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Turismo a piedi, Italia terra (non ancora) di cammini

Uno studio di Enit insieme a TCI e Ipsos ha mappato domanda e offerta del turismo a piedi evidenziando come, nonostante l'attenzione puntata da tempo su questo segmento, molto ci sia ancora da fare per sviluppare entrambe

Uno studio di Enit insieme a TCI e Ipsos ha mappato domanda e offerta del turismo a piedi evidenziando come,

Di Job in Tourism, 13 Ottobre 2023

Il turismo cosiddetto slow, nella particolare accezione dei cammini a piedi, è uno dei prodotti turistici dei quali maggiormente si parla, soprattutto dalla pandemia in poi, e sul quale sono puntati non poco gli occhi di fornitori di servizi e operatori. Ma che fetta di mercato occupa questo prodotto turistico in Italia? Il Bel Paese è noto all’estero come “terra di cammini”? E, sopratutto, è attrezzato per rispondere a una domanda in sostanziale crescita?

Una risposta a queste domande ha provato a darla un’indagine Enit realizzata insieme a Touring Club e Ipsos sul mondo del turismo escursionistico, proprio per definirne la nomenclatura, i percorsi e gli obiettivi e capire, dunque, quale sia lo stato tanto della domanda che dell’offerta.

Italia, terra di cammini (ma non di camminatori)

Tra i dati emersi, innanzitutto, quelli su chi il turismo a piedi lo pratica o vorrebbe praticarlo. A dispetto del grande parlare che se ne fa, infatti, al momento solamente il 17% degli italiani ha già avuto esperienze di turismo lento (ovvero a piedi o in bicicletta), ma è più alta la quota di chi vorrebbe sperimentarlo in futuro (37%). Dati comunque più bassi rispetto ad altre realtà europee: ad avere già avuto esperienze di slow tourism sono stati, infatti, i 25% degli inglesi, il 20% dei francesi e il 19% dei tedeschi, mentre il 45% degli inglesi e il 42% di francesi e tedeschi rappresentano la quota di ha intenzione di farlo. Tra chi afferma di non essere interessato, la quota più alta è proprio tra gli italiani (23%) rispetto al 21% dei tedeschi, al 18% dei francesi e al 15% degli inglesi.

Se ancora l’Italia non è terra di camminatori, lo è però di cammini – almeno nella percezione. Tra le destinazioni preferite per sviluppare il turismo lento gli italiani segnalano, infatti, proprio l’Italia (60%), seguita da Spagna (39%), Portogallo e Croazia (29%) e Francia (27%). Considerando le regioni italiane, le più citate sono Trentino-Alto Adige (33%), Toscana (32%), Umbria (30%) e Sicilia (26%).

L’Italia è al primo posto del turismo lento anche per molti altri mercati. In particolare, il Regno Unito indica Italia (65%) e Spagna (33%), la Francia segnala Italia (51%) e Francia (39%) e la Germania infine Italia (49%) e Austria (32%).

Il prodotto

L’indagine ha poi preso in esame la strutturazione del prodotto cammini, a partire da ciò che viene offerto ai viaggiatori in termini di servizi specifici. Nel dettaglio, sono stati mappati 100 cammini italiani, per una lunghezza complessiva di circa 30mila km: 79 sono quelli che hanno un sito web ufficiale, ma 16 sono stati esclusi dall’analisi sui contenuti perché non turistici (siti di progetti europei) o ancora in costruzione. I siti web analizzati sono stati, dunque, 63 ed ecco i risultati: il 75% dei siti riporta i servizi disponibili lungo il percorso (ricettività, ristorazione, servizi al camminatore) o convenzionati per chi ha le credenziali; il 74% dei siti fornisce le tracce gpx del tracciato; il 74% dei cammini rilascia credenziali/testimonium; il 73% dei siti descrive gli attrattori presenti lungo il cammino; il 69% dei cammini ha una guida ufficiale o materiale informativo cartaceo o scaricabile; il 63% dei cammini è gestito da enti del terzo settore; il 61% dei siti indica il livello di difficoltà del cammino; il 54% dei cammini offre la possibilità di una fruizione sia a piedi sia in bici. E, ancora, il social media più diffuso per promuovere i cammini è Facebook (50%), seguito da Instagram e YouTube; il 49% dei siti è multilingua (inglese la lingua più presente); il 34% dei siti ufficiali dà la possibilità di acquistare pacchetti o escursioni guidate mentre il 25% dei siti fornisce il servizio di alert per segnalare deviazioni o inagibilità dei cammini.

Numeri che dimostrano, a fronte delle grandi potenzialità per un Paese come l’Italia, la non ancora piena maturità di un’offerta che ancora deve svilupparsi in termini di servizi specifici, anche di base come quelli relativi al materiale informativo e alla sua disponibilità in più lingue e alla tracciabilità dei percorsi.

 

 

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