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Il mood è sempre positivo

Brexit e crisi geo-politiche non spaventano operatori e investitori, che si sono dati come ogni anno appuntamento da tutto il globo all'Ihif di Berlino

Brexit e crisi geo-politiche non spaventano operatori e investitori, che si sono dati come ogni anno appuntam

Di Antonio Caneva, 23 Marzo 2017

Una panoramica sullo stato dell’arte dell’ospitalità mondiale. Questo è oggi l’International hotel investment forum, che da 20 anni a questa parte precede nella capitale tedesca un altro evento di portata globale come l’Itb di Berlino. All’InterContinental c’erano davvero tutti, o quasi: gli amministratori delegati delle più importanti compagnie alberghiere, insieme ai rappresentanti delle agenzie online, alle più influenti società di consulenza europee e ai manager di diversi fondi di investimento. Persino la nostra Penisola si è presentata compatta nella vetrina istituzionale di Italia Hospitality (si veda, a tal proposito, il box nella prossima pagina, ndr).
Tra qualche notizia nuova (pochi per la verità gli annunci quest’anno) e numerosi interventi di spessore, essere all’InterContinental Berlin durante la tre giorni dell’Ihif ha significato perciò soprattutto respirare il mood dell’industria. Almeno in Europa, dove il sentimento prevalente tra investitori e operatori si trova ancora in area positiva, nonostante al di là dell’Atlantico in molti si stiano oggi domandando quando assisteremo all’inversione del ciclo. Neppure Brexit e il pericolo dell’instabilità politica nella Ue è infatti in grado di scalfire l’ottimismo del Vecchio continente. Anche se a raccontarlo è stato un convinto sostenitore dell’uscita del Regno Unito dall’Europa come Roger Bootle, presidente della società di ricerche londinese Capital Economics. Il che non ha mancato di provocare qualche stortura di naso in platea.
Di futuro hanno invece parlato, tra le altre cose, i ceo di Ihg e della britannica Whithbread (il gruppo di Premier Inn, per intenderci), Richard Solomons e Alison Brittain. Per quest’ultima, in particolare, l’intelligenza artificiale e la robotica saranno i principali fattori di cambiamento dei prossimi 20 anni, mentre Solomons, dopo aver sottolineato quanto importante sarà la tecnologia per «consentirci di conoscere meglio gli ospiti», ha anche accennato al tema brand: per il ceo di Ihg è fondamentale contare su marchi con un’identità precisa, senza rincorrere il mercato con la logica da raccolta delle figurine “celo-manca”.
Direttamente dagli Stati Uniti, Arne Sorenson di Marriott International ha rivelato i propri timori per il montante populismo a livello globale: una vera minaccia per l’industria dell’ospitalità. Il ceo di quella che è oggi la più grande compagnia al mondo, Marriott International, ha rimarcato come su temi quali la gestione degli immigrati e dei rifugiati il consenso non sia affatto condiviso. Sorenson si è quindi detto preoccupato che troppi paesi, «incluso il mio», si stiano chiudendo verso l’interno. Non bisogna infatti dimenticare che il 10% del pil a stelle e strisce proviene proprio dal settore dei viaggi, ha aggiunto Sorenson, che a Berlino ha pure ricevuto il premio Ihif alla carriera.
Più concentrato sul proprio gruppo è stato invece l’intervento del ceo di un’altra delle compagnie oggi molto attive sul mercato. Ma Sébastien Bazin di AccorHotels ha anche lasciato intendere qualcosa di più (e di non necessariamente positivo per chi lavora in albergo): dicendosi infatti molto orgoglioso dei 240 mila dipendenti della propria compagnia, ha fatto tuttavia notare come nessuno degli operatori digitali oggi di maggior successo sia al contempo tanto labor intensive e “asset heavy” (ossia con tanti capitali investiti in immobili, ndr) quanto Accor. Ha poi aggiunto che l’hôtellerie continuerà senz’altro a essere un business sostenibile, ma difficilmente il settore potrà crescere nel prossimo futuro a ritmi superiori al 10% annuo, mentre realtà come Expedia, Booking.com, Uber e altri continueranno a registrare tassi di espansione pari anche al 40%.
Fortunatamente, giusto il ceo di Expedia, Dara Khosrowshahi, ha provato a rassicurare i presenti sostenendo che il proprio gruppo ha da tempo iniziato un processo di riduzione delle commissioni, i cui benefici devono ora essere progressivamente trasferiti a tutti i consumatori, gli azionisti e i partner della stessa agenzia online. Ma Khosrowshahi non ha perso l’occasione per fornire pure un piccolo suggerimento. Lo spunto arriva dall’attuale tendenza delle compagnie aeree a spacchettare la propria offerta in tanti elementi distinti: il posto a sedere, il cibo, il bagaglio… Secondo il ceo di Expedia è questa una modalità di pricing verso cui si dovrebbero indirizzare anche gli hotel.
In termini di prospettive di investimento, infine, il managing director di Str, Robin Rossman, ha spiegato come, nonostante le minacce terroristiche, il 2016 si sia rivelato tutto sommato un anno positivo per il business alberghiero. Per il 2017 Str si aspetta quindi grandi cose soprattutto ad Amsterdam, Barcellona, Dublino e Madrid, mentre Milano è inclusa nella lista delle destinazioni in ripresa (per varie ragioni), insieme a Bruxelles, Mosca e Parigi. Sulla medesima linea l’analisi di Jamie Chappell: il 2016, ha raccontato il global business director di Horwath Htl, è stato il terzo anno più importante in assoluto in termini di transazioni alberghiere. E anche il futuro si presenta roseo: «Le banche continuano a prestare. E se le società di private equity si stanno un po’ allontanando dal settore, cresce al contrario l’interesse dei fondi, soprattutto in Europa». Per l’international managing director di Christie & Co, Andreas Scriven, gli sviluppi alberghieri tenderanno infine a spostarsi dai mercati più maturi a quelli emergenti, mentre si assisterà a un incremento degli investimenti «provenienti dall’Asia e dal Medio Oriente, che favoriranno ulteriori operazioni di fusione e acquisizione. Non vedo insomma ancora la fine dei processi di consolidamento in corso». Si accentuerà inoltre la pressione dei cosiddetti “disruptor”, tanto da generare la necessità di ingenti investimenti per adattare l’offerta alberghiera alle «trasformazioni nei comportamenti di prenotazione dei consumatori».

