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Il lavoro nel turismo

Di Antonio Caneva, 8 Maggio 2001

Domenica mattina assistevo, svogliatamente, al commiato dal pubblico del giovane presentatore di successo di una trasmissione televisiva di attualità, arrivata, con l’estate, alla fine del ciclo di programmazione. Il presentatore, con gli occhi umidi e la voce incrinata, salutava gli spettatori e poi si lanciava nella celebrazione di coloro che avevano collaborato alla realizzazione della trasmissione, che, a suo dire, si erano sacrificati senza risparmiarsi; alzandosi presto al mattino, lavorando il sabato, la domenica, rinunciando alle festività del Natale, con grande spirito di abnegazione. Le telecamere poi facevano il giro degli studi presentando le 70 persone, dico 70, soffermandosi sui loro sorrisi soddisfatti e presentandoli per qualifica e quindi tornava dal presentatore che nuovamente li ringraziava, ricordando che senza loro e senza il loro spirito di sacrificio, non sarebbe stato possibile realizzare la trasmissione e quindi: “grazie, grazie di cuore, senza retorica”. Non saprei dire se questa scena si possa considerare umorismo involontario o retorica della non retorica. Facendo un parallelo con altri settori, come quello di cui sopra, chi lavora nel turismo sa perfettamente le difficoltà cui va incontro, ma quando in albergo si serve il pranzo di Natale nessuno si aspetta che il direttore entri in sala per ricordare: “non sarebbe stato possibile realizzare questo pranzo senza la collaborazione di: Luigi Bianchi e Francesco Verdi!”, o che a ferragosto il direttore generale del Tour Operator, con aria commossa, comunichi all’altoparlante: “non vi sareste potuti imbarcare per godervi le vacanze a Cuba se Celestina Brambilla, invece di andare con il fidanzato, di cui oggi ricorre il compleanno, non si fosse presentata al banco della sala gruppi! Standing ovation!” Ci sono attività che, rispetto a quelle tradizionali, impiegatizie, richiedono maggiore disponibilità e questa loro caratteristica, spesso, è considerata disincentivante. In effetti, per quanto attiene al turismo uno dei maggiori motivi d’abbandono della professione è considerato la necessità di accettare le turnazioni, ma dietro questo aspetto negativo si celano valori assolutamente rilevanti. Nella crescita professionale bisogna saper accettare le sfide; la condivisione delle problematiche, pur con qualche sacrificio, deve essere vissuta come aspetto essenziale e, spesso, serve per fare selezione tra chi vuole realmente riuscire e chi invece aspira alla routine.

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