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Green work culture: perché fa bene all’ambiente e al fatturato

Secondo le ricerche di settore, lavorare in un’azienda sostenibile aumenta il benessere dei dipendenti (e la loro produttività) a vantaggio di tutti

Secondo le ricerche di settore, lavorare in un’azienda sostenibile aumenta il benessere dei dipendenti (e l

Di Giorgio Bini, 4 Aprile 2022

Felicità, lavoro, sostenibilità. Che legame c’è tra queste parole e l’universo di significati che si portano dietro? Ad analizzare i mega trend che interessano il mondo del lavoro alle prese con l’eredità della pandemia – e non solo – la connessione è strettissima. Se da una parte, infatti, molti settori occupazionali – ospitalità in testa – sono alle ricerca di strumenti e iniziative che possano arginare fenomeni come la great resignation e l’allontanamento da mansioni considerate poco remunerate e incentivanti sul piano del benessere dei lavoratori, dall’altra l’accento su comportamenti aziendali sostenibili si sta rivelando sempre più una leva sulla quale agire per dare una risposta al problema.
Le prime conferme in merito giungono da uno studio condotto dalla National Environmental Education Foundation, secondo cui 9 dipendenti su 10 sono più soddisfatti e felici se coinvolti nelle iniziative verdi messe in campo dalla propria azienda. Stando a quanto indicato anche dal Green Business Bureau, le iniziative sostenibili migliorano il morale dei dipendenti che, di conseguenza, risultano anche più motivati e tendono a essere anche più fedeli all’impresa di appartenenza. È per questo che ridisegnare l’identità azienda secondo un approccio più sostenibile – mettere a punto quella che oltreoceano chiamano una green work culture – risulta sempre più strategico per le aziende, non solamente dal punto di vista della mera mitigazione del proprio impatto ambientale.
“La green work culture non è una tendenza passeggera, bensì qualcosa per cui ogni azienda e ogni dipendente dovrà impegnarsi sempre più in prima persona”, spiega Alessandro Zollo, amministratore delegato di Great Place To Work Italia, società di consulenza che si occupa di analisi del clima aziendale e di employer branding, che sul tema ha realizzato un approfondimento comparando fonti e dati provenienti da diversi Paesi. “Le aziende, di fronte alla domanda di obiettivi e iniziative ESG, saranno sempre più invitate e spinte dai loro stessi dipendenti, in particolare Millennial e Gen Z, a riqualificarsi, aumentando la formazione sulla sostenibilità e sugli obiettivi di sviluppo e crescita green. Già oggi il 90% dei dipendenti delle migliori aziende per cui lavorare nel 2022 dichiarano di apprezzare il modo in cui le loro organizzazioni contribuiscono al benessere delle comunità circostanti. Lo sviluppo di una cultura green e sostenibile – prosegue Zollo – avrà effetti diretti non solo su benessere, grado di soddisfazione, produttività e coinvolgimento dei dipendenti, ma aiuterà le aziende ad accrescere il proprio fatturato e posizionamento sul mercato”.
Ma come costruire la propria green work culture? Gli esempi che vengono soprattutto dall’estero dicono che basta poco. Ad esempio, fornire ai lavoratori delle biciclette per effettuare gli spostamenti quotidiani, azione che riduce l’inquinamento e, allo stesso tempo, permette loro di fare attività fisica, e realizzare “relax space” pensati appositamente per i momenti di riposo sul posto di lavoro. E, ancora, stimolare abitudini alimentari più sane e meno impattanti sull’ambiente come organizzare sfide alimentari plant-based per la riduzione del consumo di proteine animali e incentivare pause caffè sostenibili con stoviglie riutilizzabili. C’è poi il risparmio energetico e di materie prime (doppiamente utile di questi tempi) con un contenimento nell’impiego dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento degli ambienti e il ricorso alle enormi potenzialità offerte da tecnologia e soluzioni cloud. Infine, l’organizzazione di corsi di formazione sulla sostenibilità e la creazione di un team di eco-ambasciatori e green influencer che possano aiutare a diffondere la cultura “verde” anche ai colleghi.
“Secondo i dati del Global Footprint Network – analizza anche Alessandro Sancino, professore associato di Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca – l’Italia consuma in un anno le risorse di 5,3 ‘Italie’. È dunque evidente che la cultura green sarà, insieme alla reputazione e contribuzione sociale delle imprese, la questione decisiva da coniugare con il rendimento economico. Sintetizzare la dimensione economica, sociale e ambientale nelle scelte e operation aziendali diventa dunque l’essenza del management contemporaneo. Dovremo abituarci – conclude – a una sostenibilità che, più che mero marketing, diventi invece lotta politica tra diversi modelli di sostenibilità più o meno trasformativa”.

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