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Fra basiliche e moschee

Di Anna Romano, 20 Gennaio 2006

www.pecs.hu
Da poco nominata “Capitale europea della cultura 2010”, Pecs in Ungheria, tra l’Europa Occidentale e i Balani, è una città che ha saputo integrare sapientemente le diverse popolazioni che la abitano: ungheresi, serbi, svevi, croati. Il clou dei progetti di Pecs e del suo messaggio europeo è proprio quello di valorizzare le sue molteplici anime: occidentale e tedesca, balcanica e turca, colta e accogliente. Tale modello di integrazione etnica le ha valso nel 1998 il Premio per la Pace dell’Unesco.
Lungo la via che conduce ai monti di Mecsek si susseguono vecchie case. Dalla vetta Misina, alta 525 metri, si gode uno splendido panorama, ma i turisti che partono la sera seguendo itinerari suggeriti, possono includere nel programma anche la degustazione degli eccellenti vini del monte. Nella piazza del mercato ogni primo fine settimana del mese si tengono fiere di antiquariato, ogni fine settimana fiere artigianali, ogni domenica fiere agricole e alimentari. La lunga storia di questa città è una chiave importante per scoprirne le singolarità e la ricchezza.. Fondata 2mila anni fa dai Romani, Sopianae (questo è il suo nome antico) fu capitale della Pannonia e nel IV sec. d.C. vi si sviluppò un’importante comunità cristiana, di cui sono testimonianza le catacombe, ancora oggi visitabili, le più importanti tra tutte quelle rinvenute fuori dall’Italia. Nel 2000 il notevole complesso della necropoli, composto di 16 edifici e risalente al VI secolo, è stato riconosciuto “Patrimonio mondiale” dall’Unesco. Fu anche sede della prima cattedrale d’Ungheria e dal 1009 continua ancora oggi a essere sede vescovile.
Ma fra le antichità di questa cittadina che in primavera è tutta fiorita di mandorli c’è anche molto altro, ad esempio i ricordi più significativi del dominio turco di 150 anni sono numerosi. Uno dei simboli della città è il profilo della cupola verde della grande moschea del pascià Gazi Kaszim (piazza Szechenyi). La Mihrab con cabina e finestre a schiena d’asino, la moschea del pascià Jakovali Hassan (via Rakoczi), uno dei capolavori ottomani meglio conservati del paese. Accanto vi è il minareto alto 23 metri. La turbe (tomba) di Baba Idris (via Nyar) sulla collina Rokus è meta di pellegrinaggio. Sulle rovine dell’ex bagno del pascià Memi (via Ferencesek) oggi sorge un museo. Notevoli anche i ricordi dell’epoca barocca.
La via Kaptalan è “la via dei musei”. Al numero 2 la fabbrica di ceramica Zsolnay con le porcellane che vinsero la medaglia d’oro all’esposizione mondiale di Parigi nel 1878. Al numero 3 nacque il celebre Victor Vasarely, le cui creazioni geometriche sono molto apprezzate in America. Nel Museo Vasarely sono esposte anche opere di pittori stranieri del XX secolo. La collezione d’arte figurativa ungherese del XIX-XX secolo si trova al numero 4, nella pinacoteca Modern Magyar Keptar.

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