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“Il Copyright alla pasta e fagioli”

Di Gian Paolo Cangi (segretario generale Fic), 28 Aprile 2006

Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo di seguito l’editoriale di Gian Paolo Cangi pubblicato sul numero di marzo-aprile della rivista Il Cuoco, che tratta un argomento particolarmente interessante e discusso.

Basta conoscere un poco il mondo della comunicazione e della pubblicità per sapere che le notizie si possono anche «costruire» e che, se si è fortunati, si riesce anche a far scattare quel meccanismo della notizia amplificata, con il risultato di ottenere gratuitamente visibilità su stampa, tv e radio.
Sono fermamente convinto che questo sia il caso della notizia del «copyright delle ricette» – la tutela della Siae sui piatti firmati – lanciata da Heinz Beck e Filippo La Mantia e che è stata ripresa da tutti i giornali, dalle radio attraverso lunghe interviste e persino dalla tv, con la trasmissione Porta a Porta.
Non spetta a noi giudicare le strategie di comunicazione e di pubblicità, ma considerate che una pagina pubblicitaria su un quotidiano può costare 3.500 euro e un passaggio televisivo di soli 30 secondi da 40 a 90 mila euro e che a questi signori non è costato nulla.
Perché faccio queste considerazioni? Semplicemente perché ho avuto tante richieste da parte di persone che volevano sapere che cosa ne pensa la Fic di questa proposta di brevettare le ricette con il copyright. Come altre volte, anche in questo editoriale non esprimo la posizione ufficiale della Fic, ma la mia personale. Sono consapevole del ruolo che ricopro, ma ritengo che non possiamo comunque ignorare la questione sollevata dai due colleghi.
Da tanti anni si parla di codificare le ricette autentiche della cucina italiana, ma alla fine nessuno, compresi noi della Fic, è riuscito a codificare le ricette tradizionali, perché occorrono tante energie, un comitato di esperti a tempo pieno e poi, alla fine, chi può sostenere questi costi per fare un censimento generale delle nostre ricette? Poi si entra nel campo difficile delle libere interpretazioni che ogni chef aggiunge con la sua creatività alle ricette tradizionali, con il rischio di sconfinare nella cucina naïve.
Nel caso sopra descritto non si parla delle interpretazioni o delle rivisitazioni, ma di tutelare con il diritto d’autore le vere ricette innovative, che poi vengono copiate, ricopiate e anche reinterpretate dalla corrente o dai seguaci del momento. Ora, senza voler togliere il merito a nessuno per le sue nuove ricette che oggi vanno di moda, pensate per esempio al mitico «carpaccio»: nessuno si ricorda più chi l’ha inventato e oggi per carpaccio s’intende qualsiasi cosa tagliata sottilmente, che sia pesce spada, tonno, carne di cavallo, manzo, verdure ecc. È vero che ci sono piatti molto imitati, come il mitico «Raviolo aperto» di Marchesi o il «Risotto con la foglia d’oro», ma da qui a pensare al brevetto o al copyright delle ricette – che comporta la richiesta anche di una royality o la citazione dell’autore primario – è una strada che a mio avviso farà notizia, ma che resterà una follia del momento.
Anche l’associazione dei «Giovani ristoratori», che riunisce una sessantina di giovani talenti, aveva pensato a una sorta di marchio registrato delle ricette, ma poi alla fine ha scoperto che la cosa non poteva funzionare, perché sono tante le interpretazioni e perché di ogni opera o ricetta presentata all’ospite alla fine resta solo il ricordo piacevole del gusto e della presentazione. Quindi è un’opera che scompare, mentre dalla cucina esce un nuovo piatto e… basta solo una piccola variante di gusto e di cottura per dire questa e un’altra cosa.
Se dovesse davvero accadere che un giorno le ricette potranno essere brevettate o tutelate dal copyright, io sarò il primo a presentarmi alla Siae o all’ufficio brevetti della camera di commercio per depositare la «Pasta e fagioli» oppure gli «gnocchi», le «Triglie alla livornese» e a investire tutte le mie risorse economiche nel depositare e brevettare le ricette della nostra millenaria tradizione.
Con questa mossa potrò assicurarmi una felice vecchiaia e godermi il sole nell’isola incantata; tanto spaghetti alla carbonara o pasta e fagioli si vendono in tutto il mondo e non mi resterà altro che aspettare che arrivino i diritti d’autore alla mia banca.
Ma via non scherziamo! Anche se qualcuno pensa veramente che questo sia possibile ed è convinto che l’essere uno chef creativo e l’aver proposto una nuova ricetta possa legittimare questo percorso del brevetto o la citazione a memoria perenne: ricetta di…

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