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I senior e il mondo del lavoro

Di Antonio Caneva, 16 Settembre 2005

Continuamente mi avvicinano persone non più giovanissime, ma che nemmeno possono definirsi anziane, essendo la soglia dell’anzianità spostata in avanti, che mi sollecitano un parere sulle difficoltà di restare, o ancora peggio reinserirsi, nel mondo del lavoro.
È indubbio che le aziende in tempi recenti hanno preferito assumere collaboratori giovani, per definizione più flessibili e atti ad assorbire le diverse filosofie aziendali.
Leggendo però l’articolo di Gabriele Frantoni apparso su Italia Oggi lo scorso luglio si ha la percezione che le cose stiano cambiando in funzione principalmente di due ragioni: l’invecchiamento progressivo della popolazione e, soprattutto, di un fattore da tenere nella debita considerazione: l’esperienza.
Valutando il primo elemento ricaviamo, ad esempio, che negli Stati Uniti, secondo una stima del Dipartimento del lavoro americano, nel 2006 saranno più di 55 milioni i lavoratori di 45 anni o più (37% dell’intera forza lavoro) mentre quelli superiori ai 55 anni avranno raggiunto il 14,5% del totale con uno spostamento progressivo dell’età che farà sì che già l’anno successivo la percentuale aumenti di un punto. Questo argomento è cosi attuale negli States che è stato realizzato un sito internet specifico www.seniorjobbank.com che tratta le problematiche dei senior (over 50) nel mondo del lavoro, con un notevole seguito.
L’altro argomento che valorizza il lavoro delle persone non più giovanissime è l’esperienza, che va letta come dato direttamente proporzionale all’età, come strato che sedimenta con il tempo e con il vissuto di ognuno.
Non necessariamente l’esperienza è sinonimo di capacità (altrimenti lavorerebbero solo le persone anziane) ma è comunque un elemento essenziale per la formazione professionale che, se utilizzata in maniera appropriata, contribuisce in maniera determinante alla crescita aziendale.
Quello che spesso mortifica le persone non più giovanissime nella ricerca di impiego è la continua richiesta dell’età ed è anche vero che talvolta, in casi limite, si leggono richieste di personale giovanissimo che però debba avere già maturato notevoli esperienze. Però è anche vero che il mercato è formato da operatori che hanno pareri diversi e quindi, a fronte di chi preferisce collaboratori giovani (per la verità la maggioranza), c’è anche chi è lieto di relazionarsi con personale con maggiore esperienza. È importante però non fare dell’età un proprio limite o anche, come talvolta avviene, un alibi; lavorare è difficile per tutti e il modo di relazionarsi con il prossimo è quello che determina l’apprezzamento delle persone; il peggior biglietto da visita è l’atteggiamento sfiduciato (verso se stessi e verso gli altri) che mal si integra con le aspettative di in un mondo dinamico, quale quello in cui viviamo.

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