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Immaginare il futuro: il turismo riparte da qui

Dalla fiera di Rimini che indica ogni anno la rotta del turismo italiano, osservazioni, idee e spunti di riflessione per un settore che, archiviata definitivamente la pandemia, è chiamato ora a immaginare se stesso in una chiave tutta nuova

Dalla fiera di Rimini che indica ogni anno la rotta del turismo italiano, osservazioni, idee e spunti di rifl

Di Silvia De Bernardin, 13 Ottobre 2023

Metà ottobre è quel periodo dell’anno nel quale, per una settimana, il turismo italiano si ferma per “prendersi la temperatura”, provare a capire come sta e cosa succederà nei mesi a venire. Lo fa in una delle sue “capitali”, Rimini, in occasione di TTG Travel Experience, che quest’anno ha compiuto 60 anni nel segno dell’Utopia, il tema scelto per la manifestazione che continua a essere la principale fiera b2b del settore. In questi giorni ci siamo stati, come da tradizione, anche noi ed ecco alcuni spunti che abbiamo portato a casa (e dei quali avremo modo di parlare con più calma e in maniera più approfondita anche nelle prossime settimane).

Il turismo c’è (e non è più quello di una volta)

Erano anni – a occhio già da prima della pandemia – che sin dal primo giorno di fiera non si vedevano così tante persone girare tra stand e padiglioni. Mentre scriviamo, i numeri ufficiali della partecipazione ancora non ci sono, ma c’era oggettivamente tanta tanta gente. Il sentiment degli operatori – come si dice in questi casi –  è positivo: il 2023, sanciscono i dati, come quelli diffusi dall’Osservatorio Travel Innovation del Politecnico di Milano, può essere considerato a tutti gli effetti il primo post pandemia, con numeri in gran parte superiori a quelli del 2019. Fare confronti con il “prima”, però, hanno detto in molti,  non ha più senso: il turismo italiano si è lasciato alle spalle il Covid, ma tutto è cambiato. Ed è con  nuove esigenze dei viaggiatori e nuove metriche che bisognerà, da adesso in poi, iniziare a confrontarsi. Non a caso, il tema scelto per la manifestazione è stato proprio Utopia, a rimarcare la necessità di ripensarsi su direzioni del tutto inedite. Anche perché l’ottimismo c’è, ma è cauto: il tema dei prezzi e dell’inflazione e quello della mancanza di personale e di attrattività del comparto – giusto per citarne due – continueranno a condizionare fortemente il mercato anche nei prossimi mesi. E poi c’è quello che sta succedendo in Medio Oriente che – è il timore che circolava in questi giorni a Rimini – rischia di impattare già sul breve periodo il turismo incoming in Europa, quello cruciale dagli Stati Uniti per esempio, mercato molto sensibile alla questione “sicurezza”.

Che caldo!

Lo scrivevamo anche lo scorso anno, ma quest’anno è ancora più evidente: a Rimini fa un gran caldo. È ottobre, ma sembra giugno inoltrato. Una percezione fisica che ha stimolato ulteriormente il dibattito sul tema dell’impatto del cambiamento climatico sul turismo. La buona notizia è che – hanno spiegato Christophe Ramaciotti, Direttore Commerciale Mabrian Technologies, e Antonio Pezzano, esperto di gestione delle destinazioni, in un panel dedicato al tema – a dispetto dei titoli di giornali, un cambiamento dei comportamenti dei viaggiatori dovuto al clima ancora non c’è. Quello che c’è, però, è la misurazione di quanto influisca sulla percezione della destinazione e sulla soddisfazione globale del viaggiatore. Fino al 2022, il clima e i suoi effetti non erano in questo senso un parametro di soddisfazione, ora lo sono. Per questo – è stato l’invito – è necessario iniziare a ragionare seriamente sul tema dell’adattamento climatico nel turismo, sui rischi ma anche sulle opportunità che questo fenomeno porta con sé.

Una questione (anche) di soldi

Quello della difficoltà a reperire personale e della necessità di rilanciare l’attrattività del comparto è stato uno dei temi dei quali maggiormente si è parlato nel corso della fiera e anche di Hospitality Day, la manifestazione dedicata nello specifico alla ricettività che si tiene sempre a Rimini, subito prima di TTG Travel Experience. “Qual è la leva più importante sulla quale agire oggi per trovare personale: il welfare, la flessibilità o i soldi?”, hanno chiesto a Manuel Pranzo, responsabile HR di Cannavacciuolo Group, che proprio a Hospitality Day ha presentato la nuova strategia di recruiting dell’azienda. “I soldi!”, ha risposto Pranzo senza esitazione. “In un lavoro su turni nel quale il tempo libero è poco, i soldi sono la leva”. Dell’importanza della retribuzione, quando si discute del perché hotel e ristoranti facciano fatica a trovare personale, non si parla mai abbastanza, eppure è un, se non “il”, tema. Una prospettiva interessante, da questo punto di vista, è emersa dall’incontro “People Care&Hospitality “, organizzato a TTG da BWH Hotels Italia. “Bisogna iniziare a ragionare in un’ottica di total compensation, nella quale i soldi rappresentano la based line e che comprende però tutta una serie di aspetti di welfare, formazione e senso del lavoro”, ha suggerito Simone Pizzoglio, Head of Finance BU BVA DOXA. Che ha suggerito anche un altro punto di osservazione sul tema: quello della natalità. In un Paese che sta cambiando profondamente il proprio assetto demografico e che sta diventando meno popoloso e più vecchio, “la vita lavorativa si è allungata: per i giovani così come per i meno giovani, la questione è trovare il ‘passo‘: dobbiamo ripensare interamente i percorsi del lavoro, che saranno in prospettiva sempre più brevi da una parte, perché le persone cambieranno sempre più spesso, ma anche più lunghi, perché si lavorerà più a lungo”.

