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Hotel e affitti brevi, i due modelli a confronto

Uno studio promosso da Federalberghi analizza i diversi impatti che hanno i due sistemi turistici sia nel generare posti di lavoro sia rispetto agli effetti espansivi sull'economia. Ecco quello che è emerso

Uno studio promosso da Federalberghi analizza i diversi impatti che hanno i due sistemi turistici sia nel gen

Di Job in Tourism, 18 Maggio 2023

Sono superiori a 57 miliardi di euro i consumi turistici realizzati nel 2022 nei primi 500 comuni italiani a vocazione turistica, di cui l’88% (50,3 miliardi) relativi a presenze ufficiali e il 12% (6,8 miliardi) relativi a presenze “non osservate”. I pernottamenti non rilevati, che rappresentano il 23,6% dei flussi turistici, generano solo l’11,9% dei consumi e, di conseguenza, un’analoga percentuale nella creazione di ricchezza e di occupazione. Sono i principali risultati di un rapporto presentato lo scorso fine settimana, in occasione della 73° Assemblea di Federalberghi che si è svolta a Bergamo Brescia, Capitali Italiane della Cultura.

Due modelli a confronto

Lo studio, realizzato da Sociometrica, mette a confronto due modelli: il primo è fondato sull’ospitalità alberghiera, il secondo sulla commercializzazione delle case, con la modalità dei cosiddetti “affitti brevi”. Sistemi che, pur condividendo il fine ultimo di offrire ospitalità a chi pernotta in una destinazione turistica, risultano avere conseguenze economiche diverse, rileva il rapporto. Secondo le stime di Sociometrica, l’economia generata dalle presenze ufficiali copre, infatti, un valore complessivo che riesce a finanziare oltre un milione di occupati, mentre l’economia fondata sulle presenze non registrate genera appena 137mila posti di lavoro. Il maggior contributo che gli alberghi apportano alla crescita dell’occupazione è determinato anche dalla presenza di un’organizzazione aziendale complessa, con figure professionali di varia specializzazione e la capacità di creare e diffondere una molteplicità di interdipendenze economiche che producono occupazione e reddito. Questa capacità moltiplicativa – sono le conclusioni di Federalberghi – è del tutto scarna nel caso degli affitti brevi, le cui operazioni, quasi sempre, si limitano alla consegna delle chiavi, alla pulizia finale delle camere e alla manutenzione ordinaria.

Gli effetti espansivi

“L’albergo – ha commentato il presidente dell’associazione di categoria, Bernabò Bocca – è il fulcro su cui gioca tutta la grande macchina dell’ospitalità. Il suo valore non sta semplicemente nei suoi fatturati, nella sua economia in senso stretto, ma negli effetti espansivi che è in grado di diffondere sugli altri settori“. Se si guarda ai consumi – ha stimato Sociometrica – la spesa complessiva pro-capite al giorno di un ospite in hotel è pari a 156,20 euro mentre l’equivalente tipologia di spesa per chi è ospite in affitto breve di 68,20 euro. In sostanza, gli affitti brevi producono un movimento economico che è circa la metà rispetto alla loro capacità di ospitare turisti. “Offriamo questi dati alla riflessione dell’opinione pubblica – ha concluso Bocca – affinché venga riconosciuto il giusto valore a un settore che ha attraversato momenti difficilissimi, ma che adesso vuole rialzarsi e superare ogni record”.

Un invito che è stato recepito dalla Ministra del Turismo, Daniela Santanché, che ha ribadito l’impegno del Governo per presentare entro giugno una legge nazionale che regolamenti il sistema degli affitti brevi, “senza criminalizzarlo”, ha sottolineato.

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