Job In Tourism > News > Libri > Il turismo letterario: come sfruttare il potenziale di una nicchia

Il turismo letterario: come sfruttare il potenziale di una nicchia

Quali sono le opportunità per hotel e destinazioni? Ce lo racconta Mariangela Traficante, autrice del volume Luoghi e Libri

Quali sono le opportunità per hotel e destinazioni? Ce lo racconta Mariangela Traficante, autrice del volume

Di Emilio De Risi, 19 Novembre 2019

L’idea di turismo letterario al giorno d’oggi può suonare anacronistica, potremmo dire un concetto da grand tour. Viaggiare sulle orme di scrittori, libri, librerie e biblioteche può sembrare una piccola nicchia. Ma da un’interessante conversazione con l’amica e collega Mariangela Traficante, responsabile del coordinamento redazionale di Job in Tourism e autrice del libro “Luoghi e Libri – Spunti letterari per viaggiare in Italia e in Europa” (Morellini editore) – sono emersi molti interessanti spunti di riflessione per gli operatori del nostro settore, che possono “sfruttare” questo particolare segmento di turismo esperienziale come già stanno facendo diversi enti del turismo.

Domanda. Perché scrivere un libro sul turismo letterario, ma soprattutto perché pensi che nel 2019 sia ancora importante parlarne?
Risposta.“Credo sia una passione che accomuna molti viaggiatori e può rispondere a quello che oggi sembra essere uno dei mantra del turismo: la ricerca dell’esperienza. Il turismo esperienziale è diventato campo di investimento e quello culturale, e letterario, ne rappresenta una nicchia secondo me interessante, almeno su tre piani: innanzitutto, si tratta di un modo per scoprire che i libri e le storie si possono anche vivere e non rimangono confinate a un testo scritto, si viaggia tra le strade e i luoghi – anche inconsueti – in cui gli scrittori si sono mossi, o si muovono ancora, scoprendo che immaginarli sempre dietro una scrivania è decisamente riduttivo. Permette poi di “esplorare” dei set, sì, quei luoghi e contesti che leggendo possiamo immaginare, mentre viaggiando si possono esplorare sul serio. E poi, uno dei temi credo fondamentali: il turismo letterario permette di valorizzare il tessuto di offerta culturale di cui i nostri territori sono ricchi, dalle biblioteche ai musei, dalle iniziative diffuse, nate spesso dal basso, agli eventi. Pensiamo per esempio ai festival: l’Italia ha visto fiorire numerose rassegne che hanno contribuito ad accendere i riflettori anche su località minori. La Sardegna per esempio è un’isola delle storie, giusto per parafrasare il titolo di uno dei tanti festival che la animano, quello che si tiene a Gavoi, borgo della Barbagia. Oppure, andando all’estero, tra i casi più famosi c’è Hay-On-Wye, villaggio gallese che ha trovato il proprio riscatto aprendo decine di librerie negli edifici abbandonati e lanciando un festival che ha fatto proseliti anche nel resto del mondo. Tutte opportunità di promozione e di nuovo turismo anche per hotel ed esercizi commerciali”.

D. Oggi i viaggiatori si muovono in grandi masse per vedere le ambientazioni del Trono di Spade e altre serie Tv. Qual è il punto di forza del turismo letterario rispetto a questo tipo di “competizione”?
R. “Io non parlerei necessariamente di competizione, perché è chiaro che chi viaggia si muove spinto dalle sue passioni, quindi si tratta di due tipologie di offerta che possono anche intercettare pubblici diversi e ugualmente interessanti. Però mi piace porre l’accento su un dettaglio: anche il popolo di Netflix & Co può fare scoperte interessanti, perché ci sono luoghi e itinerari che – per così dire – lo possono portare alle radici delle storie tanto amate. Come non pensare per esempio a Harry Potter: tutti conoscono a memoria alcuni dei fondamentali set cinematografici, ma magari in pochi sanno che la saga è nata in un caffè di Edimburgo e che a Londra molte location del grande schermo sono state ispirate proprio dalle descrizioni di luoghi nei libri del maghetto di J.K.Rowling. Oxford invece ospita ancora il pub dove erano soliti incontrarsi due maestri del fantasy, C.S. Lewis, autore de Le cronache di Narnia, e J. R. R. Tolkien, celebre padre de Il Signore degli Anelli. E poi ci sono i libri bestseller amati dal grande pubblico, che si rivelano ottimi “strumenti” per condurre in giro i turisti, dalla Barcellona gotica raccontata da Carlos Ruiz Zafòn all’amata famiglia Malaussène che permette di avventurarsi nella Parigi multietnica”.