Attenzione ai silver

Questo ci porta dritti a un altro focus che è emerso parecchio in fiera: quello sulla silver economy. Come raccontavamo nei giorni scorsi commentando i dati di una ricerca di FederTerziario Turismo sui viaggiatori over 65, è questo un target sul quale operatori, fornitori di servizi, persino architetti e designer d’hotel stanno puntato molto l’attenzione, per gli stessi motivi: si tratta di turisti che hanno disponibilità di tempo ed economica e che viaggiano spesso fuori dai periodi di picco. Ma che profilo hanno davvero? “Scordiamoci gli anziani che chiedono la camera d’albergo al primo piano per non fare le scale perché in realtà sono clienti che possono prenotare senza problemi una vacanza in solitaria zaino in spalla in Estremo Oriente”, hanno raccontato i fondatori di Cocooners, start up che si occupa proprio della programmazione di viaggi senior. Ecco perché, per non perdere le opportunità legate al segmento dei “viaggiatori argento”, il primo sforzo sarà quello di mettere bene a fuoco chi sono e cosa cercano.

“I cliché uccidono il turismo”

Perché, se c’è una cosa che può far male al turismo, sono proprio i modi convenzionali e semplificati con i quali guardiamo alle dinamiche di un mercato in realtà estremamente complesso. Ne ha parlato bene in un panel a Hospitality Day intitolato proprio così, “Cliché che uccidono il turismo (e la tua ospitalità)”, Emilio De Risi, project manager di Scrollidea, piattaforma digitale per la guest experience e autore della newsletter dedicata all’analisi delle questioni turistiche, 21 Grammi di Turismo. “In una società polarizzata, fatta di semplificazioni e pensieri assottigliati, i cliché trovano l’humus giusto per germogliare, sono prepotenti e invadenti e non permettono al turismo di svilupparsi in modo sano“, ha detto De Risi. L’esempio per eccellenza riguarda proprio le risorse umane e il lavoro , del quale si parla sempre guardando indietro, a una fantomatica “età dell’oro”, ormai svanita: “Non c’è più devozione, manca la gavetta, si dice. Ma siamo davvero sicuri che stiamo cercando questo nel nostro personale, la devozione? E, ancora, non è forse che non sono i giovani a non voler fare la gavetta – si è chiesto De Risi – ma che mancano piuttosto mentori, figure che possano aiutare i ragazzi ad apprendere e a innamorarsi di questo lavoro?”.

Immaginare il futuro

Un altro dei cliché più battuti è quello dei trend che ci aspettiamo ci rivelino come sarà il futuro che ci attende, ma che spesso i meccanismi della comunicazione svuotano trasformandoli in parole vuote di significato invece che “in strumenti per provare a interpretare i futuri possibili visto che – ha notato ancora De Risi – alla fine il futuro non è mai come ce lo immaginiamo”. Ne ha parlato anche la sociologa Francesca Bertè a proposito del tema della fiducia applicata all’ospitalità, e non solo. “In un mondo complesso come quello attuale – ha spiegato abbiamo ancora più bisogno di ‘fidarci’ di qualcuno che ci accompagni tra le cose e le relazioni, per comprenderle, ma il patto di fiducia con gli altri oggi risulta sempre più sfaldato”. Come ricostruirlo, allora? Ripartendo – e vale anche per chi fa turismo – da valori come l‘esperienza, la solidità, l’ampiezza dei servizi offerti e la loro personalizzazione, dalla trasparenza e coerenza e da una mission sempre più attenta al posizionamento sociale. E, ancora, proprio dal futuro. “Ormai navighiamo a vista, come se un futuro non lo avessimo più. Abbiamo perso la capacità di immaginare e siamo tutti un po’ retrotopici, ovvero pensiamo che il passato sia stato meglio ma è così che lo vediamo solamente perché in realtà non riusciamo a guardare avanti. E invece – ha sottolineato la sociologa – dobbiamo sviluppare l’immaginazione, guardare avanti con un approccio di pianificazione di lungo periodo, che sia trasformativo e non più adattivo”. Insomma, provando a immaginarlo, il futuro.

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