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Il turismo, la rana e lo scorpione

Di Antonio Caneva, 4 Aprile 2013

Una rana e uno scorpione si incontrarono davanti a un fiume. Entrambi volevano passare dall´altra parte, e se la rana non aveva difficoltà, lo scorpione era preoccupato, perché non sapeva nuotare.
«Per piacere, mia cara rana, mi porteresti dall´altra parte del ruscello?», chiese lo scorpione, con la voce più dolce che gli riuscì di fare.
La rana gli rispose: «Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!». «E per quale motivo dovrei farlo?», incalzò lo scorpione. «Se ti pungessi, tu moriresti e io, non sapendo nuotare, annegherei!». La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell´obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.
Erano già a metà del percorso, proprio in mezzo al fiume, quando la rana sentì un dolore acutissimo sulla schiena. «Ma come?», esclamò, «mi hai punta! E ora moriremo tutti e due! Ma perché lo hai fatto?».
«Perché sono uno scorpione…», rispose lui. «È la mia natura».
La storia, molto popolare in tutto il mondo, è attribuita a Esopo.
Con il prossimo governo (perché prima o poi ce ne sarà uno) avremo un nuovo ministro del Turismo; chi sarà e quale sarà il suo approccio ai tanti problemi che affliggono il settore?
Sarà come Michela Vittoria Brambilla, secondo molti più attenta ai problemi animalisti che al dicastero che le era stato affidato, o come l’attuale ministro Piero Gnudi, che lascerà in eredità un ponderoso studio realizzato da Boston Consulting Group, cui probabilmente nessuno darà seguito, mentre ci sarebbe bisogno di azioni concrete?
La storia recente, e meno, insegna che il turismo, con la sua incapacità di fare sistema e quindi di presentarsi come forza coesa, nella considerazione di tutti i governi che si sono ultimamente succeduti, viene come importanza dopo l’industria, la finanza, la pubblica amministrazione, la sanità, la difesa… Dopo, dopo, solo dopo, arriva il turismo.
Non c’è da illudersi che il prossimo governo possa avere una visione diversa: è nella sua natura.
Vorremmo sbagliarci.

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