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Il gioco, anche per il turismo

Di Antonio Caneva, 6 Aprile 2012

In Svizzera esistevano i Kursal, sale da gioco dove si poteva giocare la boule, una specie di roulette con nove numeri dove girava una palla di gomma e la puntata massima era di 5 franchi. Si sa però che il denaro non ha odore in nessuna parte del mondo e quindi, con l’intento di favorire il turismo, nel 1993, nella Confederazione, si è tenuto un referendum che ha avuto esito positivo e così, dal 1998, una legge consente l’apertura di casinò con tutti i giochi nei vari cantoni. Il gioco però porta assuefazione e, dall’apertura a oggi, ben 9.900 persone hanno avuto il divieto di frequentare le sale da gioco svizzere.
In Italia, invece, dal dopoguerra sono attivi solo quattro casinò (Venezia, St. Vincent, Campione, Sanremo), nati da situazioni economico-geografiche particolari e, malgrado le numerose sollecitazioni di varie zone turistiche, mai cresciuti nel numero.
Paese virtuoso il nostro che salvaguarda la moralità della popolazione?
Non è stato concesso l’aumento del numero di casinò che, comunque, avrebbero avuto una giustificazione turistica, per consentire l’introduzione di un numero enorme di giochi che ci rincorrono in ogni luogo, ora persino consentendo le scommesse dal telefonino. Un comunicato stampa di NetBet.it recita: «Con il nuovo gambling online da cellulare si prevede un ulteriore salto di qualità che, secondo NetBet.it, porterà a incrementare di un ulteriore 10% il movimento del gioco online. Per NetBet.it l’intero comparto dei giochi su Internet si attesterà così nel 2012 intorno ai 44 miliardi di euro».
Repubblica.it, il 23 marzo 2012, in un articolo riporta che il Cnr indica in mezzo milione i giocatori patologici nel nostro paese (il nostro è l’unico paese dove la crisi ha fatto crescere il fatturato dei giochi: + 25% a 80 miliardi, mentre nel resto del mondo decresce del 5%) e che il ministro della sanità, Renato Balduzzi, rilevata la gravità della situazione, segnala che in futuro le migliaia di giocatori compulsivi seguiti dai Serd (Servizi per le dipendenze) e dalle associazioni di volontariato dovrebbero essere curati gratuitamente dalle Asl.
Forse questo fenomeno è passato inosservato e lo Stato non se ne è reso conto? Il Sole 24 ore, in un articolo del 2010, riportava che Raffaele Ferrara, direttore generale dei monopoli, nel corso di una audizione alla commissione finanze della Camera indicava soddisfatto in 60 miliardi il fatturato dei giochi in Italia in quell’anno, con un gettito per l’erario di 8,6-8,7 miliardi, e che, secondo lui, quella era la strada su cui bisognava proseguire. Probabilmente per aumentare i ricavi dell’erario da destinare alle Asl, per curare gratuitamente i giocatori compulsivi

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