D. È stato bello trovare tra le tue pagine un libro sull’Islanda che ho letto prima del mio viaggio o vedere citato Scerbanenco, l’autore che per primo mi ha fatto amare Milano. Pensi che il turismo letterario ispiri un modo intimo, e quindi poco condivisibile, di viaggiare?
R. “Questo poteva essere vero un tempo, ora probabilmente un po’ meno: la lettura, che poteva essere considerata un atto personale, di fatto sta diventando sempre più occasione di “socialità”, forse anche nell’intento di promuoverla in modi nuovi. In questa condivisione sicuramente, come in tanti altri campi, i social media hanno contribuito non poco, a colpi di hashtag, community e iniziative varie. Ma non sono stati i soli. Gli eventi legati ai libri stanno diventando sempre più interattivi e conviviali, dalle cene con gli scrittori alle iniziative più nuove, ultima in ordine di tempo quella di Feltrinelli che ha lanciato Extra Performing Book, un format in cui a presentare il libro sono una serie di attori che accolgono i visitatori e li immergono in un vero percorso anche grazie a video e materiali multimediali. Il turismo letterario si può inserire in questa scia: molte iniziative legate a questo tipo di viaggio sono di coinvolgimento, dalle visite guidate ai musei, dove i visitatori vengono letteralmente immersi nei romanzi, che diventano stanze e oggetti. Senza dimenticare passeggiate letterarie, i viaggi di gruppo e app come Cityteller, che invita gli utenti a inserire il proprio contributo per creare una mappa condivisa di itinerari e luoghi letterari nel mondo”.

Adesso due domande un po’ più tecniche
D. Che consigli daresti per costruire un itinerario letterario senza perdersi nella vastità di stimoli e dando un’impronta netta?
R. “La scommessa è sempre quella di fare rete. Espressione forse abusata, ne siamo consapevoli, però credo sia quella che rende meglio l’idea di come sfruttare il potenziale di questa offerta. Penso alle istituzioni e alle varie realtà di promozione turistica, che potrebbero fornire la giusta cornice e gli strumenti di promozione a tutti i soggetti coinvolti e che magari singolarmente non hanno la forza o la massa critica per emergere: musei, biblioteche, guide turistiche, organizzatori di eventi. Importante anche intercettare le fonti giuste, rivolgersi per esempio alle fondazioni che curano l’eredità di scrittori e artisti, o alle biblioteche”.

D. Il libro si rivolge al viaggiatore, ma vuoi dirmi come una destinazione o, meglio ancora, un hotel possono sfruttare in modo vantaggioso il turismo letterario?
R. “Credo che possa essere uno strumento interessante per lavorare sul “turismo esperienziale” di cui parlavamo in apertura. Tra le nicchie più o meno grandi che questa definizione può abbracciare c’è chi viaggia per motivi culturali e spesso cerca proprio luoghi legati a scrittori e artisti. Diversi enti del turismo – agenzie regionali e locali di promozione in Italia, uffici nazionali all’estero – ne hanno intuito il potenziale lanciando siti web dedicati, materiale on e off line, e lavorando in collaborazione con realtà pubbliche e private per offrire itinerari e viaggi a tema.
Altri invece, pur avendo a disposizione la giusta “materia prima”, ancora non hanno avviato percorsi decisi.
Le destinazioni – che siano esse città, regioni, Paesi – potrebbero dare una forma strutturata a questo tipo di proposta che il viaggiatore spesso cerca ma non riesce a trovare, se non in forme frammentate tra portali di vario tipo, guide generaliste e fonti non ufficiali. Per quanto riguarda gli hotel, potrebbero offrire ai propri clienti anche questo tipo di proposta, magari appunto anche “alleandosi” con altri attori del territorio.
In Italia abbiamo esempi come Boscolo Tours, che ha lanciato itinerari di viaggio letterari in partnership con Feltrinelli, oppure, a Napoli, il fenomeno Elena Ferrante che è stato “raccolto” anche da Citysightseeing, che ha lanciato il bus letterario, e dal 5 stelle Romeo Hotel, che organizza per gli ospiti tour privati nei luoghi citati dai romanzi e dalla fiction. E sempre in tema di ospitalità gli esempi che si possono fare sono numerosi: dal Pavillon des Lettres, l’hotel parigino dove ognuna delle ventisei camere è dedicata a uno scrittore diverso, al b&b letterario aperto a Siracusa dalla casa editrice VerbaVolant, o ancora il Victoria Hotel a Trieste con una sala di lettura che raccoglie opere di scrittori locali, e The Literary Man, l’hotel nel villaggio portoghese di Obidos che offre anche biblioterapia”.

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati