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In hotel arriva il maggiordomo 2.0

Al Casta Diva di Blevio nasce una nuova figura alberghiera: l'ambasciatore dell'ospitalità

Al Casta Diva di Blevio nasce una nuova figura alberghiera: l'ambasciatore dell'ospitalità

Di Massimiliano Sarti, 12 Settembre 2013

Una figura particolare, dalle competenze trasversali al contempo teoriche e pratiche. Un vero ambasciatore dell’ospitalità, come ama definirlo il general manager del Casta Diva di Blevio, Andrea Lucio Luri, che ha introdotto questo nuovo ruolo nel suo giovane 5 stelle adagiato sulle rive del Lago di Como: «All’inizio tutto è nato come una semplice necessità, dovuta alla particolare configurazione del nostro resort: nove edifici, di cui tre ville private, distribuite all’interno di un rigoglioso parco botanico di ben 26 mila quadrati. Gestire l’ospitalità in presenza di una superficie così vasta ha reso infatti immediatamente evidente l’esigenza della presenza di una persona, in grado di assicurare un servizio tempestivo e di qualità nelle residenze affittate in esclusiva. Abbiamo così subito assunto un classico maggiordomo, ma ci siamo ben presto resi conto che ci voleva qualcosa di più: ci serviva, in altre parole, un nuovo profilo, capace di rinverdire la tradizione di questa figura tipica delle grandi case aristocratiche e al contempo di aggiornarne il ruolo con un approccio più dinamico e contemporaneo, arricchito anche da competenze solitamente riservate alle figure della conciergerie».

Domande. Da qui l’idea del nuovo maggiordomo 2.0 o ambasciatore dell’ospitalità che dir si voglia…
Risposta. Esattamente: abbiamo scelto, tra i profili migliori di ogni comparto, le persone con una spiccata attitudine al servizio e all’ospitalità e li abbiamo formati tramite un percorso articolato. Le lezioni, tenute dai nostri stessi capi reparto, hanno così fornito, ai profili selezionati, una serie di competenze pratiche e teoriche, nonché un’infarinatura sulle mansioni e il lavoro di ogni divisione alberghiera.
D. Avete creato il professionista dell’hôtellerie ideale, dunque?
R. Non esageriamo: il nostro ambasciatore dell’ospitalità possiede sì competenze in tutti i comparti, ma non è tenuto a conoscere ogni cosa in maniera approfondita.
D. Si spieghi con un esempio…
R. È una figura che deve senz’altro sapere come si fa una couverture, come si prepara una crepe alla lampada, come si realizza un bouquet di fiori o come si stira una camicia senza pieghe. Ma non è necessario che sia anche capace di fare tutto ciò alla perfezione. Basta che sia in grado di giudicare e comprendere il lavoro di chi poi se ne occupa effettivamente. D’altronde, quello del maggiordomo 2.0, non è un ruolo meramente esecutivo. Anzi: richiede pure numerose competenze teoriche, soprattutto in campo amministrativo e gestionale. A ciò si deve aggiungere, inoltre, la capacità di dirigere uno staff e notevoli doti relazionali; nonché una cultura sufficientemente approfondita da poter interloquire con gli ospiti e dare loro magari dei consigli in materie come il vino o i sigari.
D. Caratteristiche non proprio facili da trovare in tutte le persone…
R. Non a caso ritengo che questo ruolo possa rappresentare uno step propedeutico all’assunzione di responsabilità da capo reparto e poi da general manager. Almeno fino a quando si rimane nel solco di un carriera interna al comparto ricettivo…
D. Perché esistono anche sbocchi professionali al di fuori del mondo alberghiero?
R. Certamente: il nostro primo maggiordomo 2.0, per esempio, era un facchino del Casta Diva che è stato selezionato per il corso di perfezionamento. Diventato ambasciatore dell’ospitalità ha saputo conquistare a tal punto uno dei nostri clienti, da farsi assumere come suo assistente personale. E ora ha uno stipendio che farebbe invidia a molti manager.
D. A proposito di clienti: chi richiede solitamente i servizi di una figura di questo tipo?
R. Chi ha così poco tempo a propria disposizione da gradire la presenza di una persona in grado di occuparsi di tutti gli aspetti organizzativi, per un soggiorno ricco di esperienze e senza sbavature. Ma anche i business traveller molto impegnati apprezzano la presenza di una figura capace di alleviare loro l’onere della gestione dell’agenda e della maggior parte delle attività routinarie quotidiane.
D. Quali sono, quindi, gli aspetti più difficili dell’attività di un maggiordomo 2.0?
R. Credo che il suo compito più arduo sia proprio quello di imparare a gestire il tempo: una delle sfide più complesse della vita quotidiana di tutti noi, me compreso. Figuriamoci quando, oltre al proprio, si deve anche riuscire a organizzare quello degli altri.
D. Come si può fare, in effetti?
R. Con grande empatia, con la capacità di mettere ordine tra le priorità quotidiane e con molta calma.
D. Quale il profilo ideale per questa professione, dunque?
R. Quello di sempre nell’ospitalità. Come mi piace spesso dire, noi dell’hôtellerie non siamo certo dei neuro-chirurghi. Lavorare nel comparto ricettivo, perciò, non richiede delle doti particolari ma solo una grande attitudine al servizio, la predisposizione al contatto e naturalmente una buona dose di ospitalità. Poi, certo, servono anche delle competenze specifiche irrinunciabili. A cominciare dalla conoscenza delle lingue.
D. Concluderei con una piccola curiosità: solitamente il ruolo del maggiordomo è associato a delle figure maschili. È questa una regola che vale anche per il nuovo ambasciatore dell’ospitalità?
R. In realtà, noi sperimentiamo esattamente la situazione opposta: abbiamo, cioè, più donne maggiordomo 2.0 che uomini. D’altronde il mondo sta cambiando: siamo nel 2013 e le differenze di genere, sul lavoro, stanno fortunatamente sempre più assottigliandosi. Se ci sono delle governanti uomo, quindi, non vedo perché non ci possano anche essere dei maggiordomi donne…

Chi è Andrea Lucio Luri

Nato a Milano, ma cresciuto all’estero, si avvicina al mondo dell’ospitalità 5 stelle ricoprendo il ruolo di assistant food & beverage manager al Villa d’Este di Cernobbio. La sua carriera passa successivamente per Villa la Massa, a Firenze, e quindi, in Asia, per il gruppo Shangri-La. Rientrato in Italia, è direttore del Regency di Firenze e del Lord Byron di Roma: due boutique hotel 5 stelle facenti parte dei Leading hotels of the world. Si reca quindi nei Caraibi, per guidare la riapertura del K Club di Barbuda. Nel 2005 ritorna nella penisola, dove apre e dirige per quasi cinque anni il Castello del Nero, in provincia di Firenze, prima di diventare managing director della Principe Hotel Management, per cui cura lo start-up del Principe di Forte dei Marmi, e approdare quindi al suo attuale incarico di general manager del Casta Diva di Blevio.

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