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Numeri, prospettive, sfide: il turismo alla prova del 2024

Dopo un 2023 che ha registrato, non senza difficoltà e battute di arresto, il recupero dei flussi turistici pre-pandemia, gli operatori si aspettano un avvio d’anno nel segno della “stabilità”. Tra i nodi critici, ancora la mancanza di personale

Dopo un 2023 che ha registrato, non senza difficoltà e battute di arresto, il recupero dei flussi turistici

Di Job in Tourism, 12 Gennaio 2024

Puntuali come i fuochi d’artificio la notte del 31 dicembre, sono arrivati nei primi giorni dell’anno i bilanci sull’anno del turismo che si è appena concluso, accompagnati dalle proiezioni su quello che ci aspetta nei prossimi mesi. E, allora, che anno è stato il 2023? E, soprattutto, come sarà il 2024? Facciamo il punto nel primo numero dell’anno del magazine di “Job in Tourism” di questa settimana, con un approfondimento anche sui nuovi trend del mondo del lavoro, che si può scaricare a questo LINK. Intanto, ecco un’anticipazione.

I numeri del 2023

Secondo le stime diffuse dal Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti, lo scorso anno il turismo italiano ha definitivamente recuperato i livelli pre-pandemia chiudendosi, indicativamente, con circa 445,3 milioni di presenze nelle strutture ricettive, in aumento del +8,1% rispetto allo scorso anno – per la prima volta superiori anche al 2019, quando le presenze turistiche erano state 436,7 milioni, circa 8,6 milioni in meno. A trainare in maniera determinante l’intero comparto e la ripresa è stato soprattutto il forte incremento della domanda estera – americana in testa – con le presenze che hanno segnano il +13,7% sul 2022 e in valori assoluti si sono attestate a oltre 228,5 milioni (nel 2019 erano state 220,6 milioni). Superiore alle aspettative anche la performance del business travel. Si conferma, invece, il passo decisamente più lento del mercato leisure italiano, che ha segnato un aumento del +2,8% sullo scorso anno, per un totale di 216,8 milioni di pernottamenti (216 milioni nel 2019).

L’andamento a doppia velocità si riscontra anche a livello geografico, con il Sud e le isole che hanno chiuso l’anno con i valori di più bassa crescita (+4,4%) e aumenti al di sotto della media nazionale anche per il Nord Est (+7%), a differenza del Nord Ovest (+11,7%) e del Centro (+10,4%) dove le stime riportano, invece, una crescita di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media.

Guardando nello specifico alla ricettività, il movimento degli ospiti nelle strutture alberghiere è stimato in crescita del +9,3%, con le presenze turistiche che si attestano a 276,2 milioni, mentre l’extralberghiero si fermerebbe al +6,1% con 169,1 milioni di pernottamenti.

I prodotti turistici

In fatto di prodotti turistici, tutte le tipologie di vacanza hanno registrato nell’insieme aumenti della domanda turistica. Tra quelle più apprezzate nel 2023, conquistano il primo posto della classifica le strutture ricettive delle città e dei centri d’arte (+11,4%) e della montagna (+11,1%). Stime altrettanto positive emergono per le strutture attive nelle aree rurali e in collina (+10,3%), del termale (+10,2%) e nelle località dei laghi (+9,6%), con l’open air che si conferma prodotto sempre più apprezzato e richiesto. A frenare è stato, invece, il settore balneare, che riporta la crescita più bassa dei flussi turistici (+3%), a causa della flessione, in particolare, della domanda italiana.

Non a caso, gli operatori più preoccupati per l’andamento nei prossimi mesi sono proprio quelli delle località di mare. In generale, la maggioranza delle imprese ricettive (59,6%) si aspetta per il primo trimestre 2024 un trend di stabilità – un dato comunque “negativo”, se si considera che nel primo trimestre 2023 la crescita media della domanda raggiunse il +30% – e il 20,7% addirittura una contrazione dei flussi.

I nodi da sciogliere

Se, infatti, il bilancio a consuntivo del 2023 risulta nella sua totalità positivo – come ha confermato anche la congiuntura flash di Confindustria che a fine anno che ha evidenziato come il turismo straniero, da solo, abbia superato i 50 miliardi di introiti – permangono le criticità che hanno segnato in modo particolare la seconda parte dello scorso anno e l’andamento dei flussi turistici domestici: l’inflazione, che continua a condizionare, erodendola, la capacità di spesa dei viaggiatori, la crescita economica lenta, l’aumento del costo del denaro, l’instabilità geopolitica, aggravata negli ultimi mesi dalla guerra in Palestina. E l’andamento al rialzo della dinamica dei prezzi di hotel, trasporti e pacchetti vacanze, che se da una parte sta dando una mano ai conti degli operatori, dall’altra rischia di scoraggiare ulteriormente una domanda interna già di per sé debole.

Non solo. Da affrontare rimangono molti dei nodi ormai strutturali del mercato turistico italiano, dalla regolamentazione di concessioni balneari e affitti brevi – nonostante le novità in materia fiscale introdotte dalla manovra di bilancio approvata a fine anno – all’adozione di misure concrete volte a incentivare la destagionalizzazione, anche in chiave anti-overtourism, indicata dal Ministero del Turismo come una delle priorità di intervento per i prossimi mesi.

Il personale che non si trova

Infine, la difficoltà di reperimento del personale: secondo i primi insight diffusi da Horecapiù, divisione specialistica dell’agenzia per il lavoro Lavoropiù, ancora a novembre scorso si osservava come circa il 50% delle posizioni aperte nel settore rimanesse inevaso, nonostante un incremento del 35% nella richiesta di professionisti rispetto all’anno precedente. Continuano a mancare soprattutto receptionist, cuochi, camerieri, baristi. Ed è da qui, soprattutto, che gli albergatori dovranno ripartire nel 2024.

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