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Il progetto di un animo sognatore

Di Massimiliano Sarti, 2 Luglio 2010

Come tutti gli antichi manieri, il castello di Spessa esercita un sottile fascino anche sul visitatore più distratto. E non è solo per la raffinata eleganza degli edifici e per la bellezza del parco secolare che lo circonda ma anche per la sua storia millenaria, densa di avvenimenti e personaggi celebri. Su tutti, Giacomo Casanova, che tra le dolci colline di questo tratto del Collio friulano trascorse parecchie settimane, ospite dell’allora proprietario, il conte Luigi Torriani. Del castello, Casanova amava soprattutto il vino, come si può leggere nelle sue Memorie, e naturalmente le belle donne: una di queste, Sgualda, che prestava servizio al maniero, gli procurò le solite noie che lo rincorrevano per mezza Europa costringendolo spesso a cambiar dimora. Questa volta fu lo stesso conte ad aversene a male: i due arrivarono persino alle mani e Casanova fu obbligato, giocoforza, a trasferirsi nella vicina Gorizia.
Lo charme discreto del morbido paesaggio collinare di Spessa non è però cessato con la partenza dell’avventuriero veneziano e perdura ancora ai giorni nostri. Tanto che di questa località di Capriva del Friuli, in provincia di Gorizia, si è innamorato pure l’attuale titolare, Loretto Pali: «Quando acquistai il maniero e la sua tenuta, negli anni 80 del secolo scorso, la mia intenzione era semplicemente quella di diversificare i miei investimenti. Poi cominciai ad appassionarmi del vino, che qui vanta una lunga tradizione, e decisi di dare il via all’azienda vitivinicola Paliwines. Da lì a pensare a un complesso ristorativo-ricettivo, il passo fu relativamente breve».
Amante della storia, dall’animo un po’ sognatore, Pali non ha resistito, insomma, alla tentazione di riportare la vita nei corridoi e nelle sale dell’antico maniero. «Mi ritengo un uomo fortunato. Perché sono riuscito a fare quello che mi piace: dare valore alla cultura e alle radici del mio territorio e creare qualcosa che rimarrà nel tempo. Certo, 20 anni fa molti qui mi davano del matto».
In effetti il progetto era ambizioso: immerso nel verde di un magnifico giardino all’italiana, il castello è oggi il cuore di un ampio resort con campo da golf 18 buche, club house con bar ristorante (aperto anche a chi non gioca a golf), azienda vinicola e wine store dove si trovano vini pregiati e delizie del territorio. In quelli che anticamente erano i rustici è stata poi ricavata la Tavernetta al castello: ristorante gourmand con dieci camere dall’atmosfera country-chic, dalle cui terrazze si gode una splendida vista sul paesaggio collinare e sul green. «E non è certo finita qui», riprende Pali. «A settembre abbiamo intenzione di ampliare ulteriormente il nostro campo da golf. E poi sono già avviati i progetti per una nuova struttura, destinata alle lunghe permanenze, e per un centro benessere».
Il successo del complesso deriva da un giusto mix di calore e qualità del servizio. «Ma devo ammettere che siamo anche stati fortunati», aggiunge Pali. «Poco dopo l’acquisto della tenuta, infatti, il crollo del Muro di Berlino ha ridato al Friuli, a quel tempo area marginale ai confini del mondo occidentale, il suo ruolo storico di snodo centrale all’interno della più ampia regione mitteleuropea. E questo sta favorendo notevolmente i flussi turistici verso questa zona, che ora cominciano ad arrivare anche dalle zone orientali del Vecchio continente».
Mercati di riferimento del Castello di Spessa sono soprattutto l’Austria e la Baviera. Ma non mancano, naturalmente, i viaggiatori italiani e di altri paesi del mondo. «La difficoltà principale», ammette Pali, «è quella di trovare il personale adeguato, soprattutto a livello di quadri. Anche perché il Friuli è una regione dalla vocazione turistica relativamente recente e molto concentrata sull’offerta balneare. E noi qui abbiamo bisogno di persone competenti, con una visione strategica del lavoro e allo stesso tempo una profonda conoscenza del territorio. Ma non sempre è facile trovarle».
L’idea, in prospettiva, «una volta che saremo definitivamente strutturati, è quella di valutare anche possibili affiliazioni a qualche brand internazionale, in grado di aumentare la nostra visibilità a livello globale. Il target, però, non cambierà e sarà sempre formato da clienti di livello medio, medio-alto: soprattutto famiglie, sportivi e amanti dell’enogastronomia».
Per il resto, come recita il manuale, la parola d’ordine è destagionalizzare: «Dalla primavera all’autunno godiamo di un’occupazione abbastanza stabile», conclude, infatti, Pali. «Per migliorare il nostro appeal invernale stiamo così pensando di organizzare qualche evento capace di fare da traino alla nostra offerta ricettiva. Sulla scia, peraltro, di quello che già facciamo durante le altre stagioni». Il riferimento è al tradizionale concorso letterario che ogni primavera si svolge al Castello di Spessa. Nonché al nuovo premio cinematografico di luglio. Entrambi dedicati a Giacomo Casanova, e a chi altri se no?, sono riservati rispettivamente «alla migliore opera ispirata ai valori di libertà, della tolleranza e dell’apertura alle altre culture» e alla pellicola con la scena più seduttiva dell’anno.

