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5 must per non sbagliare

Dal CV al colloquio:
5 must per non sbagliare

Quando si è in cerca di lavoro il momento del colloquio può destare qualche preoccupazione: i nostri consigli per prepararlo nel modo migliore

Quando si è in cerca di lavoro il momento del colloquio può destare qualche preoccupazione: i nostri consig

Di Job in Tourism, 11 Settembre 2023

1. L’abito fa il monaco

È inutile negarlo: durante il primo colloquio con un’azienda, l’abbigliamento, il trucco, la stretta di mano sono aspetti che dicono molto di noi e della nostra personalità. Come regolarsi, quindi? Presentarsi come altro da sé per “fare bella figura” non è una strategia vincente. Meglio dare spazio alla propria personalità, sempre tendendo a mente, tuttavia, che si sta affrontando un colloquio di lavoro. È consigliabile, dunque, che lo stile dell’abbigliamento sia in linea con quella che è la figura per la quale ci si candida. Le regole generali sulle quali non transigere? Ordine e pulizia: che sia più o meno eccentrico, l’abito deve sempre essere pulito, stirato e in ordine così come i capelli e la barba per gli uomini. Infine, la stretta di mano: che sia sicura e decisa, ma non eccessiva.

2. Dimmi che CV hai e ti dirò chi sei

Ricordiamoci sempre che il curriculum vitae… parla! Non solamente perché contiene il riassunto di tutte le informazioni che riguardano il nostro percorso di formazione e professionale, ma perché anche la cura che poniamo nel redigerlo può fornire al recruiter informazioni sul nostro approccio al lavoro. Soprattutto per colloqui in presenza nei quali il CV viene presentato per la prima volta senza essere stato anticipato via mail – ad esempio, in occasione di una job fair come il nostro TFP Summit – Turismo Formazione Professioni – vale la pena dedicare un po’ di tempo alla scelta del formato e alla selezione delle informazioni e della foto da inserire (in questa guida, un po’ di consigli dettagliati). I must? Il curriculum deve essere sempre aggiornato, completo ma sintetico – meglio riportare solamente le esperienze fondamentali e attinenti al ruolo per il quale ci si sta candidando in quel momento – e riservare uno spazio agli interessi extra-professionali: raccontare chi siamo, al di là del lavoro, aiuta i selezionatori a inquadrare meglio il profilo e a capire – skills professionali a parte – se il candidato risulta indicato per un certo ruolo e, in generale, se è allineato alla mission dell’azienda. La chicca? Stampare il CV su una bella carta, spessa e patinata, per esempio: un elemento identitario che potrebbe aiutare a farlo finire in cima a pigne di fogli, spesso tutti uguali.

3. Fai i compiti

Se non si vuole dare l’impressione che il posto per il quale ci si sta candidando valga un altro, è bene studiare un pochino prima dell’appuntamento con il recruiter. Chiediamoci: chi è l’azienda per la quale sosterrò il colloquio? Qual è il suo posizionamento sul mercato? Cosa si dice di quella struttura o compagnia alberghiera? Partiamo da queste domande e documentiamoci con cura. La “fonte” alle quale attingere è, innanzitutto, il sito corporate dell’hotel che, molto spesso, ha una pagina dedicate al “Chi siamo” – o alla “Mission” o ai “Valori” – nella quale reperire informazioni interessanti sulla filosofia aziendale. Anche le pagine social possono tornare utili per avere un “assaggio” del mood aziendale e della sua comunicazione verso l’esterno – fondamentale in realtà come gli alberghi nei quali la relazione con l’ospite è tutto. Poi, ci sono le testate giornalistiche di settore attraverso le quali aggiornarsi sulle novità di prodotto, le nuove aperture, le strategie in ambito risorse umane adottate e le nomine aziendali: tutte informazioni che possono tornare utili durante il colloquio e che vi permetteranno di affrontarlo da persone “informate sui fatti” (aspetto che i recruiter apprezzeranno sicuramente). Senza contare il fatto che questo studio preliminare può aiutare a capire se davvero quel lavoro fa per noi: se “studiando” vi doveste accorgere di non essere in alcun modo allineati al posizionamento e alla filosofia della struttura, forse meglio rinunciare in partenza piuttosto che perdere tempo voi e farlo perdere all’azienda.

I “compiti” vanno fatti anche rispetto a sé stessi: piuttosto che improvvisare o, peggio, rischiare di fare scena muta, meglio preparare per tempo anche le risposte ad alcune delle domande ricorrenti nei colloqui. Ecco una traccia sulla quale allenarsi: come posso rispondere se mi chiedono di parlare di me? Da dove partire? Ci sono dettagli del mio profilo che posso mettere in rilevanza? Ci sono degli aspetti o passaggi nel mio cv che sono poco chiari e necessitano di una spiegazione? Quali sono i miei punti di forza e quelli su cui invece ancora devo lavorare? Come mi vedo fra qualche anno? Perché ho deciso di candidarmi per questa posizione?

4. Sei giovane? Valorizzalo 

Se si è all’inizio del percorso lavorativo, non bisogna vivere la mancanza di esperienza nel CV come un “minus”: ricordiamoci che tutti, prima o poi, cominciano da un “primo lavoro”. E chi fa recruiting lo sa. Inoltre, siamo in una fase storica nella quale – anche per la difficoltà del settore a reperire personale – le aziende dell’ospitalità si mostrano maggiormente propense, rispetto al passato, ad assumere personale giovane, anche senza o con poca esperienza, e a formarlo poi internamente. Questo aspetto non deve, dunque, mettere in difficoltà, piuttosto è utile trovare il modo di valorizzarlo evidenziando durante il colloquio la propria disponibilità a imparare e a crescere professionalmente, a portare visioni e idee nuove e più fresche, oltre a quello che può essere il vantaggio per l’azienda di formare una risorsa sulle proprie specifiche necessità. 

5. Non mentire

Durante tutte le fasi di recruiting, dal primo all’ultimo colloquio, è bene essere sempre sinceri: non c’è nulla della propria carriera lavorativa che debba essere nascosto. Piuttosto, nel caso di criticità, l’importante è saperle motivare bene in modo che se ne comprendano le ragioni. Allo stesso modo, è importante essere trasparenti su quali siano le condizioni considerate importanti dal proprio punto di vista: che si tratti di stipendio, orari, turni, benefit, clima e valori aziendali, la chiarezza premia sempre e, soprattutto, evita problemi poi, una volta assunti.

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