La vetrina italiana

Si è presentata in forze Italia Hospitality all’International hotel investment forum di Berlino. Nel contenitore-vetrina pensato da Confindustria Alberghi, in collaborazione con l’agenzia del Demanio, Cassa depositi e prestiti e il ministero del Turismo, per promuovere i nuovi progetti destinati all’accoglienza, il direttore generale del Mibact, Francesco Palumbo, ha così tra le altre cose illustrato il Piano strategico del turismo appena approvato con la collaborazione di tutti gli stakeholders del settore. Un documento ideato per guidare le azioni del governo in materia di industria dei viaggi e dell’ospitalità nei prossimi cinque anni. «Il recupero del patrimonio immobiliare pubblico», ha invece dichiarato per parte sua il direttore dell’agenzia del Demanio, Roberto Reggi, «può davvero contribuire alla crescita del settore turistico – ricettivo in Italia. E il nostro progetto Valore paese – fari ne è un esempio concreto: nel biennio 2015-2016 sono andati a bando 29 edifici costieri, con i primi nove già aggiudicati per essere trasformati in strutture ricettive legate al mare e all’ambiente». Cassa depositi e prestiti ha quindi ribadito il proprio impegno, recentemente concretizzatosi con la sottoscrizione di un fondo immobiliare specificamente dedicato agli investimenti nel settore alberghiero. «L’obiettivo sotteso è multiplo», ha spiegato il direttore generale di Cdp Investimenti sgr, Marco Sangiorgio: «favorire la separazione tra proprietà immobiliare e gestione, nonché proporre un’occasione di impiego dei capitali a rischio moderato con un interessante flusso di cedole per gli investitori istituzionali». «La presenza italiana quest’anno a Ihif», ha quindi concluso il presidente di Confindustria Alberghi, Giorgio Palmucci, «testimonia dell’enorme crescita di attenzione al settore nelle politiche del paese. D’altronde, le occasioni di investimento interessano anche gli operatori internazionali, che si affacciano all’Italia considerando non solo le opportunità di business delle principali piazze del paese, ma attratti anche dalle potenzialità ancora inespresse delle località minori».

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