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Essere manager a 360 gradi

Di Massimiliano Sarti, 5 Giugno 2009

«Ciò che non si conosce s’immagina sempre molto diverso e migliore». In questo modo il direttore dell’Enterprise hotel, Damiano De Crescenzo, sintetizza le motivazioni che lo hanno spinto a entrare in Manageritalia. «Credo, infatti», racconta lo stesso De Crescenzo, «che il confronto sia un aspetto fondamentale della vita associativa. Nel caso di Manageritalia, in particolare, consente a noi professionisti dell’hôtellerie di entrare in contatto con quadri e dirigenti di altri comparti. Mi sono così reso conto di come le imprese della ricettività, nonostante quello che a volte si sente dire, non abbiano nulla da invidiare alle altre industrie in fatto di cultura e organizzazione manageriale. Il dialogo con l’esterno è servito, in altre parole, a liberarmi da quello storico complesso d’inferiorità che noi dirigenti dell’ospitalità abbiamo sempre avuto nei confronti dei colleghi di comparti più decantati, come, per esempio, la finanza o la grande distribuzione. Non solo: è stato anche un modo per confermare la mia convinzione che un dirigente dell’hôtellerie sia un manager a 360 gradi capace, qualora ce ne fosse l’occasione, di dare il proprio contributo, in termini di direzione generale, anche in altri comparti produttivi».
Una maggiore consapevolezza dei propri meriti e delle proprie capacità non significa, però, dimenticare che la cultura manageriale dell’ospitalità italiana ha ancora molta strada da compiere: «Se da una parte, negli ultimi tempi, la presenza relativa dei dirigenti all’interno del comparto alberghiero italiano è decisamente aumentata», prosegue De Crescenzo, «da un’altra parte anche nel nostro paese abbiamo assistito a quel generale calo delle vocazioni professionali, registrato a livello globale nel comparto ricettivo». Un fenomeno, quest’ultimo, che secondo il direttore dell’hotel Enterprise ha avuto sostanzialmente un effetto dal duplice volto: «La diminuzione del numero delle risorse disponibili, in concomitanza con il diffuso incremento della domanda di lavoro, ha fatto sì che molte imprese alberghiere si risolvessero a spostare velocemente i giovani più promettenti a incarichi di maggiore responsabilità. In una sorta di effetto a cascata, capace di interessare ogni reparto e ogni livello degli hotel, ciò ha avuto come conseguenza, a volte, la nomina di direttori che ancora non avevano completato interamente il proprio percorso di maturazione tecnica. Il tutto, però, in un generale processo di ringiovanimento della classe manageriale alberghiera, che ha saputo portare una ventata d’aria fresca nel settore, con nuove idee, nuovi approcci e nuovi punti di vista».
Proprio Manageritalia può così costituire il contenitore ideale, o meglio forse sarebbe dire la camera di compensazione, dove l’entusiasmo e le novità introdotte dalle nuove leve dirigenziali possono essere bilanciate e mediate dalle conoscenze dei più esperti, in un dialogo reciproco dai benefici effetti. «Senza dimenticare, inoltre», aggiunge De Crescenzo, «le numerose opportunità di formazione che l’associazione offre ai propri membri. A cominciare dai corsi Cfmt (Centro formazione manageriale del terziario), per arrivare poi ai numerosi incontri con personaggi di rilievo del mondo accademico e imprenditoriale. Personalmente trovo molto stimolanti i workshop di un’ora, che periodicamente si svolgono durante la pausa del pranzo. Al di là dell’interesse indubbio degli argomenti trattati, si tratta di momenti particolarmente stimolanti: una sorta di esercizio mentale che spesso, nel mio caso, si traduce in idee concrete da applicare nella pratica quotidiana del lavoro».
L’apertura al mondo esterno, alle altre esperienze, è così uno degli elementi qualificanti la stessa vita associativa. «Molto significativo, a tal proposito», conclude De Crescenzo, «è stato un recente simposio dedicato alla differenza tra la declinazione dominante del concetto di managerialità nei paesi anglosassoni e in Italia. Secondo quanto sostenuto durante l’incontro, nella nostra penisola si registrerebbe una predominanza della presenza dei manager cosiddetti di fedeltà, mentre nei paesi di lingua inglese sarebbe maggiore il numero di quelli di risultato. In altre parole, il dirigente da noi è spesso visto come un uomo di fiducia della proprietà o del consiglio di amministrazione più che come una risorsa fondamentale per razionalizzare l’efficienza di un’impresa. E, forse, proprio la delega di maggiori responsabilità e autonomia ai manager italiani può invece rappresentare la giusta via per rendere il nostro sistema produttivo, e non solo turistico, maggiormente competitivo».

Identikit dell’associazione

Manageritalia, di cui Damiano De Crescenzo è consigliere della sezione milanese, nonché coordinatore del gruppo Expo 2015, è la federazione nazionale che riunisce, al proprio interno, i dirigenti, i quadri e i professional del commercio, dei trasporti, del turismo, dei servizi e del terziario avanzato. L’istituzione associa oltre 34 mila manager, ai quali fornisce una vasta gamma di servizi nel campo della formazione, delle consulenze professionali, dei sistemi assicurativi e di previdenza integrativa, nonché dell’assistenza sanitaria, della cultura e del tempo libero. L’associazione rappresenta, infine, a livello contrattuale i dirigenti associati.
www.manageritalia.it

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