorgio Bini, 18 Ottobre 2002

Silvia Piliego, un’esperienza pluriennale presso l’ufficio stampa e le relazioni esterne del Gruppo Boscolo, una precedente esperienza lavorativa presso la redazione di una rete televisiva locale, una tesi di laurea sulla comunicazione: un percorso di formazione progressivo e organico completamente orientato verso la comunicazione.

Domanda: Una scelta deliberata o un segno del destino?

Risposta: Chissà, forse entrambe le cose. Per me è stato da sempre più facile identificare le cose che non mi interessavano da quelle di mio interesse. Sapevo che cosa non avrei voluto fare e chi non volevo essere. Il resto è venuto un po’ da sé.

D. Cosa significa per lei oggi la comunicazione?

R. La comunicazione è tutto, oltre che la sostanza del mio lavoro. La comunicazione è l’essenza della vita di tutti i giorni, nel pubblico e nel privato. Dà la possibilità di introdurre noi stessi ai nostri interlocutori attraverso un linguaggio che va oltre la parola. Consente di creare delle sinergie percettive basate sul consenso e sulla reciproca fiducia che agevolano la comprensione del messaggio. La comunicazione è un costante dare e ricevere che, se ben gestito, finisce per creare una preferenza.

D. E qual è dunque la chiave per “gestire bene” la comunicazione?

R. Essere se stessi, senza atteggiarsi o fingere di essere ciò che non si è. L’umiltà e la semplicità sono le chiavi che consentono di aprire ogni porta, anche la più arrugginita. Bisogna accantonare qualsiasi sentimento di inferiorità o superiorità per consentire un vero scambio di informazioni. E poi c’è il sorriso. E’ importante sorridere, sorridere sempre. Deve essere un sorriso in grado di trasmettere calore e pace, perché abbiamo tutti bisogno di positività. E, una volta trovata, chi la lascia più…

D. Che cosa ha evitato e cosa invece ha ricercato nelle esperienze lavorative che si sono presentate?

R. Ho sempre valutato con scetticismo la sottomissione fine a se stessa, i rapporti di dipendenza regolati non tanto da una vera e propria superiorità professionale quanto dal ruolo rappresentato. Ho cercato la coerenza, favorendo gli ambienti che mi consentivano di trovarla. Ho cercato soprattutto di meritare il rispetto non negandolo, d’altro canto, a nessuno che lo meritasse.

D. La sua esperienza nel Gruppo Boscolo, durata oltre 4 anni, le ha consentito di vivere tutto questo?

R. Decisamente. L’esperienza nel Gruppo Boscolo è stata totalizzante, stimolante, emozionante. E’ stata una continua, quotidiana crescita personale e professionale. Ho incontrato persone vere, disponibili, disposte a dare fiducia piena sulla base di sensazioni intuitive. Ho lavorato con persone genuine, ricche di energia e di entusiasmo. Il coinvolgimento era tale che non ci sentivamo dipendente di un’azienda ma parte dell’azienda. Eravamo l’azienda. Nel Gruppo Boscolo ho avuto la possibilità di maturare, di vivere le cose secondo il mio sentito forte della stima e della fiducia datami da proprietari e colleghi. Il lavoro era gioco, era una quotidiana sfida personale per ottenere il massimo risultato. Era divertimento puro, opportunità pura… E nel frattempo si creavano solide amicizie, dentro e fuori l’azienda.

D. E perché allora la scelta di abbandonare la holding? Perché non continuare a condividerne lo sviluppo?

R. Sono motivazioni difficili da esprimere. Nascono da dentro e un po’ alla volta conquistano sempre più spazio, più credibilità dentro noi stessi. Ciò che pare impossibile oggi diventa domani un’esigenza di vita… a me è capitato proprio questo. Da tempo maturavo il desiderio di vivere altro, di provare e conoscere altro. Il coinvolgimento emotivo e gli impegni di tutti i giorni mi facevano rimandare una decisione che diventava però sempre più essenziale, più chiara. E quindi eccomi, pronta ad accogliere il futuro e a valutare quello che si presenta.

D. Come lo vede, il futuro?

R. Luminoso, ricco, entusiasmante, nuovo. Il futuro siamo noi; porta i nostri colori, rispecchia i pesi o la leggerezza di cui siamo composti. Il futuro dipende dai nostri sentimenti, dalla nostra predisposizione. Conviene dunque spalancare le braccia e andargli incontro con il sorriso, non crede?

silvia.piliego@inwind.it

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