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Gli hotel puntano sul crowdsourcing

Un'indagine Euromonitor svela le nuove tendenze in materia di raccolta di fondi e di idee

Un'indagine Euromonitor svela le nuove tendenze in materia di raccolta di fondi e di idee

Di Marco Beaqua, 12 Novembre 2015

Il futuro dell’hôtellerie è nel crowdsourcing e nel crowdfunding. Lo dice l’ultima ricerca Euromonitor International presentata in occasione del World Travel Market di Londra. E sarebbe soprattutto il mondo del lusso il più interessato a rivolgersi a questo tipo di strategie, al fine di raccogliere idee e fondi per nuovi progetti, diminuendo così tra l’altro la propria dipendenza dai canali di finanziamento più tradizionali come le banche. Ma di cosa si tratta esattamente e come funzionano queste pratiche tanto intimamente connesse con il mondo del web 2.0?
Crowdfunding e crowdsourcing sono in effetti due dirette derivazioni della rivoluzione Internet e si basano entrambe sul coinvolgimento di un numero più elevato possibile di persone nella realizzazione di un determinato progetto. Il tutto quasi sempre tramite i canali online e in particolare i social network. Il primo strumento è quindi utile per raccogliere fondi, spesso in cambio di futuri soggiorni gratuiti, mentre il secondo mira a trovare contributi di competenze e idee per nuovi sviluppi o innovazioni di prodotto, possibilmente tra quelle stesse persone destinate poi in futuro a fruire dei medesimi servizi di accoglienza.
Tra i più pionieristici esempi di progetti alberghieri in crowdsourcing è quindi senz’altro da citare l’Amberlair: coordinata dalla coppia di imprenditori tedeschi Kristin Lindenberg e Marcus Orbé, l’iniziativa è tutt’ora in fase di definizione e riguarda il disegno di un concept di boutique hotel di lusso. A seguito di un sondaggio online tra i partecipanti al progetto, si sa già però che sarà proprio l’Italia a ospitare la prima struttura Amberlair. Ma il crowdsourcing non è appannaggio solamente delle start-up innovative: anche una compagnia affermata come Marriott International se ne è infatti servita per introdurre una serie di novità in alcuni hotel Usa, in tema di asciugamani e macchinette distributrici.
Riguardo al crowdfunding, Euromonitor non porta invece alcun esempio specifico ma cita i dati del sito Crowdsourcing.org per testimoniare del suo costante sviluppo: i fondi totali raccolti a livello globale tramite tale forma di finanziamento sarebbero infatti cresciuti dai 2,7 miliardi di dollari del 2012 ai circa 10 miliardi previsti per il 2015. E in un mondo in cui i viaggi sono sempre più intesi in senso esperienziale, racconta sempre Euromonitor, le pratiche di crowdsourcing e crowdfounding possono sviluppare ancora maggiori potenzialità nella realizzazione di hotel a tema, dedicati a particolari segmenti di mercato composti da persone che condividono le medesime passioni, magari relative a libri, film o serie tv di particolare successo.
Allargando infine lo sguardo all’intero settore alberghiero, gli ultimi trend evidenziati da Euromonitor paiono smentire i più foschi timori del settore nei confronti dell’avvento dei fenomeni di sharing economy alla “Airbnb”. Nel corso del 2014, infatti, il valore delle prenotazioni alberghiere a livello mondiale è salito del 4,5% rispetto all’anno precedente, contro il +3,7% del 2013. Nello stesso periodo, la dinamica relativa alle altre forme di soggiorno (tra cui gli affitti di appartamenti) è stata, al contrario, decisamente meno brillante (+2,7% nel 2014, +1,9% nel 2013). E anche le stime per quest’anno continuano a premiare il comparto ricettivo tradizionale, seppur segnalino allo stesso tempo un extralberghiero in decisa crescita (+3,8% il primo; +2,9% il secondo). L’indagine conferma infine una certa polarizzazione del mercato, con gli hotel lusso e budget che macinano risultati su risultati e il segmento midscale che arranca, a causa proprio della concorrenza degli appartamenti in affitto.

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