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Il gotha nell’antico convento

Di Floriana Lipparini, 18 Luglio 2003

Ricevere premi per Mario Ferraro sta diventando un’abitudine. Agli alberghi che dirige i riconoscimenti, a quanto sembra, non mancano mai. Fu così al Santa Lucia di Napoli, ed è così anche adesso che è direttore del San Domenico Palace Hotel di Taormina, pluripremiato in Italia e all’estero. I lettori di Harper’s l’hanno giudicato il migliore albergo storico del mondo. Di recente, gli è stato attribuito il Reader’s Choice Award 2003, organizzato dalla Condé Nast, che lo ha classificato “migliore albergo di vacanza in Italia 2003”.
“Non c’è da meravigliarsi, perché il San Domenico è conosciuto in tutto il mondo, fa parte da sempre del Gotha internazionale. Ha sofferto un periodo di decadenza negli anni 90-90, ma poi è entrato a far parte di Turin Hotels International che l’ha riposizionato, riportandolo agli antichi splendori”, mi spiega Ferraro.
Il giovane direttore del San Domenico ha una formazione e un curriculum di tutto rispetto. Nato ad Amburgo da genitori italiani, si è diplomato in Germania ed è quindi perfettamente bilingue. Viaggiando in Inghilterra e negli Stati Uniti ha perfezionato l’inglese, specializzandosi nei vari aspetti del management alberghiero. La sua storia professionale è iniziata all’Hotel Palace di Capri, per proseguire in Germania e negli Stati Uniti. Di ritorno in Italia, nel 1992 ha assunto la vicedirezione del Grand Hotel Santa Lucia di Napoli, diventandone direttore nel 1997. Infine la prestigiosa direzione del San Domenico Palace di Taormina con la sua messe di premi, di cui è interessante capire le motivazioni.
“Abbiamo una clientela leisure di altissimo livello. Il nostro obiettivo è quello di rendere indimenticabile il soggiorno al San Domenico riuscendo a far respirare ai nostri ospiti quel clima dei grandi alberghi storici che stanno un po’ scomparendo. Puntiamo su servizi molto personalizzati e su livelli di eccellenza in ogni aspetto dell’accoglienza, dalla bellezza degli arredi nelle camere e negli spazi comuni, dove si trovano pezzi antichi e quadri preziosi, alla ristorazione di superba qualità, all’efficienza tecnologica del centro congressi”, prosegue Ferraro. “Ma nell’hotel non esageriamo con la tecnologia, per non guastare quell’atmosfera morbida e raffinata caratteristica del San Domenico, che è una sorta di museo, un monumento nazionale”.
Difatti il restauro, che ha interessato tutte le camere, le aree comuni, l’impiantistica, è stato condotto nel più rigoroso rispetto dello stile originale. Il bellissimo edificio, affacciato sul Teatro Greco e sullo splendido mare di Taormina, circondato da rigogliosi giardini, è ricavato da un convento quattrocentesco, di cui serba ancora le strutture. Il bellissimo chiostro è stato trasformato nel centro congressi più suggestivo che si possa immaginare, dove per tradizione, oltre alle convention aziendali, si ospitano eventi politici di altissimo livello, vertici dell’Onu e e dell’Unione europea. “In settembre avremo la Conferenza dei ministri europei dell’agricoltura, nell’ambito del semestre italiano”, conferma il direttore.
Un luogo speciale, insomma, che vive in una sfera speciale, al top dell’hôtellerie. Ma naturalmente la crisi ha colpito anche qui. Una leggera flessione della clientela statunitense, tedesca e giapponese, come in tutti gli alberghi di gran lusso. “Oltre alle crisi dovute agli eventi politici e alla Sars, anche la questione valutaria, con il cambio euro-dollaro sfavorevole per gli stranieri, ci fa perdere clientela”, precisa Ferraro.
L’ultima domanda è per svelare il segreto del suo stile di direzione. “Ho un approccio tecnico e conservatore al medesimo tempo”, mi risponde. “Mi piace gestire il management con metodi innovativi ma anche valorizzare gli aspetti più tradizionali dell’ospitalità”. Evidentemente, un mix di successo.

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