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Incontro con Luciano Ferigolo, concierge del Park hotel Gstaad

Di Maddalena Celoro, 6 Febbraio 2004

Fare il concierge in un grande albergo come il Park hotel Gstaad è un’esperienza impegnativa. Ne sa qualcosa Luciano Ferigolo, nato a Mestre il 25 aprile del 1945, giorno della Liberazione. “Amo questa professione anche se è un po’ strana: quando gli altri si divertono noi lavoriamo. La vita è varia e si conosce tanta gente interessante, perché prima o poi negli hotel di questo livello passano tutte le celebrità. Sono persone generose ma molto esigenti, non accettano un no, non aspettano un secondo, tutto deve essere pronto subito, c’è da diventare isterici se non si ha il carattere giusto. Questo ambiente ti può distruggere come portarti al settimo cielo”.
Per lui l’hôtellerie è stata proprio una vocazione. Dopo aver verificato che nessuna scuola gli piaceva tranne quella alberghiera, Ferigolo iniziò presto a lavorare all’estero, in Svizzera, in Francia e in Germania. Una bella carriera interrotta per sette anni, quando decise di cambiar mestiere per stare più vicino alla famiglia. “Mi misi a vendere bruciatori. Era piacevole, si guadagnava anche bene, ma non era la mia vita”, racconta.
Tornato alla grande nel mondo alberghiero, da alcuni anni è al Park hotel Gstaad dove si trova benissimo e può mettere a frutto la sua lunga esperienza in questo delicato ruolo.
“Il concierge deve avere un grande intuito psicologico. Dobbiamo fare da consulente, da amico, da confidente, da braccio destro, da maggiordomo. Dobbiamo saper consigliare i posti da visitare, i ristoranti in cui mangiare… Se si tratta di un cliente abituale dobbiamo capire in anticipo cosa vorrà, aiutandoci magari con la memoria del computer, dove registriamo le varie preferenze, le abitudini, i gusti… Qui vengono grandi personaggi che cercano la privacy assoluta e ufficialmente è come se non ci fossero, soggiornano in incognito. Certo, quando passeggiano in paese la gente del posto magari li riconosce, ma fortunatamente sono tutti discreti e fanno finta di niente. Talvolta, però, ci si può trovare in imbarazzo. Per rispettare il desiderio di segretezza non passiamo mai telefonate non previste, ma se per caso chiama un amico che ha dimenticato la rubrica con il numero del cellulare e ha assolutamente bisogno di comunicare, che si fa? Sono decisioni difficili”.
La clientela del Park hotel Gstaad è internazionale, ma negli ultimi anni dagli Usa ne arriva poca. “Hanno paura di viaggiare per via dei rischi di terrorismo. Pazienza, verranno da altri paesi. Come dicono i vecchi del paese, si chiude una porta e se ne apre un’altra. L’importante è la neve. Ora finalmente sta nevicando e siamo a posto per tutto febbraio che è il mese della grande vacanza”.
Quando la stagione finisce, Ferigolo si gode finalmente il nipotino e si dedica ai suoi hobby: lunghe gite in bicicletta sui colli Euganei insieme a un gruppo di amici, un po’ di giardinaggio, un viaggetto con la moglie. Senza dimenticare gli appuntamenti con i colleghi delle Chiavi d’oro, l’associazione cui è molto legato anche se non riesce mai a partecipare alle riunioni perché si tengono sempre d’inverno, mentre è impegnatissimo nel lavoro.

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