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I nuovi punti di forza del Diana

Di Antonio Caneva, 2 Marzo 2001

Cosa occorre per trasformare un sonnacchioso albergo milanese in un albergo trendy che moltiplica la propria redditività? Probabilmente meno di quello che si pensi, però, certamente, creatività, competenza esperienza. Parliamo con Valeriano Antonioli dell’operazione che, avendo individuato un punto di forza latente nell’albergo Sheraton Diana Majestic di Milano, con un’appropriata operazione di prodotto e marketing ha modificato completamente il posizionamento dell’albergo. Antonioli, proveniente dal Principe di Savoia e Duca di Milano in cui era Resident Manager, è direttore dell’albergo dal 1° gennaio 2000 ed il nuovo millennio gli è stato di buon auspicio. Ci incontriamo nel grande bar aperto sul giardino interno in una mattinata, grigia, in cui a Milano impazza la moda e la RAI ha scelto il Diana come set per uno speciale. Bisogna parlare piano e le voci si confondono con quelle provenienti dall’altra intervista; un gioco di rimbalzi in cui Antonioli si riconosce, artefice com’è della acquisita identificabilità del Diana con l’ambiente fashion.

Domanda. Com’è diventato direttore del Diana?

Risposta. Ero già nel gruppo, la Starwood, e quando mi è stato proposto la direzione generale dell’albergo non ci ho pensato un attimo ad accettare, pur conscio delle aspettative della società.

D. Le sue prime azioni, quali sono state?

R. Ho operato in tre direzioni, organizzando dei brain storming con i collaboratori, ascoltando attentamente i clienti e contattando specialisti del settore. Sono emerse immediatamente le grandi potenzialità del Diana, struttura da riposizionare da subito come albergo trendy, innovativo, creativo ed efficiente. La prima azione è stata trasformare il nostro bellissimo giardino interno in un luogo aperto ai milanesi, ritornando in pratica a quello che era il Diana ai tempi di maggior fasto. Sembra un’idea di poco conto ma che per essere realizzata ha richiesto grande impegno. Poi abbiamo creato pacchetti innovativi e cambiato la cucina tradizionale in cucina fusion, ingaggiando uno dei migliori chef italiani: Matteo Vigotti. I risultati sono arrivati; oggi il Diana è l’albergo alla moda e della moda, l’occupazione è salita dal 69% del 1999 al 76% del 2000, l’average rate è salita del 15% a fronte di un aumento dei prezzi del 6% ed il profitto di gestione è raddoppiato.

D. Ma, in concreto, cosa ha fatto?

R. Ho costruito il bar all’aperto e trasformato il bar esistente in un cocktail bar adeguandolo tecnicamente con la collaborazione dell’architetto Stefano Pezzoli e dell’ingegner Donato Rossi. Ho costituito un nuovo team con l’inserimento di un nuovo F&B Manager, Fabio

Vigitello, che ha avuto l’incarico di sviluppare le idee base. Ho inserito Angela Merlo come capobarman, con un team tutto nuovo di 14 elementi e per ultimo, ma sicuramente non meno importante, ho selezionato e iniziato la collaborazione con il più importante gruppo di relazioni pubbliche per locali di Milano, quello di Chicco Como, che ha collaborato con il nostro ufficio interno di pubbliche relazioni condotto da Sara Migliore. I collaboratori sono entusiasti, siamo stati recentemente a New York per assimilare l’attuale linea di innovazione e questo ci ha portato, al ritorno, ad attuare alcuni miglioramenti, tra cui la dotazione di C.D. in ogni camera dell’albergo.

D. Torniamo al progetto dell’utilizzo del bar-giardino. Qual è stata la reazione della città?

R. Abbiamo aperto il 30 maggio, iniziando “timidamente” con 200 persone, a fronte di un target di 300. A metà giugno però erano già 500 e questo ritmo si è protratto sino all’inizio delle piogge di ottobre. Ora, più in piccolo, il ritmo continua all’interno; abbiamo lanciato un piatto serale ed intendiamo attivare un camino dove le persone si fermino a chiacchierare.

D. Chi sono i vostri clienti?

R. Principalmente gente “trendy” di Milano, liberi professionisti dai 25 ai 40 anni, manager, il mondo della moda, gli sportivi; persone che amano stare in compagnia, vedere, farsi vedere, gustando dei buoni cocktail e degli snack. Antonioli è un vulcano di vitalità ed idee che sommerge, ma, prima di accomiatarci un’ultima domanda: cosa ne dice la sua società? “vai avanti così che vai bene”.

Valeriano Antonioli, 34 anni, originario di Bormio da una famiglia di albergatori Coniugato con una bambina Vasta esperienza iniziata in Germania. nel 1984 allo Starnbergersee Hotel Leoni, come commis de rang, proseguita in Inghilterra a Preston, come chef de rang e poi un crescendo di esperienze e responsabilità nei vari settori, fino ad approdare nel 1990 ad occupare la posizione di Front office manager all’Hotel Bachmair am See a Rottach-Egern, un resort 5 stelle lusso in Germania. Nel 1994 è all’Arabella Sheraton Grand Hotel di Francoforte in qualità di Front Office Director, successivamente al Grand Hotel Europa Kempinski a San Pietroburgo (Russia) come Room division manager ed infine, prima di assumere l’attuale incarico di direttore generale dell’hotel Sheraton Diana Majestic, assume l’incarico di Resident manager del Principe di Savoia e Hotel Duca di Milano. Il corso di studi è altrettanto interessante: Istituto Professionale Alberghiero di Bormio, Istituto professionale Alberghiero di Chiavenna, VWA University di Frankfurt a/Main (Germania), Cornell University, Ithaca (U.S.A.)

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