La storia dell’hôtellerie moderna s’incrocia con quella del Badrutt’s Palace hotel di St. Moritz e quindi, con un misto di curiosità e attenzione, ho incontrato nel paesino grigionese Kurt Altorfer, direttore delle risorse umane del complesso che, oltre all’albergo, comprende anche il noto ristorante Chesa Veglia, punto di ritrovo del dopo sci e delle serate rustico-mondane.
L’albergo, un edificio che si riflette nel lago, vanta 110 anni di storia (costruito nel 1896 e ampliato nel 1913), è composto da 196 unità tra camere e suite, sette ristoranti, bar, saloni dove nel pomeriggio si consumano ostriche e champagne, discoteca, due club privati; inoltre fornisce i servizi a 25 appartamenti, inseriti nel complesso, che però sono di proprietari diversi.
La prima domanda che mi viene naturale porgere ad Altorfer, assistito per questioni linguistiche (anche se se la cava benissimo in un italiano condito talvolta – mentre cerca la parola corrispondente in italiano – con termini francesi, inglesi, tedeschi) dal food & beverage manager italiano Angelo Martinella, è: quanto personale avete per gestire il tutto? La risposta fa riflettere sulla complessità della struttura: in inverno circa 450 persone, in estate 230. Di questi, una sessantina sono impiegati annuali. Anche se, aggiunge simpaticamente Altorfer, nelle stagioni intermedie ci vuole coraggio per risiedere a St. Moritz, quando la maggior parte dei negozi, alberghi, bar, cinema, sono chiusi e per vedere un po’ di vita bisogna fare parecchi chilometri.
Domanda. Le ho telefonato qualche sera or sono e lei era duty manager (responsabile della struttura in servizio), devo pensare quindi che vanti anche esperienze diverse da quelle delle risorse umane.
Risposta. Effettivamente, dopo la scuola alberghiera di Losanna, ho ricoperto parecchi ruoli nell’hôtellerie, dal controllo di gestione al Novapark di Zurigo, all’apertura dell’Hilton di Basilea e poi al Moevenpick di Zurigo dove ho lavorato dapprima come capo ricevimento, poi come front office manager e, infine, per cinque anni come human resources manager. Successivamente sono tornato al Novapark come f&b manager e, quando l’albergo ha cambiato in Intercontinental, nel 1996 sono venuto al Palace.
D. Ha partecipato quindi al cambiamento vissuto dal Palace; da albergo gestito in maniera padronale a gestione di catena, con l’inserimento in Rosewood, e poi il ritorno ad albergo padronale. Come ha vissuto questi cambiamenti?
R. Per me è stata un’esperienza positiva; l’albergo viveva un momento di stanchezza e l’inserimento in un gruppo vivace come Rosewood ha dato una spinta dinamica che si sta realizzando tuttora. Con la nuova direzione di Hans Wiedemann (proveniente dal Montreux Palace), abbiamo ora importanti progetti di miglioramento: nuove camere, rifacimento di alcune aree, realizzazione di una beauty farm, possibile riconversione di uno spazio esistente ad area congressuale con conseguente prolungamento della stagione, il che permetterebbe di avere più personale annuale. Lo sviluppo del congressuale è però legato alla riqualificazione dell’aeroporto locale di Sameden: senza un aeroporto che dia garanzie di apertura anche con cattive condizioni meteorologiche, non ci può essere sviluppo in una attività legata al business. Ma non ci fermiamo solo agli spazi dedicati alla clientela, stiamo costruendo – e mi indica un’area non lontana dall’albergo, che gode di una magnifica vista – una casa per il personale di una settantina di camere, con tutti i più moderni confort, compresa la possibilità di collegarsi a internet dalla camera.
D. Con tutto il personale che avete in stagione, 70 camere non sono certamente sufficienti.
R. Abbiamo altre camere in due diversi immobili, così proporremo al personale tre diversi livelli di ospitalità, secondo la disponibilità a spendere.
D. Come, l’alloggio non è compreso nella retribuzione?
R. No, in Svizzera si conteggia a parte; nel nostro caso il costo dell’alloggio, secondo le diverse tipologie, sarà compreso tra i 300 e 630 franchi al mese.
D. St. Moritz è conosciuta soprattutto come località invernale e ciò è confermato anche dalla differenza d’organico tra una stagione e l’altra. M’incuriosisce: com’è diviso il lavoro tra estate e inverno?
R. L’80% dei ricavi vengono fatti in inverno (nelle due settimane di Natale il 25%) e l’altro 20% in estate, anche se l’estate, negli ultimi tempi, tende ad attirare una maggior clientela.
D. Quali difficoltà incontra nel dover assumere un così elevato numero di persone due volte l’anno, per un breve periodo?
R. È certo che esistono alcuni problemi; anche se molti dei nostri collaboratori tornano ogni anno, un certo numero va cercato ex novo ogni stagione. Una delle caratteristiche richieste è la conoscenza delle lingue, principalmente del tedesco (la lingua locale assieme al romancio) e dell’inglese. I lavoratori italiani rappresentano circa il 55-60% del totale; esiste un rapporto consolidato e sono presenti soprattutto nel food&beverage. L’executive chef è francese ma il suo secondo è italiano, Valmiro Pasini che lavora al Palace ormai da 27 anni.
D. Tanto per fornire un’indicazione ai lettori: quali sono i livelli retributivi?
R. La retribuzione netta è molto variabile, anche in funzione delle tasse che si pagano per la propria situazione personale: celibi, sposati, con figli… Comunque, possiamo dire che mediamente un impiegato alla reception guadagna 2.600 franchi, uno chef de rang 2.900-3 mila franchi, un commis 1.850 franchi.
In quel momento passa una ragazza con uno splendido mazzo di fiori e mi viene naturale domandare: la fiorista è una dipendente interna? La risposta dà un senso alla dimensione di questo albergo: sì, per gli addobbi d’inverno ne abbiamo tre.
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