Il miglior periodo dell’anno non è quello coincidente con le vacanze estive, il periodo di Pasqua o il ponte dell’Immacolata: il periodo migliore è quello tra Capodanno e il 10 gennaio. In questi giorni si vive un clima irreale, i problemi sono accantonati, rimandati a un momento indefinito e, non importa dove ci si trovi, si vive con leggerezza un’atmosfera frizzante di incosciente serenità. Sarà forse perché le scuole sono chiuse e il ritmo della vita è molto più lento; sarà perché, finita la sbronza dei regali, si assapora la soave lievità di cose terminate che ci lasciano liberi da pensieri, seppur minori; sarà forse perché si comincia a pregustare l’allungamento delle giornate o forse perché, con l’Epifania in mezzo, si perde il senso della continuità del lavoro; per questo e, sicuramente, per altri motivi, questi sono giorni da assaporare.
Poi però arriva il 10 gennaio e, come se si fosse girato un interruttore, si ritrovano le problematiche precedenti, in cui non è sempre agevole districarsi. Ci eravamo lasciati l’anno scorso con riflessioni non propriamente positive sull’economia e sulle prospettive del turismo; riprendiamo allo stesso modo.
Il presidente del consiglio ci rassicura sullo sviluppo mentre il ministro dell’economia ci dice che stiamo nuovamente avvitandoci; si legge che l’anno scorso è stato creato un elevato numero di imprese, dimenticando che, probabilmente, questo rappresenta un modo per sfuggire alla disoccupazione e che, strette tra gabelle, oneri e ostacoli di tutti i tipi, probabilmente molte di queste non avranno lunga vita.
Innocenzo Cipolletta, che vanta un percorso di studi e incarichi di assoluta eccellenza, nel suo recente saggio, «Banchieri, politici e militari», edizioni Laterza, afferma che le crisi economiche sono la diretta conseguenza delle guerre e che anche l’attuale risponde alle conseguenze dei conflitti attualmente attivi in Iraq e Afghanistan. In un passaggio dell’introduzione afferma: «Guerre, debiti e crisi globali sono una sequenza già vista. Una sequenza che rischia di ripetersi in futuro…».
Se così fosse, allora, in presenza di queste situazioni belliche non ancora risolte, l’attuale crisi non dovrebbe essere in via di soluzione a breve e dovremo quindi attenderci un persistente periodo di difficoltà. In una materia come l’economia, suscettibile di valutazioni discordanti, vogliamo sperare che Cipolletta abbia torto e ci auguriamo, augurando a tutti, che non ci sia la necessità di aspettare il periodo tra Capodanno e il 10 gennaio 2012 per goderci nuovamente un po’ di serenità.
Il periodo tra Capodanno e il 10 gennaio
Di Antonio Caneva, 14 Gennaio 2011
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