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Diario di bordo dal Molise

La cronaca dell'ultimo semestrale Aira dalla viva voce di una protagonista diretta

La cronaca dell'ultimo semestrale Aira dalla viva voce di una protagonista diretta

Di Rosaria Cuscito, 5 Giugno 2014

Abbiamo preso alla lettera il monito intrinseco allo slogan che promuove il Molise dal punto di vista turistico e, prima che diventi di moda, lo abbiamo visitato. La più giovane regione italiana, la più piccola della penisola, ha la bellezza assoluta, indiscutibile e delicata che appartiene alle cose minute, e il fascino irresistibile che è proprio di quelle sconosciute, ancora tutte da svelare. Per questo i suoi visitatori (riduttivo chiamarli turisti) appartengono a un segmento di nicchia: veri estimatori, viaggiatori abituati a scoprire. E noi, irriducibili soci Aira, abbiamo tenuto l’ottantanovesimo semestrale proprio a Campobasso, nell’ideale cornice del Centrum Palace Hotel.
A darci il benvenuto, il direttore della struttura, in primo luogo amico e collega, Mino Reganato. Ci aspetta alla reception per stringere calorosamente la mano a ognuno di noi che, per deformazione professionale, decodifichiamo la sua comunicazione non verbale, quella che va oltre l’etichetta, l’apparenza e le frasi di circostanza e leggiamo: «Sono profondamente felice e commosso di avervi qui per condividere tutto quello che porto nel cuore: l’amore per questa regione!».
Effettivamente, i momenti di vera e sincera condivisione sono stati tanti: all’assemblea nazionale dei soci è seguita un’interessante tavola rotonda. La serata si è conclusa poi con la cena di gala, a base di piatti tipici, durante la quale abbiamo potuto sperimentare una vera delizia locale: la Tintilia, un vino corposo dal colore rosso intenso, quasi violaceo, depositario dei profumi e dei sapori della campagna molisana.
Un’altra delizia, quella del territorio, la sperimentiamo il giorno seguente quando, dopo colazione, partiamo alla volta di Castelpetroso. Dolci colline ricoperte da prati verdissimi ci accompagnano lungo il percorso e tutto ci appare armonioso e ordinato: i piccoli corsi d’acqua, gli appezzamenti di terreno coltivati ad arte, i borghi arroccati sulle alture: il tempo qui non si è fermato, ma certamente scorre più lento, scandito dal movimento regolare delle pale eoliche, che pare vogliano rispettare e contribuire a mantenere inalterati questi ritmi.
Improvvisamente, davanti a noi si staglia la mole ottocentesca del santuario dell’Addolorata, interamente scolpito in pietra locale su un luogo di apparizioni mariane. Letizia, la nostra guida che ci ha appena raggiunti, ci illustra la storia e le vicissitudini di questa regione seguendo lo stesso ritmo delle eliche, con composto entusiasmo e con la stessa luce di passione che faceva brillare gli occhi di Mino Reganato. Il cielo è terso e ci permette di godere pienamente del paesaggio, che ci accompagna fino ad Agnone: un borgo privilegiato, perché ospita la fonderia di campane Marinelli con annesso museo storico. Lo scenario è davvero unico; siamo noi a sentirci privilegiati, soprattutto a conclusione della visita, quando Tonino, che ci ha appena illustrato le tecniche di fusione del bronzo e le proporzioni di una campana, con la precisione di chi dedica l’intera esistenza al proprio mestiere, si apre completamente a noi dedicandoci un assolo di campane dal vivo: tangibilità e fruizione massima del patrimonio immateriale, momenti dal valore inestimabile.
Purtroppo si deve ripartire ma non senza aver fatto rifornimento di latticini e dolciumi nella tipica casa dolciaria locale: la vetrina è una delizia per la vista e per il palato. Consumata la seconda colazione presso un agriturismo ricavato in un isolato casolare di campagna, raggiungiamo l’area archeologica di Saepinum-Altilia. A fare gli onori di casa c’è Luciana, sicuramente una diretta discendente dei Sanniti: un popolo insediatosi in quest’area alcuni secoli prima della venuta di Cristo, fieri e tenaci nel difendere il proprio territorio dall’attacco dei Romani. La loro storia e il loro carattere si può leggere nelle pietre utilizzate per costruire le mura e le case, i templi e le aree da lavoro, il teatro e le strade perfettamente conservati: apprezzamento e stupore ad altissimi livelli.
Per concludere, torniamo in quel di Campobasso e, con le poche forze rimaste, decidiamo di arrampicarci fino in cima alla torre del castello, che domina la città, visitando ogni chiesa che incontriamo lungo la salita e ascoltando Luciana, che ci racconta di amori impossibili finiti in tragedia e di splendide ragazze rinchiuse nelle torri. Dall’alto il panorama è notevole. Dall’alto giungiamo a una conclusione unanime: il Molise ci ha davvero sorpresi.
Torniamo in albergo per concludere in maniera più che ideale il nostro soggiorno. Luciana ha indossato il costume tipico e ha chiamato a raccolta tutti i discendenti delle tribù dei Sanniti, che ci accolgono in sala a suon di bufu: il tipico tamburo a frizione. Abbiamo quindi concluso la serata con gli auguri di compleanno per la dolcissima signora Battaglia e con l’esclamazione di Rosaria che, rivolta a Mimmo (il segretario nazionale Aira, ndr), ha detto: «La prossima volta che c’è un semestrale e ti dico che non posso venire, ti prego costringimi, minacciami se vuoi, ma fai in modo che io possa parteciparvi».

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