C’è chi sostiene di registrare domanda e permanenze medie in crescita, ma pure chi palesa la preoccupazione per quanto già avvenuto a Londra durante le ultime Olimpiadi, quando molta parte dei tradizionali flussi incoming verso la capitale britannica furono dirottati altrove per timore di un rincaro eccessivo delle tariffe. A due mesi circa dall’inaugurazione dell’Expo milanese, i player dell’industria turistica italiana mostrano sentimenti contraddittori nei confronti della prossima Esposizione universale. Lo ha evidenziato una recente tavola rotonda organizzata alla Bocconi, dal master in economia del turismo dell’università milanese in collaborazione con Skål International. Dietro alle dichiarazioni trionfalistiche sulle sorti magnifiche e progressive di Expo, spesso rilasciate per ragioni di opportunità, si nasconde insomma un quadro dai toni decisamente più sfumati e non sempre brillanti: una sorta di pendolo che oscilla inesorabile tra gli estremi opposti degli Expottimisti e degli Exporealisti.
Ad aprire le danze, portando avanti le ragioni dei primi, è stato quindi il presidente di Best Western Italia, Gianfranco Castagnetti, che ha snocciolato una serie impressionante di dati positivi riguardanti i 22 hotel del gruppo situati nell’area di Milano (2.038 camere complessive). I numeri relativi alle prenotazioni per maggio e giugno 2015, i primi due mesi di Expo, segnalerebbero infatti a oggi incrementi dei ricavi del 200% e del 70%, rispetto all’anno scorso. La crescita sarebbe il frutto sia di un aumento delle tariffe medie (+31% per l’intero semestre di Expo, da 136 a 178 euro), sia di un allungamento dei tempi di permanenza, passati dai 2,2 giorni del 2014 agli attuali 3,3. Un mutamento radicale che avrebbe avuto ripercussioni anche sulla composizione del mercato, oggi maggiormente caratterizzato dalla domanda proveniente da Cina e Centro-Sud America, ma anche dall’Europa e dalla stessa Italia.
A ricordare i numeri ufficiali di Expo ci ha invece pensato il ceo di Uvet Itn Travel Network, Enzo Carella, ribadendo le attese per 20 milioni di visitatori complessivi e sottolineando come i rappresentanti dell’Esposizione universale sostengano di aver già venduto 8 milioni di biglietti tre mesi prima della data di inaugurazione ufficiale. Peccato che, come sempre avviene in questi casi, la maggior parte dei tagliandi staccati sia finora andata a rivenditori ufficiali, che devono ancora distribuirli a chi poi effettivamente visiterà Expo. D’altronde bisogna doverosamente riconoscere che il gruppo Uvet, a cui appartiene il network guidato da Carella, ha investito molto nell’Esposizione universale: non solo è infatti partner di ben 18 paesi espositori, tra cui gli Stati Uniti, a cui fornirà vari servizi di viaggio, logistica e organizzazione di eventi, ma ha anche comprato, in formula vuoto-pieno, qualcosa come 1 milione di camere nell’area milanese per il semestre della manifestazione. Un’iniziativa volta soprattutto a garantire soluzioni di soggiorno adeguate ai propri tradizionali clienti corporate, senza tuttavia trascurare la possibilità di venderne parte anche ai visitatori dell’evento. Il tutto per un investimento complessivo di cui non si conosce l’entità esatta, ma che non può che essere stato decisamente cospicuo. Ecco allora che qualche piccola preoccupazione in merito al ritorno atteso comincia ad affiorare qua e là tra le righe: «Le attività di promozione istituzionale sarebbero dovute iniziare 18-24 mesi prima dell’evento. Invece si è cominciato appena un centinaio di giorni prima. Non è sufficiente», ha dichiarato, infatti, lo stesso Carella. «Noi però rimaniamo comunque fiduciosi, soprattutto per il grande potere attrattivo che ha una destinazione come l’Italia». Parole, tuttavia, somiglianti più a una speranza che a una prospettiva razionale. E in effetti, a margine dell’evento, il ceo di Uvet Itn avrebbe ammesso qualche difficoltà nella vendita delle camere, soprattutto per il bimestre di luglio-agosto: «Si tratta di un periodo nel quale la domanda corporate è tradizionalmente debole. Dovremmo quindi concentrarci maggiormente sui viaggiatori leisure». Il problema, ha aggiunto Carella, è che qualche hotel partner si è un po’ spaventato è ha cominciato a praticare politiche tariffarie assimilabili al dumping: «Ci stiamo parlando e credo che presto sistemeremo tutto», ha tuttavia concluso.
