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Forse la formazione serve davvero. Prima ai manager, però

Di Dennis Zambon, 20 Aprile 2017

Per un incontro di lavoro con altre tre persone, ho pensato bene di scegliere un albergo comodo per tutti (vicino alla stazione) di una grande catena: 4 stelle, bella hall, comodi divani, tranquillo e buon servizio.
Buon servizio? Ci siamo seduti in un salottino nei pressi del bar, vicino a uno dei tavoli del ristorante (sì, open space, hall, bar e ristorante senza soluzione di continuità). I camerieri erano indaffarati con la mise en place per il pranzo: andavano e venivano, un tovagliolo qui, due bicchieri lì, operosi…
Dopo quasi un’ora mi sono alzato e, al banco del bar, ho ordinato quattro aperitivi. Ho pensato che, nei corsi di formazione, hanno insegnato a non disturbare gli ospiti chiedendo se volessero ordinare qualche cosa. Tantomeno, vista l’ora, di chiedere se potevano riservare un tavolo per un pranzo leggero e veloce. Nulla di tutto questo.
Mi è stato spiegato, dal gestore della ristorazione, che i salottini fanno parte della hall e quindi non si propone una consumazione agli ospiti seduti oltre confine (neanche la hall fosse il Messico e il bar gli Usa…). Siccome imparo in fretta, nonostante l’età, terminato l’incontro sono andato al bar, ho chiesto il conto e ho pagato: 44 euro. Per quattro aperitivi e una coppetta di patatine.
Il punto è: se ogni giorno si perde una consumazione così, alla fine dell’anno sono circa 16 mila euro di mancati ricavi. Se ogni giorno ne perdi due o tre…
Grande catena alberghiera, grande gestore della ristorazione: forse la formazione serve davvero. Prima ai manager, però.

Dennis Zambon è Responsabile Jit Hospitality: la divisione consulenza di Job in Tourism

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