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Gli affitti brevi rallentano a livello globale (ma non in Italia)

Un'analisi di Phocuswright evidenzia un cambio di passo a favore della tradizionale ricettività alberghiera che, tuttavia, non riguarda il nostro Paese, come confermano anche i numeri del Censis

Un'analisi di Phocuswright evidenzia un cambio di passo a favore della tradizionale ricettività alberghiera

Di Job in Tourism, 16 Gennaio 2024

Dopo due anni di boom post-Covid, rallenta la domanda globale di affitti a breve termine che – è la notizia – torna a spostarsi verso gli hotel. È quanto rileva Phocuswright nel suo ultimo rapporto sul segmento, il “Global Short-Term Rentals 2023-2027”, che evidenzia come, tuttavia, lo scenario europeo – compreso quello italiano – sia ben diverso.

Il trend globale

Secondo l’agenzia di ricerche e analisi, i motivi di questo slittamento globale sarebbero molteplici, in primis proprio la ripresa della domanda verso le strutture alberghiere, duramente colpite dagli stop del periodo della pandemia. A incidere, anche la ripresa importante del segmento del business travel, che rimane, per sua natura, maggiormente legato a modelli di ospitalità più tradizionali, ma anche l’adozione, in diversi mercati mondiali, di norme di regolamentazione più stringenti degli affitti brevi.

Europa controcorrente

Per quanto riguarda il mercato statunitense, per esempio, l’incidenza dei soggiorni negli hotel negli Stati Uniti, nel 2022, è stata pari a quella del 2019 (67% contro 66%), mentre quella degli affitti brevi è rimasta inferiore (25% contro 28%). Diverso è, tuttavia, lo scenario europeo: mentre, infatti, il mercato UK mostra un andamento simile a quello USA, in altri Paesi, in testa l’Italia, ma anche Germania, Francia e Spagna, l’incidenza degli affitti brevi è stata significativamente più alta nel 2022 rispetto al 2019

I numeri italiani

Una tendenza confermata anche dai numeri contenuti nell’ultimo Rapporto del Censis sulla Situazione del Paese, diffusi lo scorso dicembre. Se, infatti, nel giro di dieci anni, tra il 2012 e il 2022, il numero dei posti letto disponibili nelle strutture di ospitalità italiane è cresciuto nel complesso del 9,2%, fino a superare i 5,2 milioni, la crescita rilevata è molto diversa tra i diversi segmenti: a fronte di una riduzione complessiva dello 0,4% dei posti letto disponibili negli alberghi (nonostante l’espansione significativa della ricettività nelle strutture a 5 stelle e 5 stelle di lusso, a +45,2%), la ricettività extralberghiera ha registrato una variazione decisamente positiva (+17,8%). In particolar modo, gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, in dieci anni, hanno visto incrementare il numero dei posti letto del 52,9% compensando, di fatto, la riduzione di alberghi e pensioni di fascia bassa (mediamente tra -24,4% e il -29,1%).

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