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I numeri del benessere, un settore con luci e ombre

Di Job in Tourism, 2 Marzo 2007

In Italia il settore dei centri benessere registra alti incrementi, che portano ogni anno quasi al raddoppio. Ciò comporta evidenti rischi di crescita incontrollata, cioè senza regolamentazione, quando è chiaro che norme certe sono invece nell’interesse di tutti: clienti e operatori del settore.
Intanto l’ente germanico del turismo ha deciso di puntare quest’anno, per il marketing, su due temi specifici, uno dei quali è appunto il benessere (l’altro è arte e cultura). Un segmento ancora da sviluppare: i prezzi non sono elevati, ma il target è ancora alto e l’ente auspica, per i turisti provenienti dal nostro paese, un incremento del 2-3%.
Il settore wellness presenta dunque luci e ombre e soprattutto, almeno in Italia, necessita di un’intelligente riorganizzazione.
I numeri nazionali dei centri benessere sono presto detti: 22 mila imprese, 20 milioni di clienti, un giro d’affari annuo che supera i 10 miliardi di euro.
Si tratta di strutture autosufficienti, che usano vari nomi e vengono classificate in varie tipologie, cui vanno aggiunti i centri funzionanti presso le strutture ricettive, in continuo aumento.
Solo negli stabilimenti termali, in due anni, il numero di clienti dei centri benessere è passato da 83 mila a 115 mila. Appare chiara, pertanto, l’importanza della riorganizzazione del settore, con una definizione dei ruoli e delle funzioni.
La denominazione centri benessere, oggi, si applica a qualsiasi attività di cura estetica del corpo e riguarda un variegato panorama di imprese: centri estetici, palestre, trattamenti di medicina naturale, poliambulatori, centri fitness, terapie con apparecchi elettromedicali.
Ecco perché l’Associazione italiana centri benessere chiede una legge che riorganizzi il settore e risolva il problema dell’estensione della denominazione a qualsiasi attività di cura estetica del corpo.
Come dice l’onorevole Burchiellaro, primo firmatario della proposta di legge, «è necessario provvedere con una legislazione ad hoc, a fronte della ridotta regolamentazione nazionale (legge del 1990) e regionale (per le palestre). È indispensabile che gli utenti accedano a strutture ben definite e in possesso di tutti i requisiti strutturali, professionali e organizzativi che possano soddisfare al meglio le loro esigenze, operando nella più assoluta sicurezza, all’interno di regole certe».

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