I padroni di casa della Tavernetta

Trovare il personale adeguato non è più certo il problema della Tavernetta al castello: il ristorante gourmand inserito nel complesso del Castello di Spessa. Qui lo chef Tonino Venica e il maître sommelier Maurizio Dall’Osto sono i veri padroni di casa di un ambiente accogliente, dall’atmosfera al contempo informale ed elegante: uno spazio che incarna perfettamente quello spirito di lusso casual spesso associato a forme di ospitalità di qualità e dai toni contemporanei. Entrambi friulani doc, si dedicano con meticolosa premura alla cura di ogni singolo ospite, di cui paiono capire carattere ed esigenze dopo pochi istanti. «Da noi non esistono situazioni standard», racconta Venica. «Qui ognuno è speciale. Quando Maurizio arriva in cucina ha un appellativo per tutti: “clientone”, “megaricco”, “uno importante”. È sottinteso, perciò, che ciascuno di loro merita un trattamento esclusivo. E allora a me e alla mia brigata tocca spesso fare i salti mortali per accontentare tutti».
Anche perché, ovviamente, tutte le materie prime utilizzate in cucina sono rigorosamente fresche di giornata. «Non sempre è facile capire come organizzare gli acquisti», racconta ancora Venica. «A volte non ci dormo la notte. Cerco di andare a intuito. Ma, soprattutto, tengo sempre perfettamente a mente cosa c’è nei nostri frigoriferi: l’unico sistema per limitare al massimo gli sprechi e ottimizzare le nostre riserve». La proposta della Tavernetta al castello, in particolare, è rappresentata da un adeguato mix di prodotti teso a soddisfare le esigenze sia di chi cerca ricette ispirate ai sapori del territorio, sia di chi, invece, preferisce piatti dai gusti più internazionali. «Bisogna accontentare un po’ tutti», conclude Venica. «Perché è vero che la cucina stagionale a chilometro zero è probabilmente la migliore, sia dal punto di vista etico sia da quello salutare. Ma non sempre incontra i gusti del pubblico. Prendiamo, per esempio, le radici. Appartengono alla tradizione contadina: i nostri nonni ne facevano moltissimo uso. Dicevano che servivano a purificare il corpo. Soprattutto in primavera, dopo un inverno passato a mangiare cibi molto calorici. Il gusto amarognolo di molte di loro, però, non incontra più le preferenze dei palati contemporanei. Per utilizzarle devo perciò elaborare piatti ad hoc, con ingredienti che riescano ad addolcirne, almeno in parte, il sapore. Senza dimenticare, infine, che tra i clienti c’è sempre chi, prima o poi, ti chiede le fragoline di bosco a febbraio».

La storia

La storia del castello risale addirittura all’epoca romana. La particolare conformazione del territorio su cui sorge e il ritrovamento di alcuni manufatti di origine romana hanno fatto supporre, infatti, l’esistenza di una torre di avvistamento già ai tempi dell’antica Roma. Al 1200 circa pare, invece, risalire la data di fondazione dell’attuale castello: una costruzione sul colle di Spessa, probabilmente appartenente alla famiglia Ungrispach. Le vicende del maniero sono poi legate, fino al Quattrocento, alla storia della vicina città di Cormons. Dopo vari passaggi di proprietà, quindi, il castello passa, nel Cinquecento, nelle mani della famiglia Torriani di Valsassina, che ne detiene il possesso per circa 300 anni. E proprio uno di loro, il conte Luigi Torriani, ospita prima Giacomo Casanova nel 1773 e poi, tra il 1779 e il 1780, il librettista di Wolfgang Amadeus Mozart, Lorenzo da Ponte. Dal diciannovesimo secolo ricomincia, infine, il valzer dei passaggi di proprietà, che si conclude solo negli anni 1980 con l’avvento di Loretto Pali e della sua Paliwines.

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