Il barometro dell’umore nei confronti di Expo è stato quindi prontamente spostato di nuovo verso l’ottimismo da Luigi Battuello di Sea Aeroporti Milano: il direttore commerciale non aviation della società che gestisce gli scali meneghini ha infatti asserito che la propria compagnia si sta preparando ad accogliere, durante l’Esposizione universale, una cifra pari a 1,5 milioni di passeggeri in più rispetto al normale flusso del semestre. E persino una società di affitti di appartamenti e residence come Halldis (da non confondersi peraltro con realtà della cosiddetta sharing economy, quali Airbnb) starebbe registrando numeri più che positivi: «L’anno scorso la permanenza media degli ospiti nelle nostre unità abitative è stata di 38 giorni», ha spiegato infatti il direttore sviluppo immobiliare del gruppo, Vincenzo Cella. «Al momento, invece, le prenotazioni finora effettuate fanno salire tale media per il 2015 a quota 50 giorni».
Ma non tutti condividono l’entusiasmo generale: «Non non forniamo numeri, perché non siamo dei maghi», ha aperto significativamente il proprio intervento Sofia Gioia Vedani. Il ceo di Planetaria Hotels (cinque gli alberghi del gruppo situati nell’area milanese) ha quindi proseguito stigmatizzando la carenza di infrastrutture adeguate e l’assenza di un calendario unificato degli eventi: «Così è semplicemente impossibile pianificare razionalmente qualsivoglia strategia di pricing». Le preoccupazioni principali, tuttavia, riguardano l’andamento del business tradizionale: «A livello di prenotazioni effettive, il nostro mese migliore, al momento, è quello di novembre», ossia quando Expo sarà finita, ha infatti fatto notare il general manager di Planetaria, Damiano De Crescenzo. «Molti dei nostri clienti abituali ci hanno già segnalato la loro intenzione di spostare il proprio soggiorno da noi a date posteriori all’Esposizione universale, mentre i meeting planner stanno pensando di organizzare i loro eventi 2015 lontani da Milano».
Nonostante tali criticità, Expo sta avendo per lo meno il merito di spingere gli albergatori lombardi a fare qualche investimento per migliorare la propria offerta. Nessun impiego di grandi capitali per restyling strutturali, ha concluso ancora Sofia Gioia Vedani, perché in questo periodo di economia stagnante sarebbero esborsi impossibili da sostenere per molti, ma interventi atti soprattutto a migliorare la qualità del servizio: «Noi di Planetaria, per esempio, abbiamo recentemente introdotto un nuovo programma f&b dedicato alla filosofia della permacultura (per un’alimentazione sostenibile e la riduzione degli sprechi, ndr), in linea proprio con il tema di Expo, «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Non solo: stiamo anche lavorando per inaugurare, in molte delle nostre proprietà, una lounge ad hoc dedicata all’Esposizione universale. Pensiamo a un luogo reale, dove i nostri ospiti possano incontrarsi e condividere le proprie esperienze di persona, al di fuori dei contesti social tanto di moda ma pur sempre solo virtuali».
Il pendolo dell´Expottimismo
Oscilla tra poli opposti la fiducia dei player del turismo nell'Esposizione universale
Di Massimiliano Sarti, 12 Marzo 2015

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