Job In Tourism > News > Hospitality > Hotel de Paris, le chiavi del successo nonostante la pandemia

Hotel de Paris, le chiavi del successo nonostante la pandemia

A colloquio con il managing director Ivan Artolli, candidato come Independent Hotelier of the Year da Hotels Magazine

A colloquio con il managing director Ivan Artolli, candidato come Independent Hotelier of the Year da Hotels

Di Mariangela Traficante, 5 Maggio 2021

L’Hotel de Paris di Monte-Carlo, della Société des Bains de Mer, ha attraversato a vele spiegate la tempesta perfetta della pandemia, tanto che nel 2020, anno che definire difficile è un eufemismo, è riuscito comunque a mettere a segno numeri positivi. Qual è stato il segreto sul successo? Ce lo racconta il managing director Ivan Artolli, la cui gestione in effetti non è passata inosservata tanto che Hotels Magazine l’ha scelto tra i quattro candidati al premio di Independent Hotelier of the year 2021.

Domanda: Direttore, qual è la situazione al momento nel Principato?
Risposta: “Possiamo dire che la gestione del Covid-19 è stata sempre sotto l’attento controllo del nostro Governo. Anche sul fronte delle chiusure ci siamo dovuti allineare alle restrizioni delle vicine Francia e Italia, anche se invece qui nel Principato la situazione non avrebbe richiesto le stesse restrizioni. Attualmente le vaccinazioni procedono bene e siamo ad oltre il 40% della popolazione”.

D. Nonostante la crisi l’Hotel de Paris ha chiuso un anno positivo, come è successo?
R. “Innanzitutto qui all’Hotel de Paris possiamo contare su un elemento raro: ci sono infatti un buon numero di clienti che soggiornano da noi tutto l’anno o quasi. Dunque l’albergo è sempre rimasto aperto per permetterci di prenderci cura dei nostri clienti residenti. C’è chi trascorre da noi un paio di mesi, chi 150 giorni, chi addirittura 300 o più. Posso citare anche un aneddoto, quello di un armatore greco e della moglie, che, dopo aver trascorso la loro luna di miele qui con noi, non hanno mai lasciato l’hotel, lei, che è mancata tre anni fa, è rimasta residente in hotel anche dopo la morte del marito, per un totale di 68 anni”.

D. C’è un profilo particolare in questa clientela “fissa”?
R. “Non abbiamo una nazionalità che prevale sulle altre tra i residenti. Naturalmente lo scoppio della pandemia ha contribuito, ci sono stati clienti che, trovandosi qui all’avvio del lockdown l’anno scorso, hanno deciso di rimanere, Posso dire che nell’estate 2020 circa il 24% del fatturato totale delle nostre camere è stato generato dalle due suite da 1000 mq, una per esempio è rimasta occupata per cinque mesi, una famiglia russa ha invece soggiornato a lungo nell’altra. In totale negli ultimi 12 mesi, da aprile 2020 a marzo di quest’anno, abbiamo messo a segno un fatturato camere di 18 milioni di euro. Ed anche il nostro ristorante “Le Grill”, nonostante le restrizioni sanitarie, durante i mesi estivi, é andato leggermente meglio dell’anno precedente”.

D. Come mai?
R. “È vero che la disponibilità di posti a sedere è calata, ma abbiamo registrato una richiesta più importante, per esempio grazie alla disponibilità di terrazze e di un ottavo piano con tetto apribile, il che ha aiutato la percezione dell’Hotel de Paris come posto sicuro e a prova di Covid. Noi naturalmente abbiamo immediatamente introdotto le misure sanitarie che il Principato ci ha imposto e siamo stati certificati non solo dallo Stato ma anche da The Leading Hotels of the World, di cui facciamo parte, e dalla Forbes Travel Guide.
Accanto alla messa in sicurezza c’è poi tutto il lavoro fatto costantemente “sull’esperienza del cliente e la qualità dei piatti”.

