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Il lusso del cuore e del tempo: intervista ad Aurelio Giraudo

La nostalgia dell’Italia, l’idea di un lusso che nasce dal cuore e ha a che fare con il tempo – e con il personale a disposizione –, il futuro in un hotel di città: il general manager del Baglioni Resort Sardegna racconta del suo rientro a casa dopo i lunghi anni trascorsi all’estero

La nostalgia dell’Italia, l’idea di un lusso che nasce dal cuore e ha a che fare con il tempo – e con i

Di Silvia De Bernardin, 17 Luglio 2023

Aurelio Giraudo è un manager alberghiero di lungo corso – e Cavaliere del Lavoro. Per oltre 40 anni ha lavorato per i grandi nomi dell’hôtellerie internazionale – Raffles, Four Seasons, Banyan Tree, The Regency, Fairmont, Kempinski, Marriott, Accor. E ha girato il mondo: Kuwait, Kuala Lumpur, Marrakech, Bangkok, Taiwan, Emirati Arabi. Dalla scorsa primavera è il nuovo General Manager del Baglioni Resort Sardegna. Un incarico per il quale – dopo oltre 20 anni trascorsi all’estero – ha deciso di tornare in Italia. In questa intervista ci racconta il perché di questa scelta e come ha trovato l’ospitalità italiana al suo rientro a casa.

Dopo moltissimi anni ha deciso di tornare. Come mai? E, soprattutto, vista con gli occhi di chi è stato tanto fuori, “come sta” l’ospitalità italiana?

Sono rientrato in Italia per diverse ragioni. A 62 anni ho pensato che fosse arrivato il momento di restituire qualcosa del know how appreso all’estero – e la legge sul “rientro dei cervelli” lo ha favorito fiscalmente. E poi, sentivo nostalgia dell’Italia. Sono rientrato in un periodo particolare, nel quale è difficile trovare persone che abbiano voglia di lavorare nel turismo, che è un settore lasciato un po’ in balia delle onde e questo mi rattrista. Anche se c’è molta professionalità in chi questo lavoro lo fa. 

Ecco, il tema del personale. Che idea si è fatto della situazione italiana?

Oggi il personale è molto informato e non è disposto a fare più di quanto ritiene sia giusto o che è stato concordato. Forse si sconta il fatto che spesso in passato le persone non sono state retribuite in modo adeguato. L’ospitalità in Italia si trova in una situazione di stallo. Se guardiamo al lusso all’estero – parlo di Asia e Medio Oriente perché in Europa la situazione è la stessa dell’Italia – il livello è molto più alto non perché siano più bravi ma perché per una persona di staff qui, lì ce ne sono tre e il servizio ne è avvantaggiato. 

A proposito del lusso, c’è una aspetto sul quale, con la ripresa post-Covid, concordano gli addetti ai lavori: per fare il salto di qualità – anche rispetto ai competitor europei e non solo – l’Italia dovrebbe posizionarsi di più su questo target. Cosa manca al lusso italiano?

Il lusso in Italia c’è, le strutture di lusso ci sono in tante destinazioni e ci sono sempre più le grandi compagnie. È il personale che manca. Il personale formato su un’idea di lusso che comincia non dalle mani e dal fare, ma dal cuore. Il lusso per me è il tempo, non si misura con la forchetta d’argento o con la tovaglia di seta ma con chi ti porta la tovaglia, con il modo nel quale la mette e con il tempo che ha a disposizione per l’ospite. In Italia spesso abbiamo il problema che chi lo tratta, il lusso di questo tipo non lo ha mai visto. 

In passato ha raccontato di aver voluto portare un tocco di italianità nelle strutture all’estero nelle quali lavorava. Qui al Baglioni, invece, cosa sta portando delle esperienze maturate fuori Italia?

Il Baglioni è una compagnia molto italiana, sono i maestri dell’italianità. Da parte mia, posso portare un po’ di internazionalizzazione, che non fa mai male. In generale, nelle strutture italiane c’è bisogno di un po’ di international management. In Italia talvolta c’è una visione diversa, per esempio rispetto a quelle che sono le mansioni del direttore, che qui fa delle cose mentre all’estero ha dei collaboratori per determinate operazioni. Io stesso sto lavorando su di me per un riposizionamento manageriale rispetto a quello che è il modello italiano. 

A un ragazzo che fosse all’inizio della carriera suggerirebbe di andare all’estero?

Questo è un lavoro che deve piacere, che va misurato prima che col portafoglio col cuore. Un lavoro che va amato, che non si può scegliere perché non ci sono alternative, come magari si faceva un tempo. Deve piacerti il servizio al cliente e il sentirti professionale. Se è così, allora poi è un lavoro che ti gratifica molto e che ti dà la possibilità di vedere il mondo senza bisogno di comprare un biglietto aereo. Detto questo, sì, certamente, il mio consiglio è quello di andare all’estero. Non consiglierei di fare la trafila che si faceva una volta, di andare in Germania, in Francia o in Spagna, ma di andare in Asia o nei Paesi Arabi: lì c’è davvero il nuovo futuro dell’ospitalità.

E a proposito del suo di futuro, lo vede in Italia o nuovamente all’estero? 

Nella vita mai dire mai però mi piacerebbe che il mio futuro fosse in Italia, possibilmente con il Baglioni e possibilmente con un trasferimento, nei prossimi due anni, in città, a Milano, Roma, Firenze o Londra, rimanendo comunque in Italia o in Europa.

Per approfondire: In giro per il mondo con Baglioni Hotels&Resorts

Continuità e occasioni di crescita professionale all’interno del gruppo. È questa la ricetta messa in campo da Baglioni Hotels&Resorts per attrarre e trattenere il proprio personale. “Cerchiamo di dare continuità alla stagione estiva di sei mesi qui in Italia dando la possibilità alla persone, nella restante parte dell’anno, di fare esperienza nelle altre strutture del gruppo in città, alle Maldive o a Londra”, spiega Aurelio Giraudo. “In questo modo – sottolinea – riusciamo a dare un tocco di italianità alle strutture all’estero e, contemporaneamente, le persone possono arricchire la propria professionalità sentendosi maggiormente valorizzate”. Intanto, la stagione estiva al Baglioni Resort Sardegna “è cominciata molto bene – racconta il General Manager – con una domanda molto alta e superiore a quella del 2022 sia per le camere che per le Baglioni Villas, in modo particolare per quanto riguarda i mercati esteri”. Situata a 20 minuti dall’aeroporto internazionale Olbia Costa Smeralda, la struttura – inaugurata nel 2021 – è particolarmente orientata alle famiglie e alle coppie. Con 78 camere e suite e due ville private dall’architettura lineare, caratterizzate da arredi che richiamano i colori del paesaggio naturale circostante, il resort si affaccia sulla spiaggia cristallina di Lu Impostu e conta un parco privato di 4 ettari, una piscina di 25 metri, 2 piscine per i più piccoli e 1 kids club. A completare l’offerta, la cucina stellata dello Chef Claudio Sadler con il ristorante gourmet 1 stella Michelin Gusto by Sadler.

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