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Il turismo romano alla prova più stimolante

Riceviamo da Andrea Vezzoli, socio sostenitore dell’associazione Le chiavi d’oro, una riflessione sullo stato dell’hôtellerie nella Capitale e il ruolo che possono giocare le associazioni di categoria

Riceviamo da Andrea Vezzoli, socio sostenitore dell’associazione Le chiavi d’oro, una riflessione sullo s

Di Andrea Vezzoli, 22 Luglio 2020

Sicurezza per tutti, tutele previdenziali, nuovi metodi da introdurre per affrontare il futuro: l’ospitalità della città di Roma è in crisi e l’attuale momento storico costringe gli operatori ad affrontare una seria riflessione. Il settore alberghiero è stato il primo ad essere colpito dall’emergenza sanitaria e sarà uno degli ultimi a riprendere le attività con un ritmo paragonabile a quello degli anni precedenti. Dopo più di un mese dalla fine della serrata generale italiana infatti, settecento alberghi sono rimasti chiusi ufficiosamente, duecento lo sono ufficialmente e per i rimanenti aperti la media di occupazione è di cinque camere. Il calo del fatturato sarà del 70% per il 2020 e per il 2021 è ancora difficile avanzare cifre, perché le notizie per i tempi del vaccino e della ripresa sistematica dei movimenti sono ancora aleatorie.
Nonostante lo scenario presentato, il settore non è fermo: gli hotel rimasti aperti nella fase apicale dell’emergenza hanno ospitato i parenti dei pazienti; sono stati organizzati seminari online tra le associazioni di categoria, anche con le omologhe dei Paesi stranieri e sono emerse diverse sfide da affrontare. Innanzitutto, ripartenza significa sicurezza delle strutture per gli ospiti e per gli addetti ai lavori: da qui l’esigenza di introdurre procedure in nuce prima dell’emergenza, come la possibilità di effettuare la registrazione anagrafica online consentita da molti gestionali alberghieri, o l’utilizzo di appositi totem per i pagamenti in carte di credito o debito evitando il contatto tra operatori ed ospiti. L’aspetto economico va di pari passo con quello sanitario: albergatori e istituzioni stanno impiegando un grande sforzo nell’approvare tutte le misure necessarie per essere quanto più possibile di sostegno ai lavoratori.

Le debolezze di sempre
Non meno importanti sono le sfide del futuro, alla luce delle problematiche endemiche di cui già soffriva la città di Roma: carenze nei servizi, autoreferenzialità di alcune associazioni, poco aperte all’internazionalizzazione necessaria in questi tempi; mancanza di professionalità qualificata, dal momento che gli istituti scolastici non sono in grado di preparare al meglio i nuovi operatori dell’ospitalità. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Roma è stata sorpassata in termini di presenze e servizi offerti dalle principali città europee, come Barcellona o Parigi.

Il ruolo delle associazioni
L’associazionismo romano può avere un ruolo decisivo per il rilancio del turismo a Roma e sono due le sfide da affrontare: rinnovamento – attraendo le giovani generazioni e collaborando più intensamente con gli istituti scolastici – e un’apertura maggiore verso una rete più internazionale. Dopo la serrata generale, nello specifico l’Associazione romana dei portieri d’albergo “Le chiavi d’oro” è stata impegnata in tre eventi: il 14 maggio con l’associazione omologa cinese nel seminario online “La nuova ospitalità alberghiera: le buone prassi dalla Cina”; il 4 giugno con gli albergatori nel seminario online “Come cambierà il mondo dell’hotellerie” e il 22 giugno nell’incontro a Roma con le istituzioni e gli osservatori romani del turismo. Tanti buoni propositi e idee per affrontare il futuro del turismo a Roma, che debbono essere sostenuti dal requisito indispensabile, a volte purtroppo carente nel mondo dell’ospitalità romana: la credibilità. Le condizioni per ripartire ci sono, servono coraggio e serietà.

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