Bella e attrattiva, ma spesso poco accessibile, cara e con servizi non sempre all’altezza. È l’Italia del turismo culturale così come emerge dalla fotografia scattata nei giorni scorsi da TourismA, il Salone dell’archeologia e del turismo culturale durante il quale sono stati presenti i dati elaborati da The Data Appeal Company sul segmento relativi al 2022 e le stime per il 2023.
Punti di forza a criticità
Stando alle rilevazioni effettuate su oltre 130 fonti online, da Google alle principali OTA, altissimo e in ulteriore crescita è il tasso che registra il sentiment dei turisti su quelli che sono gli attrattori culturali del Belpaese (e dunque musei, monumenti, chiese, piazze). Si confermano punti di forza l’atmosfera e la bellezza degli spazi, l’esposizione e la posizione, non male va a parametri come accoglienza e ristorazione, mentre molto meno apprezzati sono accessibilità, costi e servizi. Il sentiment più basso registrato è quello relativo alla parte organizzativa, un dato che indica i punti dell’offerta da migliorare. Ovvero, sistemi di prenotazione, gestione, siti web e tempi di attesa. Tra i dati rilevati, quelli sui musei più amati dai turisti che scelgono l’Italia come destinazione di viaggio per il suo patrimonio culturale e che vedono ai primi posti di gradimento Castel Sant’Angelo, la Galleria degli Uffizi, la Reggia di Caserta, le Gallerie dell’Accademia, il Museo del Cinema di Torino e poi il Colosseo di Roma, l’Arena di Verona, la Casa di Giulietta a Verona, il Museo Cappella San Severo di Napoli, il Museo Ferrari di Modena e il Percorso Napoli Sotterranea.
Il nodo overtourism
Un dato particolarmente interessante è quello – elaborato sui numeri 2019 – relativo ai flussi internazionali che li vede concentrarsi per il 70% sull’1% del territorio italiano – con le classiche destinazioni Roma, Venezia, Firenze, Milano, Napoli, Bari, Palermo, Verona, Catania e Pisa in testa: numeri che spiegano i problemi di overtourism e congestione dei centri urbani che tali flussi così concentrati comportano per le città d’arte più visitate, a discapito di tutte le altre destinazioni e dei borghi, che rimangono fortemente residuali in termini di presenze.
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