D. Altri elementi-chiave?
R. “Un punto a favore del Principato, e che sicuramente ha favorito i flussi, sono anche la sicurezza e l’eccellenza delle cure mediche: abbiamo accolto una numerosa clientela francese che mentre negli anni passati andava oltreoceano, in tempi di pandemia ha deciso di rimanere in Europa, su destinazioni alle quali avere accesso con i propri mezzi.
Un altro aspetto che ci ha aiutato è stata la ristrutturazione dell’hotel: tra il 2016 e il 2020 abbiamo avuto lavori che hanno riguardato sia la ricostruzione delle parti non vincolate storicamente, sia il restyling di quella storica, un investimento da 300 mln di euro che ha ridato alla struttura l’originale splendore, affiancato però da una tecnologia al passo con i tempi”.

D. E per la stagione 2021 che previsioni si possono fare?
R. “Stiamo già vedendo segnali positivi, certamente le prenotazioni in essere non si possono paragonare alla situazione pre-Covid, però manteniamo sempre il contatto con i nostri clienti abituali e spingiamo la promozione su quei mercati da cui si può facilmente accedere con propri mezzi di trasporto, e siamo in contatto anche con le compagnie aeree, comprese quelle private, per capire che opportunità si stanno aprendo”.

Il profilo
Ivan Artolli è managing director all’Hotel de Paris di Monte-Carlo da luglio 2016, dove è arrivato in seguito a 17 anni trascorsi in Rocco Forte Hotels, gruppo per il quale ha ricoperto, tra le altre, anche le cariche di company operations director per Uk, Russia e Belgio e di managing director del Verdura Resort. Nato a Padova, si è diplomato alla scuola alberghiera Pietro d’Abano e ha studiato anche alla Ecole Hôtelière di Losanna e alla Cornell University di Ithaka, Usa. Artolli ha trascorso tutta la sua carriera nell’hôtellerie, spaziando in strutture tra Germania, UK, Monaco, Belgio e Italia.

Hôtel de Paris
Il palazzo storico risale al 1864 e si trova nel cuore di Monaco sulla piazza del Casinò. Conta 208 camere, tra cui 50 suite e 6 diamond suite, e 4 tra ristoranti e bar, tra cui Le Louis XV-Alain Ducasse à l’Hôtel de Paris. La cantina è la più ampia d’hotel e conta oltre 350mila bottiglie di vini e champagne.

Il contest di Hotels Magazine
Dopo essere stato in short list per il premio Virtuoso “Best Hotelier of the Year”, nel 2019, quest’anno Ivan Artolli è uno dei quattro nominee scelti per il 2021 da HOTELS Magazine per il suo award per la categoria “Independent Hotelier of the World” (l’altra categoria in gara è “Corporate Hotelier of the World”). Sulla scelta della ristrettissima rosa di candidati a livello mondiale hanno giocato un ruolo importante criteri come la definizione degli standard di servizio, l’eccellenza operativa, le performance, la creatività nel management e il contributo all’industria alberghiera.
Il riconoscimento, giunto alla sua 41sima edizione, è già stato conferito nel corso degli anni a manager connazionali come Roberto Wirth per l’Hotel Hassler di Roma nel 2005, Natale Rusconi per l’Hotel Cipriani di Venezia nel 2007, fino ad arrivare a Danilo Zucchetti per Villa d’Este a Cernobbio l’anno scorso. Sarebbe dunque un’ulteriore soddisfazione per la professionalità alberghiera italiana ricevere l’importante riconoscimento anche quest’anno. Si ha tempo fino a fine maggio per esprimere la propria preferenza tramite questo link per la vostra inscrizione seguita dal vostro voto a HOTELS Magazine: https://www.hotelsmag.com/Industry/News/Details/97754. A fine giugno sarà annunciato il vincitore, che verrà poi premiato in una cerimonia in programma a New York a novembre.

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati