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Hotel da performance permanente

Di Massimiliano Sarti, 28 Agosto 2009

Nove piani di arte contemporanea, non espressa nella sua fissità, ma coinvolta in un gioco dinamico di incontri, confronti, mostre e corsi che fanno della struttura anche un laboratorio di sperimentazione delle nuove forme espressive. È questo, in sintesi, l’Alexander Museum Palace hotel di Pesaro. Inaugurato poco più di un anno fa, è un’opera complessa, frutto di quattro anni di lavoro, per la cui realizzazione sono stati coinvolti numerosi ingegneri e architetti, nonché, soprattutto, artisti famosi ed emergenti. «La mia idea originaria era quella di costruire un vero e proprio museo. Poi, però, mi sono reso conto che i costi sarebbero stati eccessivi», spiega il titolare dell’hotel, il conte Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina, Nani per gli amici. «Ho così pensato di unire le mie due grandi passioni, quella per l’arte e quella per l’ospitalità, e di creare una struttura polifunzionale, a metà tra un hotel e una galleria d’arte: uno spazio che io amo definire con il termine di performance permanente». È una persona eclettica, Marcucci: vanta, infatti, una ultraquarantennale esperienza nell’hôtellerie ed «è da sempre uomo impegnato in imprese e iniziative private e pubbliche», come ha scritto di lui Carlo Bo, «ma delle tante attività di cui è magna pars, privilegia decisamente le culturali» e, in particolare, aggiungiamo noi, quelle legate all’arte contemporanea.
Scrittore, poeta, pittore e scultore lui stesso, Marcucci ritiene, infatti, che in Italia si ponga ancora troppa poca attenzione alle espressioni artistiche del presente, «probabilmente perché scontiamo il peso di un passato ingombrante, il cui indiscutibile splendore offusca qualsiasi iniziativa contemporanea. Ma i tempi cambiano e io sono convinto che non si possa rimanere fossilizzati nel ricordo di un’irripetibile età dell’oro, ma occorra continuare a sperimentare e a innovare».
Domanda. Come conciliare, però, le divergenti esigenze di arte e ospitalità?
Risposta. Con un po’ di pazienza e qualche accortezza, frutto della mia lunga esperienza nel settore. Nella realizzazione dell’Alexander Palace, in particolare ho coinvolto ben 75 artisti, a cui ho commissionato la decorazione delle 63 camere dell’hotel e delle aree comuni, lasciando loro piena libertà espressiva, nei limiti dello spazio riservato a ciascuno e fatte salve tre regole fondamentali: l’utilizzo di materiali ignifughi e infrangibili, per motivi facilmente comprensibili, nonché il divieto di realizzare immagini dal contenuto fortemente erotico. Un albergo rimane, infatti, pur sempre uno spazio frequentato anche da famiglie con bambini e di tale fattore ho dovuto necessariamente tenere conto.
D. E non ha avuto nessun problema con gli artisti per i limiti imposti?
R. Pochi. Quasi tutti hanno compreso fin da subito le esigenze di uno spazio atipico come quello di un hotel. Forse, qualche difficoltà in più l’ho incontrata nel gestire le piccole inevitabili gelosie che sorgono quando si ha a che fare con un vasto gruppo di artisti a cui si assegnano spazi diversi tra loro. Ma con un po’ di dialogo si è risolto tutto.
D. Per quanto riguarda il personale dell’albergo, invece?
R. Mi sono comportato come faccio sempre per tutti gli altri miei hotel: ho cercato collaboratori capaci, competenti e preparati nell’arte dell’ospitalità. E mi sono rivolto ai dipendenti più esperti delle altre strutture del mio gruppo per gestire al meglio la fase di start-up.
D. La presenza delle installazioni non ha comportato la richiesta di alcuna competenza specifica?
R. Per i manutentori, in effetti, sì. Oggi l’Alexander Palace dispone di due collaboratori che hanno seguito la costruzione dell’hotel fin dall’inizio, aiutando anche gli artisti nella realizzazione delle loro opere. Sanno perciò esattamente come e dove intervenire, in modo da mantenere la struttura sempre in condizioni perfette senza tuttavia rovinare alcuna delle opere presenti.
D. Dopo poco più di un anno dall’apertura, si può già tracciare un bilancio?
R. Presto per dirlo. Già per le attività alberghiere tradizionali occorrono, infatti, almeno tre anni prima di capire la redditività a regime. L’Alexander Palace, poi, per la sua particolare natura, è costato circa 18 milioni di euro: più o meno tre volte il prezzo di un albergo tradizionale delle medesime dimensioni e classificazione. Bisogna perciò avere un po’ di pazienza prima di capire il reale ritorno dell’investimento. Devo dire però che i risultati dei primi dodici mesi sono stati superiori alle aspettative, facendoci già quasi raggiungere il break even e questo mi fa ben sperare. In particolare, abbiamo attirato molti viaggiatori internazionali, soprattutto dalla Francia e dalla Svizzera: un fatto non comune per il mercato pesarese. E poi un hotel come l’Alexander Palace può ripagare l’investimento anche in modi inusuali per una struttura ricettiva.
D. Quali, per esempio?
R. Normalmente, più passa il tempo, più gli arredi di un albergo si usurano. Nel nostro caso, invece, il valore delle opere, soprattutto quelle degli artisti emergenti, potrebbe aumentare notevolmente. Soprattutto se le scelte si dimostreranno lungimiranti, come è avvenuto, per esempio, nel caso di Davide Dall’Osso, le cui opere hanno decuplicato il proprio valore nel giro di pochi anni.
D. Quali i progetti, infine, per il futuro?
R. Vorrei proseguire nella direzione già tracciata. Continuando a far vivere la struttura anche grazie ai numerosi eventi, ai convegni e alle mostre permanenti che già la animano. Ci tengo a sottolineare, poi, che il prossimo 12 settembre ospiteremo un’asta benefica il cui ricavato servirà a contribuire al restauro di un monumento dell’Aquila. Mi piacerebbe, inoltre, riuscire a ottenere una stella Michelin per i nostri ristoranti, che, aperti anche all’esterno, già godono di un tale successo da essere sempre al completo. In termini ricettivi, infine, l’obiettivo è quello di raggiungere tassi medi di occupazione pari all’80% nei mesi estivi e al 60-70% in quelli invernali: l’unico sistema per rendere redditizia una struttura i cui costi di mantenimento sono decisamente elevati.

Il ritratto della struttura

L’Alexander Museum Palace hotel nasce dalla grande passione per l’arte contemporanea del conte Alessandro Marcucci Pinoli di Valfesina, fondatore, tra l’altro, della catena internazionale di hotel indipendenti Charme & Relax e proprietario dei Vip hotels, le cui strutture sono tutte situate nel comprensorio della provincia di Pesaro e Urbino. L’Alexander è uno spazio aperto, che ospita mostre, dibattiti, corsi, conferenze, aste e permute di opere d’arte. Ognuna delle 63 camere dell’hotel, in particolare, è stata trattata come un’opera d’arte a sé stante, realizzata con materiali e tecniche differenti.
L’albergo è poi dotato di un ampio spazio espositivo al pianterreno, che ospita una collezione permanente di sculture e quadri di 25 grandi artisti italiani contemporanei, tra i quali Sandro Chia, Giò Pomodoro, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Primo Formenti, Arnaldo Pomodoro, Nanni Valentini, Simon Benetton, Mauro Brattini, Loreno Sguanci. Il piano seminterrato dispone, inoltre, di una galleria dedicata a mostre temporanee, seminari, incontri sull’arte, spettacoli di teatro d’avanguardia e altri eventi. Varie opere d’arte caratterizzano, infine, anche le tre sale ristorante dell’hotel, dove si possono gustare i piatti della tradizione culinaria pesarese e regionale.

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